"Mendicanti del cielo, affamati di Cristo, assetati di Dio"

Monsignor Francesco Lambiasi apre il Meeting di Rimini indicando la perfetta letizia

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di Antonio Gaspari

RIMINI, domenica, 19 agosto 2012 (ZENIT.org).- Sono arrivato presto in Fiera dove si è aperta oggi 19 agosto la XXXIII edizione del Meeting di Rimini. Poca gente all’inizio, clima mesto, sembrava che anche il Meeting avesse subito il pessimismo che sembra prevalere in Italia.

Poi, man mano che si avvicinava l’ora delle celebrazione Eucaristica, non si capisce da dove e come, ma migliaia di persone, famiglie, bambini, giovani, si sono messi in cammino verso l’Auditorum B7 dove si sarebbe svolta la Messa.

All’inizio della celebrazione erano più di diecimila le persone che si erano riunite.

E’ stato emozionante vedere un ‘popolo in cammino’, schietto nella sua umanità, muoversi unito verso il luogo dove si stava per celebrare il ricordo e il sacrificio di Cristo.

Riprendendo le parole che don Luigi Giussani aveva pronunciato nella Pentecoste del 1998 in Piazza san Pietro a roma, monsignor Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, ha affermato “Siamo mendicanti”.

Don Giussani aveva detto “Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore mendicante di Cristo”.

“Mendicanti e non vagabondi”, ha spiegato nell’omelia il Vescovo di Rimini, “anche se spesso ci smarriamo erranti e confusi – ha precisato-. Ci è assegnata una meta, ci è stata tracciata una strada”.

Secondo il presule “non siamo vagabondi condannati a girovagare a vuoto”, ma pellegrini che hanno fame, “una fame assillante di vita e di infinito”.

Monsignor Lambiasi ha constatato che la vita degli umani, è corta, dura, sofferta, accompagnata da riso e pianto, ma con l’incarnazione, la Passione e l’Eucaristia Gesù ci ha indicato la “vita eterna”.

Ha detto il Cristo. “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” e il Vescovo di Rimini ha spiegato: “Dio diventa ‘pane’ per noi facendosi uno di noi, entrando nella nostra storia, fatta di  orizzonti sterminati e di piccoli passi, fatta di ‘polvere’ e di infinito”.

“Il Figlio di Dio – ha sostento il presule –  ci ha amati fino a farsi divorare dal suo amore per noi; noi amando e mangiando Lui, diventiamo figli di Dio”.

E ancora, “Gesù non dice ‘datemi, sacrificatevi per la mia causa, toglietevi il pane di bocca per me’ ma dice ‘prendetemi, mangiatemi, bevetemi”.

Il Vescovo di Rimini ha concluso ribadendo che “Siamo mendicanti di cielo, affamati di Cristo, assetati di Dio. Non siamo noi i fornitori del pane che ci sazia la fame del cuore né i produttori del vino che ci estingue la sete bruciante di infinito. Siamo pellegrini, invitati a mangiare il pane disceso dal cielo per diventare a nostra volta pane per la vita dei fratelli”.

“Questa è vita vera ed eterna. Questa è perfetta letizia!”.

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ZENIT Staff

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