di Don Mariusz Frukacz
ROMA, giovedì, 23 agosto 2012 (ZENIT.org).- “Sia il padre che la madre, contrariamente a quanto sostengono alcune ideologie, dovrebbero assumersi la responsabilità per l’educazione del bambino”.
Questo è quanto sottolineano i vescovi polacchi in una lettera pastorale diffusa in vista della Seconda Settimana di Formazione che si svolgerà in Polonia dal 16 al 22 settembre prossimi.
I presuli rilevano che la testimonianza e la partecipazione alla vita religiosa dei genitori è essenziale per l’educazione del bambino.
“In tutti i luoghi in cui si svolge l’educazione: a casa, a scuola e nella parrocchia, è necessario cercare le risposte alle domande che seguono: chi vogliamo formare ed educare? Come entrare nell’intimo del giovane? Sulla base di quali valori si desidera formare?
“Senza una riflessioni condotta congiuntamente dai genitori, dai padrini e dai nonni, così come per i responsabili per l’istruzione, gli insegnanti e gli educatori, non può esserci un’educazione fruttuosa”, affermano i Vescovi.
Nella lettera i vescovi polacchi hanno scritto che “il primo incontro con Dio e con la Chiesa avviene nella famiglia, giustamente chiamata ‘Chiesa domestica’.
“Nel clima di amore e di legami naturali della famiglia, cresce il processo di educazione e lo sviluppo dell’anima umana”, sostengono i Vescovi.
Secondo i vescovi polacchi, “preservare l’unità e la santità del matrimonio è una preoccupazione costante della Chiesa. La sua legittimità è ancora più evidente quando i coniugi sono i genitori”.
“Purtroppo, – continua la lettera dei presuli – un problema sociale crescente è il numero crescente di matrimoni che si disgregano. La divisione ha un impatto negativo sulla formazione e contribuisce alle esperienze negative dei bambini e dei giovani. Una parte molto importante della formazione in famiglia è infatti, un senso di stabilità e di sicurezza, che ogni bambino dovrebbe sperimentare”.
Nella lettera alla II Settimana di Formazione i vescovi consigliano la catechesi che realizza “la funzione educativa”.
“L’esperienza dimostra che – sostengono i presuli – l’insegnamento della religione nella scuola favorisce il pieno sviluppo dei giovani. La catechesi arricchisce il panorama educativo con nuovi contenuti, apportando alla vita della scuola e dei suoi allievi l’ispirazione e la motivazione che favorisce lo sviluppo della personalità”.
Per questi motivi – conclude la lettera – i vescovi lanciano un appello per “garantire l’insegnamento della religione nella formazione scolastica”.