ROMA, lunedì, 20 agosto 2012 (ZENIT.org).
Lettura
Sempre attraverso dei gesti, Gesù continua la sua catechesi sulle esigenze radicali del discepolato cristiano. Questa volta l’occasione gliela offre un “giovane ricco” che gli chiede “cosa debba fare di buono per avere la vita eterna”.Il rimando ai dieci comandamenti non accontenta il giovane che, però, viene spiazzato quando Gesù gli chiede il gesto radicale di rinunciare ai suoi beni in favore dei poveri, per avere come unico bene soltanto Gesù. Purtroppo, “udita questa parola, il giovane se ne andò triste, perché possedeva – o meglio, era posseduto da – molte ricchezze”.
Meditazione
Nelle case di ritiro, dove in queste settimane si tengono corsi di esercizi spirituali per religiose, o nei campi estivi, nei quali si fanno proposte vocazionali ai ragazzi e alle ragazze, si utilizzerà questo episodio per parlare dei “consigli evangelici”. L’identificazione del giovane ricco con un “frate mancato” ha le sue radici nella storia della Chiesa. Infatti, fu ascoltando questi versetti del Vangelo di Matteo che un giovane egiziano molto ricco, Antonio, vendette i suoi beni e diede origine alla vita monastica cristiana. La stessa cosa avvenne, secoli dopo, per Francesco d’Assisi e Bernardo di Chiaravalle, il santo che oggi commemoriamo. Detto questo, e avendo somma ammirazione per i Santi che hanno preso alla lettera le parole che Cristo rivolse al “giovane ricco”, dobbiamo affermare, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II, che l’invito alla perfezione non è un “consiglio” che riguarda solo alcuni privilegiati, è un dovere di tutti i discepoli di Gesù, perché a tutti egli, nel discorso della montagna, chiede: «Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). Per il battesimo, tutti siamo chiamati alla santità e tutti riceviamo le grazie sufficienti per attuare tale vocazione. Per una lettura più profonda, con la conseguente attuazione più radicale dell’invito di Cristo, riandiamo a ciò che dice di se stesso san Paolo ai Filippesi. Egli ancor “giovane” e “ricco” di tutto il suo patrimonio culturale di fariseo osservante, una volta incontrato il Risorto sulla via di Damasco, si spogliò di tutti i suoi beni spirituali: «Ho lasciato perdere tutte queste cose [circoncisione, stirpe, legge, osservanze, giustizia…] e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo».Dunque, per essere “perfettamente” cristiani dobbiamo, come l’Apostolo, non avere nulla più caro di Cristo e vivere coerentemente con questa opzione fondamentale.
Preghiera
Gesù, dolcezza del cuore, fonte viva, luce della mente che supera ogni gioia e ogni desiderio. È un’esperienza che la bocca non sa dire, né la parola esprimere: solo chi l’ha provata, può capire cosa significhi amare Gesù (da Jesu dulcis memoria, inno attribuito a san Bernardo).
Agire
Poiché i beni spirituali valgono più dei materiali: Oggi visiterò con amorosa attenzione una chiesa di valore artistico e storico presente nella città dove adesso risiedo.
Meditazione del giorno a cura di P. Salvatore Piga, osb, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it