di Jose Antonio Varela Vidal
ROMA, venerdì, 3 agosto 2012 (ZENIT.org) – Proseguendo la serie offerta ai nostri lettori, ZENIT ha avuto la fortuna di intervistare suor Daría Ramos Fernandez, un paio di settimane dopo essere stata eletta Superiora generale delle Religiose di Maria Immacolata, in un Capitolo dove le è stato dato il mandato di guida della famiglia religiosa fondata da Santa Vincenza Maria nel 1876, per rinnovare le vie dell’evangelizzazione.
***
Come ha risposto la vostra Congregazione alla chiamata del Papa alla Nuova Evangelizzazione?
Suor Daría Fernández: Abbiamo visto in questo evento un ‘kairos’ nella Chiesa. Prima che il Papa convocasse il Sinodo, già noi avevamo scelto come tema del XXII Capitolo Generale la nuova evangelizzazione. Questo tema esprimeva, infatti, tutte le preoccupazioni nei cuori delle sorelle, sul modo in cui mettere “in contatto diretto” le ragazze con cui lavoriamo con Gesù, il vero vangelo del Padre.
Secondo lei, che lavora a stretto contatto con i giovani, quale dovrebbe essere l’enfasi della nuova evangelizzazione?
Suor Daría Fernández: Quello che cerchiamo, come ci ha insegnato la nostra fondatrice, è l’incontro con Gesù, sapendo che solo Lui può trasformare la persona. Quando si vive la profonda esperienza dell’incontro con Cristo cambia tutta la vita; lo vediamo con le ragazze, le cui vite, se hanno vissuto questa esperienza, hanno assunto un significato più profondo, più pieno.
La nuova evangelizzazione è nata con un accento pastorale in Europa. Come portare avanti questa missione nel Vecchio Continente?
Suor Daría Fernández: La strada appare sempre più difficile. Quando penso a questa Europa, in cui ci sono tanti santi e dove il cristianesimo ha vissuto con tale fervore, mi tornano in mente i discepoli di Emmaus che davanti alle difficoltà e al fallimento dei loro ideali, fuggono. Penso che l’unico modo per fare una pastorale sia, come Gesù, incontrarsi, interessarsi della propria situazione, ascoltare, e riscoprire il senso di ciò che stavano vivendo, alla luce della Parola e dell’Eucaristia.
Così forse migliorerebbe la metodologia?
Suor Daría Fernández: Oggi è fondamentale la testimonianza che si manifesta nel modo in cui viviamo la fede, in cui viviamo quello che diciamo, nelle nostre opere, e nel modo in cui uniamo il nostro essere con il nostro fare.
Nella nostra pastorale della gratuità sono importanti un sorriso, una parola di incoraggiamento, una presenza significativa … Un’altra sfida è la fraternità, che noi vediamo in tutte le suore e i laici impegnati nel compito di fornire una casa, formazione, lavoro … Un’altra sfida è lasciare le persone essere se stesse, ponendole in un cammino verso la trascendenza, di qualsiasi religione siano, così da scoprire di avere mete eterne.
La vostra Congregazione sta lavorando in altri continenti. Come pensa che si possa arricchire l’evangelizzazione dell’Europa?
Suor Daría Fernández: Sono appena tornata dal Brasile e ho visto lì una freschezza, un desiderio di vivere, di scoprire nuovi significati per la vita, e di scoprirli in Gesù. Sono stata anche in Africa, Asia e Cuba, e ho visto come la fede dà senso alle persone. La fede è un dono da coltivare, che non è facile da scoprire se uno corre dietro ai propri criteri, a questo desiderio di protagonismo che ha il mondo di oggi.
Ci sono altre ragazze che vogliono essere religiose… Cosa cercano le giovani di oggi consacrando la propria vita?
Suor Daría Fernández: Anche se Dio tocca il cuore di ogni persona secondo la propria individualità, vi è un denominatore comune: l’esperienza di Dio e la grande preoccupazione delle sfide sociali. Alcune si sentono chiamate ad essere apostoli tra i loro coetanei, secondo il desiderio di Benedetto XVI, perché fa male sapere che ci sono giovani che non riescono a trovare un significato per la loro vita. Si sentono chiamate perciò ad andare a condividere tutto ciò che hanno vissuto.
In questi tempi, cosa bisogna rimarcare nella formazione delle novizie?
