È Cristo che ci ha messi a capo della nostra famiglia

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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ROMA, giovedì, 30 agosto 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Il brano oggi proclamato è inserito nel “discorso escatologico”,con il quale Gesù prepara i suoi discepoli a vedere nella sua imminente morte e risurrezione l’inizio di una nuova era, quella del “regno dei cieli”, tema della sua predicazione in tutto il Vangelo di Matteo. L’annuncio della distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio, eventi accompagnati da prove e persecuzioni che riguarderanno anche i cristiani, sono segni premonitori non della fine di tutto ma del glorioso ritorno del Signore. Ma poiché «quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo sa» (v. 36), ecco, tramite la parabola del servo costituito amministratore, l’invito alla vigilanza, rivolto soprattutto a chi presiede le Comunità.

Meditazione

Per allargare l’applicazione di questa pagina evangelica oltre ai primi interessati che sono, come ben si capisce, i parroci, e coinvolgere in essa anche i semplici fedeli, ricorderò che durante la celebrazione del matrimonio, prima della formula con la quale – fidando sulla grazia di Cristo – gli sposi si accolgono reciprocamente, il sacerdote rivolge loro questa domanda: «Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi e a educarli secondo la legge di Cristo e della Chiesa?».La risposta affermativa è così essenziale che senza di essa si può invalidare il matrimonio. Ma fermiamoci al “come” gli sposi s’impegnano ad accogliere i figli. Un “come” che ritorna anche nelle formule di benedizione, nelle quali si chiede che i nuovi coniugi «siano guide sagge e forti dei figli che allieteranno la loro famiglia e la comunità» ecclesiale.I futuri genitori dovranno essere per la famiglia che hanno formato, come «il servo fidato e prudente che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici, per dare loro il cibo a tempo debito».Sarebbe invece da “malvagi” il comportamento di quel padre e di quella madre che pensassero solo a se stessi, e che arrivassero, addirittura, «a percuotere»i propri figli. Essi sarebbero «puniti severamente»,non solo quando, alla fine della loro vita, il Signore li giudicherà senza appello, ma anche adesso, con il disfacimento della loro famiglia. Beati, invece quei genitori per i quali, come scrive san Paolo ai Corinzi, «la testimonianza di Cristo [nel duplice senso di ricevuta e donata] si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma[soprattutto il più importante: la carità] a voi», essi possono “aspettare la manifestazione del Signore Gesù Cristo”senza alcuna paura, anzi, certi di essere fatti partecipi dei suoi beni eterni.

Preghiera

Signore, facci dono della sapienza del cuore, perché accogliamo gli insegnamenti del tuo Vangelo, così che si possa dire per le nostre famiglie ciò che ha cantato il salmo responsoriale: «Una generazione narra all’altra le tue opere, annuncia le tue imprese»,più con la vita che con le parole. Amen.

Agire

Oggi, per attuare il Vangelo che abbiamo ascoltato, farò della preghiera prima del pasto, una vera benedizione per me e tutta la mia famiglia.

Meditazione del giorno a cura di P. Salvatore Piga, osb, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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