Un perfetto imitatore di Cristo

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ROMA, venerdì, 10 agosto 2012 (ZENIT.org).

Festa di san Lorenzo, martire

Vangelo

Giovanni 12,24-26

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».

Lettura

I pochi versetti del Vangelo di oggi, fanno parte della confessione pubblica che Gesù fece prima di terminare la sua missione. Questa confessione, nel Vangelo di Giovanni, sostituisce l’agonia del Getsemani narrataci da Marco, Matteo e Luca. Anche secondo il quarto Evangelista, Gesù, da vero uomo, fu preso da “turbamento” di fronte all’imminenza della sua“ora”.Ma si fece forza, nella consapevolezza che tutto avrebbe glorificato lui e il Padre. E per condividere con noi questa esperienza, rivelò, con la parabola del “seme che muore”, l’efficacia salvifica della sua fine cruenta e di ogni altro martirio. 

Meditazione

“La fede, se non è seguita dalle opere, è morta”, scrive san Giacomo nella sua lettera (2,17). San Paolo ammoniva: «se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla» (1Cor 13,2). Dunque, la fede di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi deve avere il suo riscontro oggettivo in gesti di autentica carità. In questo c’è di esempio il diacono san Lorenzo. Egli non si è limitato ad annunciare il Vangelo di Cristo, ma lo ha vissuto nella sua integralità, condividendo con i poveri i beni della Chiesa di cui era amministratore. E quando ebbe dato fondo a questo tesoro materiale, non “ha avuto paura di odiare la propria vita in questo mondo”, non tanto al fine di “conservarla per la vita eterna”, ma perché essa “producesse molto frutto” a favore dei cristiani che aveva servito e degli stessi carnefici che pensavano di aver annientato, con lui e il Papa Sisto, la Chiesa stessa. No, anche questa volta “il sangue dei martiri è stato seme di nuovi cristiani”. Il martirio, dunque, è veramente il modo più alto di imitare la carità di Cristo e di testimoniare, in modo “contagioso” la fede cristiana. Ogni battezzato dovrebbe far sue le parole che l’Apostolo rivolge ai Corinzi: «Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo» (1Cor 11,1). E in che modo possiamo lasciarci “contagiare” dall’esempio sublime di san Lorenzo? La risposta la troviamo nella prima lettura nella quale san Paolo invita ciascuno “a dare con generosità quanto ha deciso nel suo cuore”; un cuore che sia illuminato dalla fede in Colui che certamente non si fa vincere in generosità. Dare gratuitamente e senza rimpianti, perché Dio e il povero nel quale egli si è identificato “amano chi dona con gioia”. Donare generosamente noi stessi, il nostro tempo, la nostra attenzione, il nostro affetto.

Preghiera: Gesù, tu hai dato la vita per me e io non sono capace di condividere con i fratelli. Ho troppa paura di morire a me stesso! Signore, donami il tuo Santo Spirito, perché come fuoco bruci tutti i residui d’egoismo che albergano nel mio cuore, rendendolo così capace di imitare il tuo amore. Amen.

Agire: Almeno per telefono, donerò un po’ del mio tempo ad una persona che è stata lasciata sola dai parenti andati in vacanza.

Meditazione del giorno a cura di P. Salvatore Piga, osb tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it          


Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione