di Eugenio Fizzotti
ROMA, giovedì, 26 aprile 2012 (ZENIT.org).- Una partecipazione vivissima ed entusiasta in uno stile liturgico molto animato ha caratterizzato la Concelebrazione Eucaristica che ha avuto luogo a Catanzaro domenica 22 aprile 2012 nella Chiesa Cattedrale di Santa Maria Assunta e dei santi Pietro e Paolo che, inaugurata da papa Callisto II e onorata nel 1984 dalla presenza del sommo Pontefice il beato Giovanni Paolo II, era lieta di ospitare la persona del cardinale Segretario di Stato che, come ha sottolineato in apertura Mons. Vincenzo Bertolone, Arcivescovo di Catanzaro-Squillace, «portando la “fiaccola ardente” di primo Collaboratore del Santo Padre Benedetto XVI persegue quotidianamente il compito di fidem custodire, concordiam servare».
Come è noto, la sera precedente la comunità accademica dell’Università Magna Graecia accolto il Card. Bertone come esperto di scienze giuridiche tra i suoi illustri accademici e gli aveva conferito la prestigiosa laurea honoris causa. La mattina seguente, in forma molto più comprensibile e affettuosa, il Segretario di Stato è stato accolto con devozione e con profonda riconoscenza partecipando alla celebrazione da lui presieduta e nel corso della quale ha spezzato il pane della Parola e il pane Eucaristico.
Con estrema semplicità Mons. Bertolone ha ricordato che, non appena eletto Segretario di Stato, il Card. Bertone confidò che la sua quotidiana preghiera è: «Ricordati, Signore, del Papa e dei suoi collaboratori presenti e futuri». E a conferma di ciò ha espresso che tutta la comunità diocesana si è unita a questa Sua preghiera, «raccomandando particolarmente la Sua persona, oltre che al Signore, alla Vergine Assunta, augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo fin da tutta l’eternità con uno stesso decreto di predestinazione».
E riconoscendo che i credenti nel corso delle celebrazioni eucaristiche sono disponibili a «un ascolto silenzioso e attento dei sacri testi della Liturgia della Parola, che esortano al cambiamento, al rinnovamento interiore e all’adesione a stili di vita nuovi ed evangelicamente autentici», l’Arcivescovo ha sottolineato che l’esortazione omiletica sarebbe divenuta «una occasione fruttuosa di preghiera, di meditazione e di condivisione in particolare per i giovani, nel cui cuore è racchiuso il futuro del Paese, nella piena consapevolezza che occorre ripartire proprio dall’educazione e da una cultura viva e aperta al fine di comprendere in forma chiara e profonda i mutamenti in atto e la tessitura di relazioni che favoriscono la dimensione della partecipazione civile, essenziale alla formazione di una classe dirigente, ma anche di una presenza cristiana culturalmente apprezzata e all’altezza dei tempi».
Un accenno particolarmente efficace è stato fatto da Mons. Bertolone alla cultura che è luce talmente forte e vivace da produrre conforto, aiuto, orientamento, giustificazione di errori e di reati a sfondo religioso. Di conseguenza «è necessario essere illuminati dal Vangelo in modo che attraverso l’ascolto e il dialogo si verifichi l’apertura di uno spazio peculiare di interazione tra l’angelo della Chiesa che presiede alla cattolicità nell’amore e tutti i battezzati della Chiesa particolare di Catanzaro-Squillace, radunata in un luogo sacro che custodisce le preziose e venerate reliquie di san Vitaliano, patrono della città di Catanzaro, nonché dei santi Fortunato ed Ireneo, patroni, tradizionalmente, dell’antica città bizantina».
Facendo poi un esemplare riferimento al beato Giacomo Cusmano che nel 1865 fu colpito dalla pratica quotidiana di un suo amico medico e dei suoi familiari che durante il pranzo toglievano un boccone dal proprio piatto per deporlo in un piatto più ampio al centro della tavola, Mons. Bertolone ha richiamato il fatto che il Card. Bertone nel corso della celebrazione eucaristica avrebbe spezzato «un boccone della sua meditazione, mettendolo in comune con tutti i presenti e condividendo così il pane quotidiano eucaristico».
E ribadendo il comune e condiviso atteggiamento di ringraziamento e di fiducia, ha ricordato che la partecipazione all’Eucaristia sollecita ad approfondire la consapevolezza che l’amore perfetto va oltre la legge dell’«amare il prossimo come se stessi» (Levitico 19,18), perché ognuno ama l’altro ancor più di se stesso, «in una pienezza di dedizione che sola può rischiarare il cammino di un’umanità impoverita dall’egoismo e non più capace di amare d’un amore autentico, in tutto il suo fascino, in tutta la sua bellezza, in tutta la sua pienezza vitale».