di padre Angelo del Favero
ROMA, martedì, 14 agosto 2012 (ZENIT.org).
1Cor 15, 20-27a
“Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita..:prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo”.
Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab
“Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso.. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna, invece, fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: “Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo””.
Lc 1,39-56
“In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?(…) Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore..”.
“Al termine della sua vita terrena, l’Immacolata, Madre di Dio, Madre sempre Vergine, è stata presa in cielo corpo e anima nella gloria celeste”: questi sono i termini concisi della proclamazione dogmatica dell’Assunzione di Maria Santissima al Cielo (Pio XII, “Munificentissimus Dominum”, 1950).
E’ così annunciato dalla Chiesa al mondo intero che, assieme a “Cristo risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1 Cor 15,20), in Paradiso attualmente è già presente in anima e corpo sua Madre Maria, anche se l’ora della seconda venuta di Gesù non è ancora giunta (1 Cor 15,23).
Nel definire il dogma dell’Assunzione, volutamente Pio XII non rispose alle domande concernenti la scomparsa della Madonna: dove, come, quando Ella è morta?
Dal punto di vista storico, possiamo dire solo che ignoriamoquasi tutto, ma il beato Giovanni Paolo II ha insegnato che il fatto costitutivo umano del morire va affermato anche per la Madre di Gesù:
“l’esperienza della morte ha arricchito la persona della Vergine: passando per la comune sorte degli uomini, Ella è in grado di esercitare con più efficacia la sua maternità spirituale verso coloro che giungono all’ora suprema della vita” (Udienza generale, 25 giugno 1997).
Nell’enciclica “Redemptoris Mater” Giovanni Paolo II ha scritto che l’amorosa maternità di Maria abbraccia e difende l’intera umanità, come se fosse un figlio unico: “Maria, infatti, presente nella Chiesa come Madre del Redentore, partecipa maternamente a quella dura lotta contro la potenza delle tenebre che si svolge durante tutta la storia umana” (n. 47).
Alla luce della Parola divina, il Papa mette così in evidenza quella drammatica ed impari lotta tra la prepotenza diabolica del Male e la debolezza del Bene, che sta tutti i giorni anche sotto i nostri occhi.
San Giovanni la descrive oggi nell’Apocalisse (riferendosi storicamente alle persecuzioni anticristiane dell’impero romano), ed ecco il commento di Benedetto XVI ai due segni grandiosi da lui veduti:
“Innanzitutto vi è il dragone rosso fortissimo, con una manifestazione impressionante ed inquietante del potere senza grazia, senza amore, dell’egoismo assoluto, del terrore, della violenza..il potere militare, politico, propagandistico dell’impero romano davanti al quale la fede, la Chiesa, appariva come una donna inerme, senza possibilità di sopravvivere, tanto meno di vincere. E tuttavia sappiamo che alla fine ha vinto la donna inerme, ha vinto non l’egoismo, non l’odio; ha vinto l’amore di Dio e l’impero romano si è aperto alla fede cristiana.
Le parole della Scrittura trascendono sempre il momento storico” (Omelia per l’Assunta, 2007).
Quest’ultima affermazione di Benedetto sul valore metastorico della Scrittura, non significa certo l’inesistenza di un legame profondo e significativo tra la Parola e la vita attuale. Infatti egli aggiunge subito: “Vediamo che anche oggi il dragone vuol divorare il Dio fattosi bambino”.
Qui il drago che minaccia la donna e il bambino, che minaccia la Chiesa, minaccia Dio stesso. Minaccia Dio perché minaccia l’uomo. Sì, perché da quando Dio si è fatto uno di noi, il destino di ognuno di noi è anche la sorte di Dio.
Lo insegna esplicitamente l’enciclica “Evangelium vitae” (25 marzo1995): “Proprio nella ‘carne’ di ogni uomo, Cristo continua a rivelarsi e ad entrare in comunione con noi, così che il rifiuto della vita dell’uomo, nelle sue diverse forme, è realmente rifiuto di Cristo” (n. 104).
Il simbolo del dragone infernale fa così pensare alle molte forme di disumana violenza dell’uomo sull’uomo.
Tra queste è emblematico quanto da decenni accade in Cina con l’imposizione criminosa degli aborti forzati a milioni di donne.
Immagini agghiaccianti di tale furore omicida mostrano il cadavere del figlio ucciso posto a lato della mamma: una mostruosità che i media mondiali denunciano sia pure timidamente da decenni, e che porta il nome strategico di “politica del figlio unico”.
Ma tale denuncia, per non essere parziale e menzognera, non può non riconoscere che l’“enorme drago rosso” continua a divorare milioni di bambini anche nella maggioranza delle nazioni del mondo, complice l’indifferenza pressoché generale dei media e di chi sta al potere politico.
In Italia, in particolare, non esiste ufficialmente la ‘politica del figlio unico’, ma ne esiste la perversa cultura, fatalmente accompagnata dalla ‘politica’ della libera scelta di uccidere i figli concepiti ed indesiderati: sia direttamente (Legge 194: “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”), sia indirettamente (Legge 40: “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”).
Circa la 194 qualcuno forse pensa che quando è volontariamente scelto l’aborto non è violenza anche sulla stessa donna? Falso!
E’ proprio quando è volontario che l’aborto, oltre al figlio, distrugge moralmente anche la persona della madre. Ella infatti, per il solo fatto di voler sopprimere il frutto del grembo rinnega se stessa, la propria coscienza e il proprio essere materno, come la ben nota “sindrome del post-aborto” dimostra in tutto il mondo, e sempre dimostrerà.
Se poi consideriamo il versante opposto, quello del preteso diritto ad avere un figlio, vediamo che la donna sottoposta alla FIVET, dando l’assenso all’uccisione “tecnica” di una decina di piccolissimi suoi figli (pur di averne ‘uno in braccio’), oggettivamente si lasci
a coinvolgere in un percorso morale ancor più mostruoso di quello cinese.
Cosa dire, allora, a conclusione di tutto ciò e nella luce del segno luminoso dell’Assunta?
Lascio ancora la parola a Benedetto XVI:
“Non temete per questo Dio apparentemente debole. La lotta è già cosa superata. Anche oggi questo Dio debole è forte: è la vera forza. E così la festa dell’Assunta è l’invito ad avere fiducia in Dio. Guardiamo Maria, l’Assunta. Lasciamoci incoraggiare alla fede e alla festa della gioia: Dio vince. La fede apparentemente debole è la vera forza del mondo. L’amore è più forte dell’odio” (Omelia per l’Assunta).