LUGANO, mercoledì, 1 agosto 2012 (ZENIT.org) - Hillary Clinton ha presentato alla stampa questa settimana il voluminoso Rapporto annuale sulla libertà religiosa del Dipartimento di Stato americano, uscito con un ritardo che ha causato qualche polemica.

In una nota il sociologo torinese Massimo Introvigne, coordinatore dell'Osservatorio della Libertà Religiosa promosso dal Ministero degli Esteri, segnala «luci e ombre» del documento americano, rispondendo anche ad alcune critiche rivolte all'Italia nel testo.

«Sono anzitutto condivisibili, nonostante le proteste di Pechino - osserva Introvigne - le critiche alla situazione della libertà religiosa in Cina, così come quelle ai Paesi usciti dalle "primavere arabe" a partire dall'Egitto. Speriamo ne seguano passi conseguenti nelle relazioni diplomatiche fra gli Stati Uniti e questi Paesi».

«La denuncia della crescita globale dell'antisemitismo - prosegue Introvigne - e il richiamo a un'accresciuta vigilanza vanno accolti. Il fenomeno esiste e preoccupa». «Amplissima per molti Paesi, specie occidentali - nota poi Introvigne - è la trattazione relativa a veri o presunti casi d'islamofobia. Certamente molto di quanto è denunciato è vero.

L'enfasi sul fenomeno dell'islamofobia appare però talora sproporzionata. Le accuse rivolte anche all'Italia, accusata per esempio di lasciar costruire troppe poche moschee o di non lasciare indossare alle donne musulmane il burqa, non sempre mostrano un'adeguata comprensione del nostro quadro giuridico e talora patiscono pregiudizi politici».

«Carente» infine è definita da Introvigne l'analisi delle discriminazioni che i cristiani patiscono anche in Occidente «a opera di un laicismo aggressivo», evidenziate da documenti come il rapporto dell'Osservatorio dell'intolleranza e discriminazione contro i cristiani di Vienna, di cui il testo americano ha tenuto scarso conto.

«Ma del resto - conclude Introvigne - la stessa amministrazione Obama è criticata dai vescovi cattolici per violazioni della libertà religiosa ai danni dei cristiani su temi come l'obiezione di coscienza o il diritto delle Chiese a gestire le proprie istituzioni in base ai principi in cui credono in materia di vita e famiglia. Sarebbe difficile oggi per gli Stati Uniti rimproverare a Paesi europei le stesse pratiche per cui il loro governo è criticato in patria».