La beata Angela da Foligno e la festa di santa Chiara

Quando il diavolo vuole togliere la pace dell’anima confondendo il calendario liturgico

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Durante questa esperienza, un giorno, mentre pigramente sedevo in casa, mi furono rivolte queste parole: «Chi ti parla è san Bartolomeo, che fu scuoiato», e lodava molto se stesso e me e diceva che quel giorno era la sua festa. Egli mi riempì l’anima di tristezza e divagazione, e uscii dalla preghiera e non potei più raccogliermi. Poi mi accorsi che aveva mentito, perché quel giorno non era la festa sua, ma di santa Chiara. La tristezza e la divagazione durarono dieci giorni, fino all’ottava di santa Maria di agosto, quando andai ad Assisi.

Allora mi confessai, come meglio potei, per riordinare la mia anima e prepararmi alla comunione. Mentre si cantava la Messa, mi misi vicino alla croce che sta fra le grate di ferro e Dio mi rivolse alcune dolcissime parole, che subito risollevarono tutta l’anima. Disse: «Figlia mia cara», o meglio: «Figlia mia cara, nessuna creatura ti può dare consolazione all’infuori di me». Poi disse: «Ti voglio mostrare qualcosa della mia potenza».

Subito mi furono aperti gli occhi dell’anima e vidi la pienezza di Dio, in cui compresi tutto il mondo, quello che è al di là del mare e quello che è al di qua, l’abisso, il mare e tutte le cose. In tutto questo non distinsi altro che la potenza divina, in maniera assolutamente inenarrabile.

Allora l’anima, molto meravigliata, gridò: «Questo mondo è pregno di Dio!», e capii che tutto il mondo, quello al di là del mare e quello al di qua, l’abisso, il mare e tutte le cose, son quasi poca cosa, mentre la potenza di Dio supera e riempie tutto. Egli disse: «Ora ti ho rivelato qualcosa della mia potenza», e io compresi che dopo avrei potuto meglio capire le altre cose. Aggiunse: «Ora vedi l’umiltà», e io contemplai l’umiltà di Dio di fronte agli uomini, tanto profonda che l’anima, comprendendo la potenza inenarrabile e vedendo tanto profonda umiltà, si meravigliò, credette di essere assolutamente nulla e non riconobbe in sé quasi nient’altro che superbia.

Allora cominciai a dire che non mi volevo comunicare, perché mi sembrava d’essere del tutto indegna e lo ero davvero in modo assoluto. Dopo avermi mostrato la potenza e l’umiltà, egli disse: «Figlia mia, una creatura può arrivare a questa visione solo per grazia divina, e tu ci sei pervenuta». Essendo vicina l’elevazione del Corpo di Cristo, egli disse: «Ecco, la potenza divina ora è sull’altare e io sono dentro te e, sebbene tu mi riceva, mi hai già ricevuto. Comunicati con la benedizione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Io, che sono degno, ti rendo
degna».

Allora rimasero in me un’inenarrabile dolcezza e una grande gioia, che credo non mi mancheranno più in vita. Su questo non ebbi alcun dubbio, anzi credo che mi fu concesso quanto avevo chiesto alla Madre di Dio di impetrarmi da suo Figlio; io fui esaudita e si realizzò la promessa fattami in quella rivelazione.

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ZENIT Staff

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