di Antonio Gaspari
RIMINI, martedì, 21 agosto 2012 (ZENIT.org).- Ha destato sconcerto la notizia diffusa lunedì 20 agosto da Nadie Blétry, corrispondente della Radio France International ad Islamabad, secondo cui una giovane cristiana pakistana di 11 anni di nome Rimsha Masih, affetta da sindrome di Down, è stata imprigionata il 16 agosto perché accusata di “blasfemia”.
Secondo l’accusa, Rimsha Masih avrebbe bruciato pagine del Noorani Qaida, un libro che viene utilizzato per la preparazione dello studio della lingua araba e del Corano.
Asia News ha riportato che Rimsha Masih si trova richiusa nel riformatorio di Rawalpindi, in base a un provvedimento di custodia cautelare di 14 giorni disposto il 18 agosto scorso dalla magistratura.
L’accusa di blasfemia, se provata, potrebbe portare all’uccisione dell’accusata, che è una bambina di 11 anni affetta da sindrome Down.
Commentando ad AsiaNews la vicenda della piccola Rimsha Masih, il politico cattolico pakistano Paul Bhatti ricorda che la bambina “è affetta da sindrome di Down” e “non ha fatto nulla di proposito”. Per questo, – ha aggiunto – le sue azioni vanno inquadrate in base all’età e alle condizioni di salute. Egli assicura che “la situazione è sotto controllo” e “presto vi saranno sviluppi positivi”.
Sempre secondo Asia News, monsignor Rufin Anthony, vescovo di Islamabad-Rawalpindi avrebbe dichiarato che “la minorenne non ha fatto niente di proposito” e ora “è traumatizzata”.
Il vescovo di Islamabad si è detto preoccupato delle reazioni estreme pubblicate in rete perché metterebbero a rischio “non solo la vita di Rimsha e dei suoi parenti, ma anche quella di oltre 600 famiglie cristiane” che abitano nella zona.
Intervistato da ZENIT, Pino Morandini, magistrato del Tribunale Amministrativo Regionale e Vice Presidente del Movimento per la Vita italiano, ha spiegato che un eventuale condanna sarebbe un atto di estrema gravità.
“Il rischio che una bambina, per giunta affetta dalla sindrome di Down, possa subire anche una condanna capitale, è infatti qualcosa che cancellerebbe secoli di cultura e civiltà giuridica. Il fondamento del Diritto è la difesa del più debole”.
“La vera svolta, nel caso di Rimsha – ha precisato Morandini – si può avere solo nel momento in cui ci si rende conto che la vita umana è sempre intangibile, e non c’è condizione – tanto più quella di intrinseca innocenza com’è quella dei bambini, per di più affetti dalla sindrome di Down – che possa giustificarne una soppressione che in ogni caso sarebbe iniqua e criminale.
Senza questa presa di coscienza, purtroppo, il senso stesso della parola civiltà potrebbe vacillare pericolosamente.
A questo proposito undici anni fa insieme ad un gruppo di amici abbiamo costituito un gruppo musicale composto da ragazzi affetti dalla sindrome di down. L’associazione si chiama ‘Cantare Suonando’ di Trento.
Ebbene, venerdì prossimo 24 agosto, alle ore questi ragazzi saranno al Meeting, nello stand del Movimento Per la Vita (C3) per eseguire un concerto musicale.
Molti non sanno quanta carica affettiva sanno dare i ragazzi affetti da sindrome di Down. Ci sono mamme di questi ragazzi che mi raccontano che l’affetto di un figlio Down non è paragonabile all’affetto di tutti gli altri figli messi insieme”.
“Il loro affetto è tale – ha concluso Morandini – che la gente non sa cosa perde l’umanità a sopprimere questi bambini prima della nascita”.