750 anni fa di questi giorni si verificava a Bolsena, in provincia di Viterbo, un grande prodigio che viene ricordato con il nome di “miracolo eucaristico di Bolsena”. Un sacerdote, mentre celebrava la Messa, ebbe dei dubbi sulla reale presenza di Cristo nell’Ostia Consacrata e in quel momento l’Ostia cominciò a versare sangue, confermando prodigiosamente la presenza reale di Cristo nel pane eucaristico.
Il prossimo anno ricorreranno, invece, i 750 anni della Bolla “Transiturus de hoc mundo”, scritta da Papa Urbano IV dopo aver constatato di persona la realtà del miracolo di Bolsena. Con quella bolla, il Papa istituiva per tutta la Chiesa la Solennità del Corpus Domini, festa liturgica che celebra la fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucarestia. Infine, secondo un’antica tradizione, rifiutata da molti storici, ma ammessa da altri, i due eventi, miracolo e istituzione della Festa del Corpus Domini, sarebbero all’origine della costruzione del celeberrimo Duomo di Orvieto, uno dei massimi capolavori del gotico italiano, nel quale si conservano le reliquie del miracolo di Bolsena.
Come si vede, i tre eventi sono strettamente legati al Sacramento dell’Eucarestia. Per questo, Benedetto XVI, prima di ritirarsi, ha voluto che i tre eventi fossero ricordati con una particolare rilevanza in questo nostro tempo. E così, su mandato di papa Ratzinger, la Penitenzieria Apostolica, con un Rescritto del 13 marzo 2012, ha autorizzato la celebrazione di un Giubileo Eucaristico straordinario a Bolsena e a Orvieto, cioè un “Anno Santo”, ma “speciale”, lungo non uno ma due anni, in modo da comprendere l’anniversario del Miracolo di Bolsena e quello della istituzione della solennità del Corpus Domini. Lo speciale Anno Santo è iniziato a gennaio 2013 e terminerà il 24 novembre 2014. Ha i suoi punti principali di riferimento a Bolsena e a Orvieto, dove si verificarono gli eventi che vengono ricordati e dove si conservano le reliquie di quegli eventi, ma in realtà riguarda tutto il popolo cristiano, perché quei fatti sono strettamente legati al Mistero dell’Eucaristica.
Il Mistero della reale presenza di Cristo nel pane e nel vino consacrati è una delle Verità fondamentali della Religione Cristiana. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma esplicitamente che Gesù è presente nell’Eucaristia in modo, “vero”, “reale”, “sostanziale” con il suo Corpo, la sua Anima e la sua Divinità. Il Concilio Vaticano II (Lumen Gentium, 11) definisce l’Eucariestia: “fonte e apice di tutta la vita cristiana”.
Impossibile comprendere questa verità con la ragione. San Tommaso dice che si può comprendere “con la sola fede la quale si appoggia sulla autorità di Dio”. Per questo, lungo il corso dei secoli il Mistero Eucaristico fu spesso oggetto di dispute che, a volte, in varie forme, negavano le reale presenza di Cristo. Ma quando i dubbi si diffondevano così numerosi da diventare un pericolo per la “Verità Eucaristica”, sono sempre accaduti fatti misteriosi, prodigiosi, che richiamavano con clamore l’attenzione dei credenti sulla “concretezza” di quella Presenza.
Il 1200 è stato forse il secolo che ha registrato il maggior numero di miracoli eucaristici, almeno considerando quelli che la storia ci ha tramandato.
Secolo ricchissimo di fermenti spirituali. Ma questo anelito di spiritualità favoriva anche le iniziative errate, eretiche. Nel secolo XIII imperversarono le eresie dei Patarini, dei Valdesi, degli Apostolici, dei Catari o Albigesi e altre. Tutte deviazioni ideologiche che toccavano vari argomenti della Fede, ma che, alla fine, come sempre, ruotavano intorno alla persona di Gesù e quindi mettevano dubbi e idee errate sul Cristo che continua a vivere nell’Eucarestia.
Contro le eresie intervennero le autorità i Papi, I Concili ecumenici, i santi con il loro esempio, i teologi con i loro libri, ma intervenne anche il soprannaturale, la Provvidenza, con quei “segni” misteriosi, che servivano a richiamare l’attenzione soprattutto delle masse, sulla reale presenza di Cristo nell’Eucarestia.
Sono una quindicina i grandi miracoli eucaristici che si verificarono nel corso del tredicesimo secolo. Alcuni in Italia, altri in Germania, in Spagna, in Portogallo, in Francia.
Il più noto è quello di Bolsena, che si verificò, secondo gli storici, nella prima metà di agosto del 1263. Protagonista, Pietro da Praga, un sacerdote di origine boemo. Un ottimo sacerdote, esemplare in tutto, ma tormentato da dubbi sulla reale presenza di Cristo nell’Eucarestia.
Quel sacerdote, per combattere i dubbi da cui era assalito ogni volta che celebrava la Messa, decise di andare in pellegrinaggio a Roma per poter pregare sulle tombe degli apostoli. Seguendo la via Francigena, fece tappa a Bolsena e volle celebrare la Messa nella chiesa dove si trova la tomba di Santa Cristina martire, della quale era molto devoto. E fu lì, in quella chiesa, che si verificò il prodigio.
