di Carmine Tabarro
ROMA, domenica, 19 agosto 2012 (ZENIT.org) – Nel precedente articolo avevamo salutato come un piccolo raggio di luce l’intervento del presidente della Bce Mario Draghi in difesa dell’area euro contro la speculazione. I fatti ci stanno dando ragione. Addirittura il 17 agosto la cancelliera tedesca, Angela Merkel, è intervenuta per sostenere la linea di Mario Draghi dagli attacchi delle formazioni politiche euroscettiche tedesche.
La Merkel, a differenza di qualche mese fa ha affermato di ritenere opportuni “maggiori poteri per la Commissione europea in modo da intervenire direttamente nelle scelte di bilancio dei Paesi dell’eurozona”.
Inoltre, ha aggiunto, che “abbiamo bisogno di una soluzione a lungo termine, dobbiamo fare i passi che non abbiamo fatto quando creammo la moneta unica, ovvero creare una unione politica”. In altre parole la Merkel ha compreso che il fallimento dell’area euro sarebbe un disastro in primis per la Germania, come gli ultimi dati macroeconomici hanno dimostrato.
Queste affermazioni si sono dimostrate fondamentali per respingere sia gli attacchi della speculazione, sia per tenere a bada il clima di tensione che si respira nel mondo politico tedesco con le componenti di destra, centro e sinistra tedesche più euroscettiche che alimentano un clima populistico contro l’apertura della Bce a una ripresa degli acquisti di titoli di Stato italiani e spagnoli in funzione antispread criticando duramente il sostegno della Merkel alla linea del presidente Mario Draghi.
Il parlamentare della Csu (Democrazia cristiana su posizioni conservatrici rispetto all’esperienza italiana), Klaus-Peter Willsch è tra i più euroscettici, ha chiesto una riforma della Bce che consenta a Berlino di esercitare il diritto di veto contro il principio democratico. “Serve un ribilanciamento dei diritti di voto nei corpi decisionali della Bce in proporzione alle responsabilità che si prendono i Paesi; come creditore principale, la Germania deve avere il diritto di veto su tutte le questioni” ha affermato Willsch.
Draghi – ha aggiunto – “sta facendo deragliare Francoforte dal suo mandato poiché intervenire sul mercato secondario per acquistare bond equivarrebbe a un sostegno
diretto ai Governi, il che è proibito dallo statuto della Banca centrale. Sotto Draghi la Bce si sta trasformando in un finanziatore di Stati e in una bad bank (1) in barba alla legge costituzionale europea” ha spiegato Willsch.
Ma le critiche a Draghi arrivano anche da sinistra. Il portavoce della Spd (partito socialista) per la politica economica, Carsten Schneider, ha affermato: “che a causa della crisi in corso la Germania si trova a dover garantire per un ammontare di mille miliardi di euro, due terzi dei quali vanno messi sul conto della Bce, che prende le sue decisioni in maniera assolutamente non trasparente e non democratica”.
Questa affermazione è del tutto falsa. Tutti questi nodi intorno all’euro troveranno una soluzione positiva o negativa nelle prossime settimane, in particolare il 12 settembre quando ci sarà la tanto attesa decisione della Corte costituzionale tedesca sulla compatibilità del fondo salva-Stati Esm e del fiscal compact con la Costituzione.
Nel mentre, l’intervento di Draghi seguito da atti politici coerenti dalle cancellerie europee, ha trasformato il tanto temuto “generale Agosto” in un mese in cui si sono registrati un generale raffreddamento dello spread dei paesi del sud Europa.
Per quanto riguarda l’Italia, lo spread dei BTp rispetto al Bund tedesco a 10 anni è calato, ieri, a 427 punti dai picchi di 534 punti del 24 luglio scorso. Tutto questo segnala che, nonostante volumi rarefatti, gli speculatori sono in posizione difensiva rispetto a meno di un mese fa.
Inoltre ci sono le prime evidenze che operatori internazionali sono più ottimisti verso BTp e Bonos: le alternative redditizie stanno scarseggiando. I rendimenti dei titoli di Stato dei paesi del nord europa sono da tempo azzerati o in territorio negativo. E così l’acquisto di titoli di Stato del sud Europa, con i loro ricchi rendimenti, si sta rivelando l’unica via per chi è obbligato a offrire un rendimento ai propri sottoscrittori.
E’ il caso dei fondi pensionistici e assicurativi danesi che a giugno hanno aumentato le loro esposizioni verso l’estero del 62% a 2,1 miliardi di euro nel tentativo di dare un rendimento ai loro investimenti. Ancora una volta si è dimostrata vincente una politica cooperativa ad una politica competitiva egoistica.
Per concludere voglio precisare che stiamo solo nel campo della finanza, l’economia reale continua a soffrire. E’ indubbio che se il costo del denaro dovesse continuare a scendere ne trarrà beneficio l’economia reale, l’impresa, l’occupazione, le famiglie.
Ancora una volta Benedetto XVI con il concetto di “buona finanza” è stato un’osservatore molto più lucido di tanto mainstream economico e politico.
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(1) Bad bank è una Banca costituita allo scopo di ricevere (per conferimento, cessione) crediti di difficile solvibilità.