Testimoniamo Cristo con la vita

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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ROMA, mercoledì, 29 agosto 2012 (ZENIT.org).

Lettura

Gesù sta svolgendo la sua missione nella Galilea, territorio che i Romani avevano affidato alla giurisdizione di Erode Antipa. Questi, sentendo parlare del rabbi Nazareno e dei miracoli che egli faceva, da uomo superstizioso qual era – e per esorcizzare i fantasmi che lo perseguitavano – disse che Gesù non era altri che «Giovanni Battista risuscitato dai morti». Quel Giovanni che lo stesso Erode, istigato da Erodiade, aveva fatto decapitare in carcere. Partendo da ciò, l’evangelista Marco narra il perché e il come Giovanni fu ucciso. Da tutto il racconto emerge la grandezza del Battista, precursore di Gesù Cristo anche nel martirio.

Meditazione

Il re Erode, la sua nuova compagna Erodiade e la figlia di lei, Salomè, evocano situazioni familiari oggi, purtroppo, non più rare o nascoste. Quando non si fa più riferimento a Dio e si calpesta la sua Legge, quando si odiano e si perseguitano coloro che denunciano la nostra cattiva condotta, ecco i risultati: il peccato e la morte. Erode ed Erodiade sono uniti tra loro più che dall’“amore”, dal mero tornaconto. Infatti, quando “venne il giorno propizio”, Erodiade tese un terribile tranello al suo compagno, per appagare così la sua smisurata sete di vendetta contro chi osava denunciare, di fronte a tutti, la sua vita licenziosa. Però, a ben leggere, la peggiore del terzetto sembra essere la giovane Salomè, che vediamo danzare davanti a tutti, quasi fosse l’ultima delle schiave o una prostituta. Ed essendo riuscita con il suo fascino a stregare Erode, su perfido suggerimento della madre, chiede come paga non «la metà del regno»,ma «la testa di Giovanni il Battista». In questa ragazza il male è assolutamente “gratuito”. Se Erode e la compagna avevano dei motivi “personali” contro Giovanni, Salomè non aveva nulla per cui odiare l’austero profeta, eppure, ubbidendo alla madre, ne chiede la testa; probabilmente perché è entrata anche lei in quel gioco perverso di ricatti reciproci. D’altronde, “da un albero cattivo non si possono aspettare frutti buoni”! Questa frase sapienziale di Gesù ci obbliga ad un severo esame di coscienza. Ci lamentiamo spesso dei giovani e dei loro comportamenti, oggettivamente condannabili; domandiamoci, però, quali esempi abbiano ricevuto da noi. E poi, siamo stati, come il Battista, severi prima con noi stessi, per poter rimproverare con autorevolezza i nostri figli? In conclusione, tutti dobbiamo accogliere l’appello che Giovanni ci dà, anche nel momento della sua morte cruenta: «Fate frutti degni della conversione».

Preghiera

Beato l’uomo che teme il Signore e cammina nelle sue vie. La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa. Così sarà benedetto l’uomo che teme il Signore (dal Salmo 128).

Agire

Oggi, in famiglia, per dare l’esempio ai miei figli, mi impegnerò ad avere un atteggiamento di sincero e tenero amore verso tutti e ciascuno.

Meditazione del giorno a cura di P. Salvatore Piga, osb, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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