Feto idrocefalo operato e rimesso nel ventre materno

Lo sviluppo della tecnologia permette ora una chirurgia a utero aperto

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Il National Right to Life News ha pubblicato una interessante notizia che vale la pena di essere riportata.

James Neal Borkowski è un bambino diagnosticato come idrocefalo nell’utero della madre.

Il 2 marzo una equipe chirurgica del Centro Medico della Università di Vanderbilt a Nashville, Tennessee, ha compiuto un intervento chirurgico sul suo cervello con una caratteristica procedura “a utero aperto”.

Per un idrocefalo, un eccesso di fluido nel cervello che può portare a grave disabilità, persino alla morte. Un operazione del genere non era mai stata compiuta su un feto.

Il bambino è nato libero da quella condizione, due mesi dopo  il citato intervento che è soltanto l’ultimissimo progresso nell’ambito – in rapido progresso – della chirurgia fetale. “Nella evoluzione della cura in ostetricia, non si torna indietro ora”, ha detto il dott. Joe Bruner, membro della equipe di chirurgica fetale. “Sempre più idrocefali sono stati trattati prima della nascita e si spera che sempre più medici possano essere formati in questo campo”.

Bruner e i suoi colleghi hanno operato Susan Borkowski di Knoxville, Tennessee, e suo figlio, non ancora nato, quattro settimane dopo un ultrasuono di routine che aveva portato alla diagnosi di idrocefalo. I genitori del piccolo Borkowski hanno trovato l’informazione sul programma di chirurgia fetale di  Vanderbilt su Internet ed hanno contattato i medici.

La commissione di revisione dell’Università aveva recentemente approvato un piano per tentare di trattare l’idrocefalia con chirurgia a utero aperto e, dopo  molti esami, per essere certi che feto fosse operabile, l’operazione è stata effettuata ala 24° settimana di gestazione. Secondo quanto riferito dalla Associated Press (AP) nel corso di un intervento chirurgico, durato un’ora, il dott. Bruner aveva aperto l’utero della signora Borkowski, e il nascituro era stato in parte rimosso.

Il dott. Noel Tulipan aveva posto un minuscolo tubo, detto “deviazione” nel cervello dell’infante, che è stato collegato ad un altro tubo che ha drenato il fluido in eccesso nel sacco amniotico. Il feto era poi stato rimesso nell’utero materno, in attesa di nascere.

Si è trattato della prima operazione per trattare l’idrocefalia ad utero aperto. A metà degli anni ’80, circa 40 feti non ancora nati idrocefali, erano stati sottoposti ad una procedura in cui la deviazione era inserita attraverso l’addome della madre nel cervello dell’infante, ha spiegato Bruner.

Le operazioni non avevano avuto successo perché “la stessa deviazione non andava bene e gli esami disponibili non riuscivano a restringere il campo”, ha spiegato Bruner. “Alcuni feti non dovevano ricevere la deviazione. Sono molte le cause di idrocefalia, ha detto Bruner, e “non tutte migliorano con una deviazione”.

Dopo gli insuccessi delle operazioni degli anni 80, non si è più tentato di trattare l’idrocefalia nell’utero. La tecnologia attuale ha fatto progressi tali che i dottori possono determinare i giusti candidati, utilizzare una deviazione che drena bene il fluido ed operare direttamente, sull’infante attraverso una chirurgia a utero aperto.

Il 12 maggio, il piccolo Neal Borkowski è stato dimesso dal reparto cesareo, con un peso di quasi 2 kg. Come spiega AP, i medici hanno sostituito la deviazione originale con un’altra che dovrebbe continuare a drenare il fluido nella sua cavità addominale.

Gli esami eseguiti dopo la nascita di Neil non mostrano eccesso di liquido nel cervello. “ La deviazione ha funzionato splendidamente”, ha affermato Bruner.

I medici, però, non sono certi che Neal possa continuare a svilupparsi normalmente, perché non è noto se le disabilità trovate nei feti con idrocefalo siano causate dal fluido in eccesso o se l’eccesso è l’effetto di un precedente danno al cervello.

“L’idrocefalia causa una ferita al cervello o è solo la punta dell’iceberg?”, si domanda Bruner. “Non lo sapremo fino a quando Neal non crescerà”.

Attualmente, vari nascituri con difetti di nascita possono essere trattati con chirurgia fetale solo in tre sedi negli Stati Uniti: Vanderbilt, Children’s Hospital of Philadelphia, e l’University of California a San Francisco. Sono stati trattati spina bifida, tumori, e altre patologie con crescente successo. Bruner, però, dice che la media dei pazienti di Vanderbilt viaggia per 1.500 miglia per raggiungere il Centro, il che è impossibile per molte famiglie che necessitano della chirurgia.

“Stiamo sviluppando linee guida di formazione per aiutare altri centri ad offrire questi programmi”, ha detto Bruner.

Il piccolo Borkowski è Uno di Noi. Per sviluppare la tecnologia, aiutare la medicina, affinché si possa curare anche durante la vita prenatale.

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Firma Uno di Noi: www.oneofus.eu

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Elisabetta Pittino

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