ROMA, giovedì, 30 agosto 2012 (ZENIT.org) – Un noto attivista cattolico operativo in Pakistan si sta battendo per la liberazione della bambina disabile mentale accusata di blasfemia.
Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione nazionale per la Giustizia e la Pace per la Chiesa in Pakistan, ha dichiarato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre di nutrire forti dubbi verso le accuse mosse a Rimsha Masih.
La piccola pakistana è accusata di aver bruciato dieci pagine del Noorai Qaida, un libercolo usato per l’apprendimento base dell’arabo e del Corano.
Il caso di Rimsha è stato denunciato alla polizia e la bambina è stata posta in custodia cautelare.
Secondo la Sezione 295B del Codice Penale pakistano, la dissacrazione intenzionale del Corano può avere come conseguenza l’ergastolo.
Jacob ha detto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre che gli sforzi per la liberazione di Rimsha dovranno raddoppiare dopo che alcune perizie mediche hanno certificato che Rimsha, di età biologica inferiore ai 14 anni, soffre di un ritardo mentale che la rende di fatto più infantile.
La scoperta ha suggerito che il caso di Rimsha sia esaminato dal Tribunale dei minori pakistano.
Tra tante sottolineature sul fatto che Rimsha ha la sindrome di Down, Jacob ha posto in evidenza che la bambina è anche analfabeta, ed ha affermato: “Direi che il caso di Rimsha è stato manipolato ed orchestrato”.
Jacob ha aggiunto che un’équipe di avvocati musulmani e cristiani sta ora diffondendo una petizione per la sua liberazione, che sarà presentata davanti ad un giudice, con la possibilità di un’udienza in questi giorni.
L’attivista ha fatto appello al governo pakistano perché “mostri più volontà politica” rispetto a Rimsha e ad altri casi analoghi di blasfemia.
“Di rado c’è una vera investigazione su casi come questi – ha detto -. Il governo è riluttante a prendere posizione”.
Secondo Jacob, una modifica della legge sulla blasfemia sarebbe possibile solo con la pressione della comunità internazionale.
Intervistato da Aiuto alla Chiesa che Soffre, monsignor Sebastian Shaw, amministratore apostolico di Lahore, ha riferito di attacchi ad abitazioni a Islamabad, dove vive Rimsha. “I rappresentanti delle minoranze sono molto spaventati”, ha affermato il vescovo.
Il presule ha poi detto di aver affrontato la questione con monsignor Rufin Anthony, vescovo di Islamabad-Rawalpindi, che ha recentemente visitato la famiglia della bambina.
Monsignor Shaw ha aggiunto: “Siamo tutti molto dispiaciuti per Rimsha. Monsignor Rufin ha confortato la famiglia ed è evidente che la paura è tanta”.