Suor Daría Fernández: La cosa più importante è l’approfondimento della fede e l’incontro con il Gesù della vita e della storia, che le aiuterà a comprendere l’esistenza di un umanesimo cristiano, e di un processo di salvezza per loro e le persone con cui entrano in contatto. Che ogni persona giovane si possa sentire coinvolti in un suo proprio processo e rafforzi la propria identità a partire dal carisma ricevuto.
Come si sta sviluppando attualmente la vostra Congregazione?
Suor Daría Fernández: Abbiamo 1200 suore di 28 nazionalità e stiamo continuando a svolgere la nostra missione in 122 famiglie di 21 Paesi dei quattro continenti, tra cui l’Oceania. Abbiamo anche un gruppo di 460 laici impegnati nel movimento “Laici di Vincenza Maria (Molavim)” e condividiamo con loro la spiritualità e la missione. Ci sono anche molti volontari, sostenitori, insegnanti, che si sono uniti a noi nella nostra missione, in risposta al Vaticano II, che ha scoperto la missione dei laici.
Sono orgogliosa della Congregazione, perché nel capitolo del 1986, abbiamo vissuto questa chiamata e abbiamo risposto con questa affermazione: “Accettiamo con gioia questa collaborazione come un modo di condividere la missione”. Un anno dopo è arrivata la Christifideles Laici …
Avete richieste di nuove fondazioni?
Suor Daría Fernández: Sì, ora si sta progettando di fondare in Africa, Burkina Faso, Mali; abbiamo anche necessità di fondare la Congregazione in Brasile, soprattutto al nord, dalla parte del Rio delle Amazzoni, per poterci prendere cura di questi giovani vittime dello sfruttamento. Nelle Filippine abbiamo appena aperto una casa. Ci sono poi richieste da parte dei Vescovi che vorrebbero fondazioni in America, India, Europa…
State anche promuovendo una causa di beatificazione?
Suor Daría Fernández: La nostra fondatrice Santa Vincenza Maria ha aperto la strada, essendo stata canonizzata nel 1975 da Paolo VI. Abbiamo aperto il processo della sorella Stella Chiese Hidalgo, una spagnola delle Asturie, che nacque nei pressi di Covadonga il 12 aprile 1899. Era figlia di una famiglia numerosa, e quando venne a contatto con la Congregazione, chiese di essere ammessa. Tutti ricordano il suo amore per l’Eucaristia e lo zelo apostolico vissuto nel silenzio e passato inosservato. Morì nel 1982 e furono proprio i suoi giovani, che ha tanto aiutato, a chiedere di scrivere una preghiera per chiederle grazie, in modo da iniziare la sua causa. Ci auguriamo che alcuni di voi possiate ottenere delle grazie attraverso di lei, che possano servire come un miracolo per la causa.
Negli altri paesi invece?
Suor Daría Fernández: Passando a un altro continente, abbiamo suor Maria Peña de la Cruz, ‘una giovane per i giovani’, come la chiamiamo oggi. A Porto Alegre, in Brasile, si arrese completamente all’apostolato, con un grande amore per l’Eucaristia e la croce. Aveva un grande trasporto per i giovani, specialmente quelli più bisognosi, a quel tempo i giovani di colore in particolare.
Ne abbiamo anche un’altra di origine giapponese, che, anche se non abbiamo iniziato il processo, è stata definita “molto santa” da tutti quelli che l’hanno conosciuta. Ci sono molte giovani laiche infatti che hanno testimoniato che ha vissuto la sua vita cristiana con grande dedizione e radicalismo. Oltre a queste, ci sono poi Dora del Hoyo, e molte altre sorelle che sono state veri apostoli delle famiglie.
Quale messaggio vuole inviare alle suore della Congregazione che leggono ZENIT?
Suor Daría Fernández: È tempo di andare avanti con “lo sguardo fisso su Gesù”. Contemplate come ha la
vorato, come ha amato, come ha servito. Se vogliamo che la nuova evangelizzazione arrivi all’uomo di oggi, bisogna tener conto di quello che Santa Vincenza Maria più volte ci ha ricordato: “Contemplare Gesù quando andava lungo le strade della Galilea”. E oggi la Galilea è il mondo, e in queste strade, solo appoggiate a Gesù che è sempre fedele, possiamo camminare insieme ai nostri fratelli laici al servizio dei giovani.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Salvatore Cernuzio]