di Armando Fumagalli
ROMA, sabato, 11 agosto 2012 (ZENIT.org) – Una storia vera con lievi licenze drammaturgiche. Melvin B. Tolson è professore di un college nero, il Wiley College del Texas, nell’America ancora profondamente razzista degli anni ’30. Egli decide di formare una “squadra di dibattito” per sfidare le più titolate Università bianche d’America.
La squadra di Wiley College, formata da quattro “campioni” (fra cui una donna) e due riserve, nonostante tutte le difficoltà, i sospetti, i pericoli anche fisici in un’America dove ancora erano sostanzialmente tollerati dalle forze dell’ordine i linciaggi dei neri, scatenati a partire dai pretesti più futili, arriverà a battere la squadra di Harvard (in realtà sconfissero i campioni dell’epoca, che erano i rappresentanti della University of Southern California).
Un ottimo film che ha tanto da dire e da insegnare: ci dice come per cambiare il mondo si può iniziare dallo studio, dalla cultura e dal difendere la propria dignità.
Il contesto dell’America razzista di quegli anni è narrato molto bene e gode di tutta la professionalità del cinema americano (Denzel Washington e Forest Whitaker sono premi Oscar.
Il film è uno di quei casi di opere dall’impianto drammaturgico solido e dallo svolgimento coinvolgente, che raccontano un pezzo di storia dell’America e del mondo, e che ereditano la migliore tradizione del cinema civile americano. Anche questo film, come avvenuto per l’altrettanto pregevole The Blind Side, non ha trovato un distributore italiano per le sale –nonostante i buoni incassi in America- ma è stato distribuito da ottobre 2011 solo in dvd.
Un vero peccato, perché The Great Debaters gode di tutta la professionalità del cinema americano (non solo Denzel Washington, ma anche Forest Whitaker -nei panni di James Leonard Farmer, teologo e scrittore che fu il primo nero a ottenere un dottorato in Texas- è un premio Oscar, e gli altri interpreti non sono da meno), e racconta in modo straordinariamente interessante le radici e il primo sorgere di quella consapevolezza della propria dignità che porterà poi al movimento dei diritti civili degli anni ’60, con Martin Luther King e altri esponenti di spicco di quella gloriosa stagione.
Alcuni di loro vissero la loro giovinezza in questi anni e in questo college. Il secondo grande motivo di interesse è che il film ci racconta la disciplina del dibattito: una tecnica che da noi non si insegna formalmente, e non si impara, ma nel mondo anglosassone è – giustamente- coltivata e apprezzata, e, come si vede nel film, fatta oggetto di competizione per individuare i campioni e incoraggiare gli studenti a svilupparla, anche perché poi nella vita professionale serve davvero.
Il contesto dell’America razzista di quegli anni è narrato molto bene, con momenti di grande tensione, in cui i nostri giovani “atleti della mente” dovranno mostrare coraggio e freddezza quando si trovano a viaggiare in un Paese razzista e pericoloso, dove la vita di un nero vale ancora veramente poco.
Insomma, un ottimo film che ha tanto da dire e da insegnare: ci dice, per esempio, come per cambiare il mondo si può iniziare dallo studio, dalla cultura e dal difendere la propria dignità. Non è un caso che sul lato della produzione, oltre a Denzel Washington (e ai due fratelli Weinstein, che hanno grande fiuto per questo tipo di storie), si trovi Oprah Winfrey, che delle ultime emancipazioni dei neri è stata la paladina.
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Titolo Originale: The Great Debaters
Paese: USA
Anno: 2007
Regia: Denzel Washington
Sceneggiatura: Jeffrey Porro e Robert Eisele
Produzione: Oprah Winfrey, Bob e Harvey Weinstein per Harpo/The Weinstein Company
Durata: 126
Interpreti: Denzel Washington, Forest Whitaker, Nate Parker, Jurnee Smollett