Brasile: la bozza del nuovo Codice penale offende la razionalità

Lo sostiene in un’intervista la giurista Janaina Paschoal

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di Thácio Siqueira

BRASILIA, martedì, 21 agosto 2012 (ZENIT.org) – Il 27 luglio scorso, il presidente del Senato brasiliano, José Sarney, ha ricevuto dalle mani del ministro del Tribunale superiore di giustizia, Gilson Dipp, la bozza del nuovo Codice penale del Paese sudamericano.

Dipp ha presieduto la Commissione di 15 giuristi nominata più di sette mesi fa per elaborare il cambiamento legislativo.

La pubblicazione da parte del Senato di Brasilia del testo integrale della riforma ha suscitato però subito vari dubbi e anche qualche perplessità in seno alla società brasiliana.

Nella speranza di poter contribuire al dibattito, ZENIT ha intervistato Janaina Paschoal, avvocato e professoressa di Diritto penale presso l’Università di São Paulo.

L’avamprogetto di Codice penale è stato redatto dai migliori giuristi brasiliani?

Janaina Paschoal: Non sono una sostenitrice della tattica di attaccare idee altrui sminuendo i loro autori. Pertanto ciò che posso dire circa i membri della Commissione è che sono persone che lavorano da molto tempo nel settore e che, in gran parte, posseggono titoli accademici, essendo alcuni anche professori. Dire se sono migliori o peggiori di altri esperti in materia, non mi compete.

C’è stata più scienza giuridica per l’elaborazione di questa bozza o per il codice vigente?

Janaina Paschoal: Bisogna mettere in chiaro che la Parte generale del Codice penale del 1940 è stata completamente rivista nel 1984 da un gruppo di accademici che, ancora oggi, sono considerati i più grandi conoscitori in materia. Tra questi, menziono Miguel Reale Júnior. Per quanto riguarda la Parte speciale, quella dedicata ai crimini, questa è stata realmente elaborata nel 1940, ma ha subito varie modifiche puntuali. Ha aspetti positivi, aspetti negativi e aspetti superati come qualsiasi altra legge.

C’è una effettiva partecipazione popolare a questo disegno di legge?

Janaina Paschoal: Va messo ben in chiaro che, anche se il codice del 1940 fu elaborato in epoca dittatoriale, suscitò molta più discussione dell’attuale progetto. E a quell’epoca non c’erano Internet, né e-mail. L’allora ministro della Giustizia Francisco Campos nominò una prima commissione, guidata da Alcântara Machado, dopo di che il primo progetto fu presentato a una commissione di revisione guidata da Nelson Hungria. E la prima Commissione ebbe possibilità di esprimersi sulle critiche ricevute. Parallelamente, molti giuristi dell’epoca ebbero l’opportunità e il tempo di commentare le varie proposte.

Perché tanta fretta per far approvare questo nuovo Codice?

Janaina Paschoal: Confesso che non capisco che fretta ci sia di approvare questo Codice. Non contiene nessun provvedimento che si riveli importante per la società. Si dice che combatterà la violenza e la corruzione, ma non c’è nulla nel progetto che lo indichi. A titolo di esempio, faccio notare che è stata ridotta la pena per il peculato (appropriazione indebita di fondi pubblici). E il nuovo reato di arricchimento illecito, tanto osannato, certamente sarà considerato incostituzionale.

E riguarda la vita umana? Qual è la proposta del progetto?

Janaina Paschoal: La vita è stata palesemente svalutata. Contiene alcuni articoli, in sintesi, in cui vengono istituiti i reati di abbandono e di omissione di soccorso agli animali, puniti più severamente di quanto accade in relazione alle persone. Per il progetto, l’omissione di soccorso ad una persona viene punita con una pena da 1 a 6 mesi. Mentre omettere di prestare soccorso ad un animale comporta una pena da 1 a 4 anni. Per il progetto, abbandonare una persona incapace o un animale comporta l’identica pena da 1 a 4 anni. Oggi, la pena per chi abbandona le persone incapaci è inferiore. Ma non è tutto…

Che altro?

Janaina Paschoal: Un medico che esegue un aborto vede la sua pena ridotta da sei mesi a due anni, mentre una persona che impedisce la procreazione di un animale (una sorta di aborto) riceve una pena da 2 a 4 anni. Quindi non è una questione di avere vita o no, non c’è nulla di religioso nella discussione. Stanno, in maniera provocatoria, conferendo più valore alla vita degli animali che a quella dei bambini. E io non sono un’attivista pro o contro l’aborto. Ma con quel progetto la razionalità viene offesa. E la gente non si sta rendendo conto della situazione. Il nodo problematico è che gli estensori del progetto si vantano di aver saputo correggere gli squilibri

E l’eutanasia, l’aborto e la droga?

Janaina Paschoal: L’eutanasia, a mio parere, è prevista in un forma molto ampia, che può provocare molti abusi. L’aborto, per vie indirette, viene legalizzato. La droga è un tema più complesso. Ho lavorato molto nel settore della prevenzione e credo che la legislazione attuale sia migliore. Non vedo alcun problema nel sottrarre il consumatore alla sfera penale, ma dobbiamo stare attenti a non favorire il traffico di stupefacenti. Questa ondata favorevole alla legalizzazione delle droghe è una grande illusione. Ogni governo autoritario vuole il suo popolo drogato. Inoltre, non c’è alcun Paese al mondo in cui le droghe siano legali.

Cosa può fare il popolo brasiliano per proporre modifiche?

Janaina Paschoal: Guardi, non voglio demonizzare il progetto ma non possiamo inchinarci di fronte a bandiere ideologiche. Come minimo, questi controversi cambiamenti dovrebbero essere discussi meglio. Nel mio ambiente, poche persone sono disposte a sopportare gli oneri di tale dibattito. Preferisco farlo ora invece di protestare contro la legge in futuro. Il progetto non migliora la situazione nel paese. Quindi, perché questa fretta?

[Traduzione dal portoghese a cura di Paul De Maeyer]

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ZENIT Staff

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