di P. Mario Piatti icms,
Direttore del mensile “Maria di Fatima”
ROMA, sabato, 11 agosto 2012 (ZENIT.org) – I Santi sono una delle più belle conferme della inesauribile e “inarrestabile” fecondità del Vangelo. Nel travagliato corso della storia non sono mai mancate – né mai mancheranno – figure significative che, con la loro luminosa testimonianza di fedeltà a Cristo e alla Chiesa, hanno segnato positivamente la loro epoca e hanno donato, alla propria e alle generazioni successive, un efficace segno di speranza e di salvezza.
Il mese di agosto possiede, in questo senso, una grazia e una fisionomia del tutto singolari. Racchiude infatti, custodendola nel suo cuore, come un prezioso tesoro, la Festa dell’Assunta, nella quale celebriamo la prima cittadina del Cielo. Colei che partecipa, con tutto il suo essere ed eternamente, della vittoria di Cristo sul male e sulla morte, ci ha preceduti nel cammino della Fede e, nel faticoso pellegrinare verso la Patria, ci indica la via e intercede costantemente per noi, perché un giorno possiamo condividere con Lei il medesimo destino di gloria.
Una mirabile schiera di anime sante fa da corona – in questo mese – alla Madre del Signore. La liturgia quotidiana ci dona, generosamente, quasi di ogni epoca della cristianità, la sorprendente immagine di una Chiesa viva, operosa, colma di soprannaturale sapienza e capace di stupire ancora per la imprevedibile fantasia dello Spirito.
Per offrire solo qualche rapido esempio: Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1 agosto), affermato giurista e poi sacerdote, ineguagliabile maestro di morale e fondatore della Congregazione del Santissimo Redentore, riconduce l’era dei lumi, il “700, razionalista e spesso dissacrante, alla bellezza di una fede popolare, ricca e profonda, affettuosa, che abbracci integralmente la umanità di Gesù e ci consegni tutta la dolcezza e la verità della sua amabile Persona.
Sant’Eusebio (2 agosto), vescovo di Vercelli, lungo il secolo IV, nella inquieta epoca dell’arianesimo – che ostinatamente negava la divinità di Cristo – si fa campione di ortodossia, al pari di Atanasio in Oriente e come lui subisce l’umiliazione dell’esilio e inenarrabili sofferenze, per difendere il genuino credo di Nicea.
San Giovanni Maria Vianney (4 agosto), riproposto in tempi recenti dal Papa come insigne modello di vita sacerdotale, si scontra, nella sua fanciullezza, con gli amari frutti della Rivoluzione francese e, attraverso un infaticabile impegno di preghiera, di predicazione, semplice e accattivante –sostenuta da un incessante spirito di penitenza e da una amabilissima carità verso i poveri- diviene uno straordinario confessore e una illuminata guida di innumerevoli anime, per la cittadina di Ars, di cui fu Curato, ma anche per tutta la Francia.
San Sisto II, con i suoi compagni (7 agosto), subisce il martirio al tempo dell’imperatore Valeriano, nel 257; proprio come il diacono Lorenzo (10 agosto), uno dei patroni principali di Roma, a cui furono dedicate nella Capitale numerose chiese e cappelle, a ricordo della sua gloriosa testimonianza di fede e del suo fervido servizio, in favore della comunità cristiana dell’Urbe.
Che dire di San Domenico (8 agosto), “capostipite” e padre dell’Ordine dei Predicatori -che avrebbe donato alla Chiesa una schiera di anime elette-; o di Santa Chiara (11 agosto), intrepida seguace del Poverello di Assisi, chiamata da Dio a generare una famiglia di contemplative, che fino ai giorni nostri sostengono, nella preghiera, nel silenzio della clausura e nella francescana letizia, tutto il popolo di Dio?
Cito appena San Bernardo, guida spirituale di generazioni di santi, e San Pio X (20 e 21 agosto); San Giuseppe Calasanzio (25 agosto), formatore di fanciulli e di giovani (come spesso, accade, morì purtroppo incompreso, nel 1648, nell’apparente fallimento della sua Opera: solo dopo la morte venne riabilitato pienamente e innalzato poi alla gloria degli altari).
Per giungere ormai alla soglia della nostra epoca, accenno brevemente a Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein, 9 agosto) e a San Massimilano Maria Kolbe (14 agosto), straordinari testimoni di fedeltà al Vangelo e associati, nel supremo sacrificio della vita, nel campo di concentramento di Auschwitz.
Non posso concludere senza menzionare almeno – è doveroso! – nel chiudersi del mese, Santa Monica e il figlio Agostino (27 e 28 agosto), vescovo di Ippona, dottore della Chiesa, autore di geniale e inarrivabile fecondità: accomunati in terra, e ancor più in Cielo, dal medesimo amore per Cristo, cercato, desiderato e abbracciato per sempre con ardore.
Dovrei e potrei continuare ancora, perché tante altre figure ricorda la Chiesa (il Battista, San Bartolomeo, il Santo Re “crociato” Ludovico…) in questo mese straordinario, nel quale, ai classici “riti” ed esodi estivi – forse vissuti oggi in tono minore, per la diffusa crisi economica – vale la pena di affiancare qualche lettura buona.
Magari la vita di un Santo: ci accorgeremmo che questi nostri fratelli maggiori sono ben più vicini alla nostra quotidianità di quanto ci immaginiamo; che sanno comprenderci e amarci e che da lassù, dove vivono beati, insieme alla Vergine Assunta – capolavoro inarrivabile della Grazia, eppure tanto accessibile e prossimo a tutti – pensano anche a noi, ci accompagnano con trepidazione, ci benedicono. E ci attendono nella vera “Terra Promessa”: il Cielo.