Al momento della Consacrazione, mentre teneva l’Ostia sopra il calice, il sacerdote Pietro da Praga vide che l’Ostia sanguinava abbondantemente e il sangue cadeva sul corporale e sugli altri lini che coprivano l’altare. Si spaventò, prese il calice, l’Ostia consacrata, il corporale e gli altri oggetti che erano stati macchiati di sangue, tornò in sacrestia e nascose tutto nel sacrario. Ma, passato il primo sbigottimento, si rese conto che non poteva nascondere un fatto del genere, e dovette rivelare quanto era accaduto.
La voce del prodigio si sparse immediatamente. Raggiunse anche Orvieto, che dista da Bolsena una ventina di chilometri, dove si trovava il Papa Urbano IV. Questi inviò immediatamente a Bolsena il vescovo Giacomo Maltraga, accompagnato da alcuni celebri teologi, perchè facesse una immediata inchiesta e raccogliesse tutte le testimonianze e la documentazione possibile.
Il fatto era così clamoroso da non ammettere dubbi. Per questo, il ritorno a Orvieto della delegazione, con le reliquie del prodigio si svolse in modo trionfale, con il clero di Bolsena e molta gente che seguiva in processione.
Il Papa stesso, informato della serietà del fatto, volle andare incontro alle sacre reliquie, insieme ai cardinali del suo seguito, ai chierici e ai religiosi di Orvieto. L’incontro avvenne sulle sponde del fiume Riochiaro e il Papa, in segno di profonda devozione, si inginocchiò piangendo per la commozione. Poi prese le reliquie nelle proprie mani e le portò nella cattedrale.
Papa Urbano IV era un grande sostenitore della Verità Eucaristica. Prima di essere eletto Pontefice, si chiamava Giacomo Pantaleon. Era figlio di un calzolaio di Troyes, in Francia, aveva studiato teologia e legge a Parigi. Dopo era stato nominato arcidiacono di Liegi e aveva conosciuto una suora di nome Giuliana, superiora nel monastero di Mont-Cornillon vicino a Liegi.
Fin dal 1208, quella suora aveva apparizioni di Gesù che le chiedeva di istituire nella Chiesa una festa che celebrasse il suo Corpo, il “Corpo del Signore”.
Suor Giuliana si era resa conto che Gesù le chiedeva l’impossibile e per cinque anni continuò a pregarlo affinchè la liberasse da quell’incarico, ma Gesù insisteva. Nel 1230, attraverso il proprio confessore, il canonico Jean de Lausanne, riuscì a guadagnare alla propria causa l’arcidiacono Pantaleon e gli confidò la missione che le era stata data da Gesù. Anche Giacomo Pantaleon capì che la richiesta della suora non sarebbe mai stata accolta dalla Chiesa. Però aveva anche constatato che quella suora era una persona seria e che le visioni di cui parlava erano autentiche. Per questo prese in considerazione la richiesta e ne parlava ovunque potesse farlo.
Grazie a lui, e al suo prestigio, la richiesta di Suor Giuliana fu discussa nel corso del Sinodo di Liegi del 1248, e venne accolta. Fu, così, istituita, per la sola diocesi di Liegi, una festa in onore del Santissimo Sacramento.
La festa però suscitò molte o
pposizioni. Suor Giuliana fu derisa, offesa, perseguitata e costretta a fuggire dal suo convento e a rifugiarsi a Fosses, presso Namur, dove morì nel 1258.
Nel frattempo, Giacomo Pantaleon aveva fatto carriera. Era diventato vescovo di Verdun, aveva svolto diverse missioni delicate per incarico di Papa Innocenzo IV ed era stato poi nominato patriarca di Gerusalemme.
Nel 1261, tre anni dopo la morte di Giuliana, il cardinale Giacomo Pantaleon si trovava a Viterbo in cerca di aiuto per i cristiani oppressi di Oriente, quando Papa Alessandro IV, che aveva portato la Corte papale a Viterbo, morì. Pantaleon si fermò per il Conclave e venne eletto Papa. Prese il nome di Urbano IV.
Non aveva dimenticato Suor Giuliana e le richieste che la mistica aveva ricevuto da Gesù. Ora che era Papa, poteva realizzarle.
In gran segreto, preparò la bolla “Transiturus” con la quale intendeva estendere la Festa del “Corpus Domini” a tutta la Chiesa, e nella quale affermava la tradizionale Verità della Chiesa sulla Eucaristia, e attendeva il momento opportuno per pubblicarla. L’evento di Bolsena fu per lui un “segno” e 1’11 agosto 1264, un anno dopo tali fatti, rese pubblica la Bolla estendendo la Festa a tutta la Chiesa.
Il miracolo di Bolsena è molto famoso anche presso i non credenti, perchè ha dato origine al Duomo di Orvieto, capolavoro di sovrumana bellezza architettonica, e al celeberrimo affresco di Raffaello, “La Messa di Bolsena”, che si trova nella “stanza di Eliodoro”, una delle famose quattro “Stanze Vaticane”, affrescate da Raffaello tra il 1508 e il 1520.
(La seconda parte segue domani, sabato 3 agosto)