Lettura
È una dura pagina tratta dall’Antico Testamento; il lettore avverte il respiro di un Dio che è adirato con il suo popolo. Ma, anche qui, la questione principale è la poca fiducia del popolo di Israele in Dio. Nella misura in cui noi, “popolo di Israele”, ci fidiamo di Dio, saremo capaci di conquistare terre e nazioni; quanto più scarsa sarà la fiducia in Lui, tanto più la nostra vita sarà segnata da sconfitte e delusioni.
Meditazione
“Una donna Cananea si mise a gridare”. È in questo piccolo versetto che si racchiude il senso del Vangelo che la Liturgia della Parola ci propone. Una donna cananea si mise a gridare ed ottenne. Non si tratta di un “elogio dell’urlo”, ma dietro quest’urlo vorremmo riflettere sulla consapevolezza che noi abbiamo della potenza della preghiera. Forse non gridiamo abbastanza; forse non siamo abbastanza convinti che la preghiera può tutto. Con questo non vogliamo né illuderci, né illudere, ma interrogarci su quanto noi crediamo nella preghiera e nella sua forza. Frequentemente ci diciamo esperti di preghiera solo perché conosciamo tante preghiere. O ci riteniamo esperti di preghiera, solo perché abbiamo intenzioni particolari da affidare a Dio; eppure, il punto nodale di tutta la riflessione risiede nella nostra capacità di “credere nella preghiera”: io credo nella preghiera e nella sua forza non perché conosco delle formule, ma perché la preghiera è il mio cuore messo nelle mani di Dio. Io credo nella preghiera non perché mi hanno chiesto una preghiera, ma perché so che Dio mi ascolta davvero. Sembrano considerazioni banali; eppure, molte delle nostre delusioni spirituali si fondano proprio su questa “poca fede” nella preghiera come “urlo”, come deposizione del nostro cuore e della nostra vita più vera nelle mani di Dio. L’esempio della donna cananea dovrebbe spronarci a recuperare l’essenza più vera, bella ed autentica della preghiera, la quale è capace di urlare, di mettere nelle mani di Dio la nostra vita! Infatti, solo quando mettiamo nelle mani di Dio la nostra vita, urliamo; diversamente, balbettiamo. Solo quando tocca il nostro cuore, la nostra preghiera arriva al cuore di Dio. Recuperiamo, allora, la voce della preghiera e, come la donna cananea, “mettiamoci a gridare”.
Preghiera
Signore, perdonami se troppe volte ho fatto della preghiera il luogo delle mie lamentazioni e non della mia vita; ti chiedo perdono, se mi sono abituato ad un formulario sterile perdendo la bellezza dell’incontro con te. Ti prego, aiutami a plasmare la mia preghiera con la mia vita, affinché la mia vita abbia il profumo della preghiera. Accettami così come sono! Concedimi un cuore che sappia “urlare” per una vita che sappia amare.
Agire
Riscoprire la preghiera del cuore.
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Meditazione del giorno a cura di mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Lucera-Troia, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it