ROMA, martedì, 21 agosto 2012 (ZENIT.org).

Lettura

La mancanza di coraggio da parte del “giovane ricco”, che non ha saputo seguire “il Maestro buono” perché troppo attaccato ai beni materiali, suscita in Gesù un’amara riflessione: le ricchezze possono divenire, umanamente parlando, un ostacolo alla salvezza. Solo Dio con la sua grazia può farci superare tale impedimento. Di questa grazia sono testimoni Pietro e gli altri discepoli che “hanno lasciato tutto per seguire Gesù”. Essi, perciò, confrontandosi con chi non ha accolto l’invito alla sequela, domandano al Signore con che ricompensa sarà premiata la loro generosità. Gesù assicura che loro – e tutti quelli che li avranno imitati –, “avranno in eredità la vita eterna” e “il centuplo”di tutto quello che hanno lasciato per Cristo.

Meditazione

Lo sgomento che prende i discepoli, all’ascoltare le osservazioni di Gesù sulla ricchezza quale ostacolo all’ingresso nel Regno – sgomento espresso nella domanda: «Allora, chi può essere salvato?» –, mostra quanto essi siano consapevoli della presenza di piccole “ricchezze” che tutti ci portiamo appresso, anche quando abbiamo accettato di seguire il Signore. Guardando la comunità dei Dodici notiamo, infatti, che essi, malgrado tutti gli insegnamenti e gli esempi che hanno ricevuto da Gesù, rimangono spesso invischiati nei loro egoismi, da cui derivano le gelosie e le invidie che li dividono gli uni dagli altri. Tuttavia, la risposta di Gesù, che sa guardare oltre l’immediato, apre i loro – e i nostri – cuori alla fiducia, perché “ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio”. Tant’è che dopo la discesa dello Spirito Santo, gli Undici saranno finalmente capaci di lasciare veramente tutto: interessi personali, famiglia, patria e la vita stessa, per seguire Cristo e divenire, come lui e con lui, fondamento della Chiesa. Questo ci rincuora e ci dà speranza, convinti che anche ai nostri giorni lo Spirito Santo darà a molti uomini e donne, a molti ragazzi e ragazze, il coraggio di lasciare letteralmente «case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi», per accogliere la vocazione missionaria, religiosa o sacerdotale e gustare così quel “centuplo” che è Gesù stesso, amato in un rapporto unico e profondo. “Centuplo” dal quale non sono esclusi i cristiani sposati, i quali – anche se non lasciano materialmente case e parenti – devono, però amare tutto e tutti sempre dopo Cristo e in Cristo, perché, dice Gesù ad ogni suo discepolo: «Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me»(Mt 10,37). Dunque, solo l’amore di Cristo sa farci mettere al giusto posto ogni altro amore.

Preghiera

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene». Tu, Signore, sei mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi: la mia eredità è stupenda (dal Salmo 16).

Agire

Oggi “lascerò” spenta la televisione, per pregare il santo Rosario e stare in comunione con Gesù e la sua Madre santissima.

Meditazione del giorno a cura di P. Salvatore Piga, osb tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti:info@edizioniart.it