Bellezza e cultura: bene comune

Se ne è dibattuto al Meeting di Rimini con il ministro Ornaghi e con monsignor Negri

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di Luca Marcolivio

RIMINI, martedì, 21 agosto 2012 (ZENIT.org) – La bellezza è un tema che non si può assolutamente banalizzare. Essa non è un concetto astratto, né tantomeno riservato alle élite intellettuali ma riguarda l’essenza di un popolo. Tanto più in un paese come l’Italia che detiene circa il 70% dei capolavori artistici mondiali.

Se ne è discusso ieri pomeriggio al Meeting di Rimini, durante il convegno Bellezza e cultura: bene comune, moderato dal prof. Marco Bona Castellotti, docente di storia dell’arte moderna all’Università Cattolica di Brescia.

Aprendo il ciclo di interventi, mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro, che ha subito messo in rilievo il legame tra bellezza, cultura e popolo, tutte dimensioni essenziali della persona. “La cultura supera una visione ideologica dell’uomo e della realtà – ha detto il presule -. È una dimensione essenziale della persona, rappresenta l’impegno dell’uomo che cerca il senso della vita”.

Ciò che distingue la persona dal semplice individuo è l’apertura “al Mistero e alla realtà di popolo, che è il contesto in cui vive – ha aggiunto mons. Negri -. La cultura è egualmente della persona e del popolo”.

Espressione del popolo è anche l’arte, da considerarsi come “espressione del bene comune”. La cultura è in grado di creare una civiltà, della quale “l’arte è espressione singolare, significativa e insuperabile”.

Con riferimento alla propria diocesi, mons. Negri ha ricordato il processo di ristrutturazione che sta interessando il duomo di San Leo e la riattivazione del museo di Montefeltro, coerentemente con l’idea di cultura intesa come “strumento di catechesi e di evangelizzazione”, in quanto “fattore di dialogo”.

Cristina Acidini, soprintendente del polo museale di Firenze, ha definito il museo come luogo di “cura” e di “condivisione”. Attraverso i poli museali si trasmette il meglio del nostro passato, del quale la bellezza diventa veicolo privilegiato.

A tal proposito l’Italia, in ragione dei suoi primati artistico-culturali, ha una grossa responsabilità, di cui ogni cittadino, nel suo piccolo, deve farsi carico. Per usare un’espressione di San Paolo, “siamo tutti collaboratori”, nel “tutelare e tramandare i nostri beni culturali che cominciano dal luogo in cui abitiamo”, ha aggiunto la soprintendente.

Richiamandosi alle riflessioni sulla bellezza di don Luigi Giussani, il ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, ne ha ricordato il ruolo pedagogico ed antropologico. La bellezza, infatti, “ci costringe ad interrogarci sulla domanda: cos’è l’uomo?”.

Come ricorda Benedetto XVI la bellezza colpisce ed attira ma può trasmettere sofferenza. “Proprio così però – ha commentato il ministro – richiama l’uomo al suo destino ultimo, lo rimette in marcia e lo riempie di speranza, donandogli il coraggio di vivere fino in fondo il dono dell’esistenza”.

Bellezza e bene comune sono due concetti che vanno di pari passo ed in particolare il bene comune, ad avviso di Ornaghi, risulta oggi di difficile definizione e ciò “riflette la situazione di difficoltà dell’attuale momento politico”.

Una considerazione che ha offerto all’ex rettore dell’Università Cattolica il destro per una battuta finale: “In un prossimo Meeting si potrebbe parlare di bellezza in politica, anche se gli elementi per il momento sono pochi…”.

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ZENIT Staff

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