La catechesi della bellezza per insegnare religione

Nicola Rosetti, insegnante di religione, prova a far conoscere Dio attraverso il bello artistico

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di Antonio Gaspari

ROMA, mercoledì, 1 agosto 2012 (ZENIT.org) – Illustrare le opere d’arte per capire il bello e arrivare a Dio, così Nicola Rosetti un insegnante di religione di Roma, sta provando a costruire una catechesi del bello.

Per cercare di conoscere meglio come si possa sviluppare un programma che utilizzi il bello artistico come strumenro di formazione, ZENIT lo ha intervistato. 

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Come le è venuta l’idea di spiegare la religione utilizzando le opere d’arte?

Prof: Rosetti: Insegnando Religione Cattolica in una scuola primaria, ho pensato che le immagini sarebbero state di grande aiuto ai bambini per comprendere meglio, e in un certo senso immaginare, i vari brani biblici che racconto: con l’immagine si riesce a comunicare meglio che con una parola scritta. In un primo momento sono stato mosso da una finalità didattica. Ho iniziato a ricercare e selezionare dall’immenso patrimonio artistico italiano, quelle immagini che ritenevo maggiormente adatte per i miei alunni, facendo quindi conoscere loro anche molte opere d’arte presenti nel nostro Paese. C’è stata infine una motivazione tutta religiosa: noi cristiani, a differenza degli altri credenti monoteisti, crediamo nel Verbo incarnato, cioè per noi il divino ha preso una forma umana tangibile e rappresentabile, l’immagine e il suo culto fanno parte del nostro “patrimonio dogmatico”

In che modo riesce aspiegare passi della Sacra scrittura con dipinti e architetture?

Prof. Rosetti: L’arte sacra è nata in ambiente cristiano con la finalità di trasmettere con le immagini  i contenuti della fede, la sua finalità dunque è totalmente comunicativa. La chiesa si è sapientemente servita dell’arte per narrare alle persone, che nei tempi passati non sapevano né leggere né scrivere, i misteri della vita di Cristo, della Madonna e dei Santi. Giustamente si è parlato di arte come “Biblia pauperum”. Io non ho fatto altro che riprendere questo straordinario patrimonio e riproporlo ai bambini, ho cercato semplicemente di far parlare le immagini.

Un discorso a parte merita l’architettura. È molto interessante mostrare agli alunni l’evoluzione dell’edificio sacro, facendo notare come esso si sia sviluppato a seconda delle necessità della comunità cristiana, passando dalle “domus ecclesiae” messe a disposizione dai primi facoltosi cristiani, fino ad arrivare alle nostre ampie e sontuose chiese

Ci spiega come svolge il programma di studi?

Prof. Rosetti: Oltre all’uso del libro di testo, cerco di preparare personalmente delle schede con il computer. Quando devo spiegare ad esempio un brano del Vangelo, affianco al testo biblico un’opera d’arte che lo illustri e lo rappresenti, a volte propongo anche più immagini che rappresentano lo stesso brano e chiedo ai bambini di cercare di comprendere cosa ha voluto mettere in luce un artista piuttosto che un altro.

E’ vero che organizza visite guidate invitando anche i genitori?

Prof. Rosetti: Sì, cerco in prevalenza di usare immagini che i bambini possano poi vedere dal vivo. In terza classe in particolare, allacciandomi al programma che è incentrato sull’Antico Testamento, propongo ai ragazzi molte immagini della Cappella Sistina che poi a fine anno andiamo a vedere. Gli alunni hanno quindi l’opportunità di vivere circondati da quella bellezza che durante tutto l’anno scolastico hanno cercato di apprezzare e capire. Insieme con gli altri insegnanti abbiamo deciso di aprire queste uscite anche ai genitori, sia per mostrare loro il percorso che abbiamo fatto con i loro figli, sia per sensibilizzare le famiglie alla conoscenza del nostro patrimonio culturale 

Quali sono i risultati di lezioni così organizzate? E quali le reazioni degli alunni e dei genitori?

Prof. Rosetti: Uno dei primi risultati è che non ci si annoia mai! I bambini si appassionano molto a questo tipo di lezioni e spesso pongono delle domande che mi spingono ad ulteriori ricerche ed approfondimenti. Si cerca di dare molto agli alunni ma si cresce anche molto con loro. Alle lezioni di Religione Cattolica partecipano anche molti alunni che provengono da famiglie non credenti o di altra religione, devo dire che il linguaggio dell’arte rende accettabile un discorso religioso a qualunque tipo di persona. È un linguaggio trasversale che riesce ad includere tutti

Il beato giovanni Paolo II diceva che non c’è vera fede se non diventa cultura. Il pontefice Benedetto XVI indica la bellezza come la via privilegiata per trovare la verità , cioè DIO. Qual è il suo parere in proposito?

Prof. Rosetti: Tutti abbiamo fatto esperienza della bellezza quando ci siamo innamorati la prima volta. La bellezza, per sua stessa natura, attrae, coinvolge, stupisce, nelle sue espressioni più compiute fa rimanere a bocca aperta e questo è quanto di più vicino al Mistero (dal verbo greco mueo= rimanere senza parole) di Dio. Giovanni Paolo II, come lei ha ricordato, ha detto che la vera fede necessariamente diventa cultura, e non si può non essere d’accordo con lui: tornando all’esempio dell’innamoramento, chi prova amore verso una persona rende visibile il suo sentimento attraverso dei gesti, una carezza, un mazzo di fiori. È così anche per la fede: quando è autenticamente vissuta, non può non trasformarsi in qualcosa di artisticamente bello e tangibile. È dunque sicuramente questa la via che più facilmente può condurre l’uomo contemporaneo a Dio, come ha giustamente indicato in più occasioni l’attuale Pontefice.

E’ possibile visitare il blog del prof. Rosetti all’indirizzo: www.nicolarosetti.it

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ZENIT Staff

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