di Eugenio Fizzotti
ROMA, domenica, 22 aprile 2012 (ZENIT.org).- Risale all’ormai lontano 1968 l’inizio del mio contatto prima epistolare e poi personale con Viktor E. Frankl, fondatore della Terza Scuola Viennese di Psicoterapia, nota in tutto il mondo come “logoterapia e analisi esistenziale”. Nell’introduzione alla traduzione italiana del suo originale volumetto Sincronizzazione a Birkenwald, pubblicato nel 1995 dall’editrice La Giuntina di Firenze, ho descritto con molta precisione e accuratezza il cambiamento esistenziale che ha provocato nella mia vita l’incontro con lui a Vienna, soprattutto perché il passaggio da ricercatore ad allievo e poi a frequentatore, a collaboratore e soprattutto ad amico è stato graduale ma costante, fino al punto da essere considerato sia da lui che dalla moglie Elly come il figlio maschio da sempre desiderato. E di continuo mi ritrovo a individuare crescenti sintonie con il suo pensiero non solo, ma con il suo stile di vita, con le sue abitudini, con il suo modo di accogliere e di essere disponibile che ho vissuto e verificato per anni, fino a poche settimane prima della sua morte, avvenuta il 2 settembre 1997. E le occasioni che tre o quattro volte all’anno continuo ad avere di recarmi a Vienna per incontrare la signora Elly mi consentono sempre più di gustare la gioia profonda che inonda il mio cuore per essere degno della sua fiducia e sentirmi membro effettivo della sua famiglia.
Sono già passati moltissimi anni da quando per la prima volta ebbi tra le mani, fresca di stampa, una prima raccolta di frammenti autobiografici, pubblicati da Frankl nel volume curato da Ludwig P. Pongratz, Psychotherapie in Selbstdarstellungen (Huber, Bern-Stuttgart-Wien, 1973, pp. 177-204), successivamente ristampati, come capitolo, nel suo volume Die Sinnfrage in der Psychotherapie (Piper, München, 1981, pp. 143-173).
In diversi incontri mi permisi di sollecitare Frankl a rivedere alcuni punti sui quali si era eccessivamente dilungato riportando opinioni altrui sul suo pensiero: non mi sembrava, infatti, che fosse suo compito riferirle con il facile rischio di essere tacciato di narcisismo. Piuttosto lo pregai di scavare ancora più a fondo nei suoi ricordi e di fissare sulla carta quanto poteva risultare maggiormente significativo per tracciare le varie tappe di sviluppo della sua logoterapia e analisi esistenziale, compresi gli incontri, più o meno prolungati, che aveva avuto con uomini di cultura, studiosi, ricercatori, docenti universitari.
Nel frattempo, per consentire al lettore italiano di cominciare a gustare la ricchezza di tale testo, ne feci una traduzione italiana per il volume Logoterapia applicata. Da una vita senza senso a un senso nella vita (Salcom, Brezzo di Bedero, 1990, pp. 15-42), che curai assieme a Rocco Carelli in occasione dell’85° compleanno di Frankl. Successivamente, avvalendomi di numerose integrazioni offerte dallo stesso Frankl nel corso di una seguitissima conferenza, tenuta durante un convegno che organizzai con gli altri membri dell’Associazione di Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana (A.L.Æ.F.) il 28 e 29 marzo 1992 presso l’Università Salesiana di Roma, arricchii il testo e lo pubblicai nel volume «Chi ha un perché nella vita…». Teoria e pratica della logoterapia (Las, Roma, 1993, 2ª ed, pp. 83-106) di cui fui curatore.
L’apparizione nel 1995 come volume autonomo dal titolo Was nicht in meinen Büchern steht. Lebenserinnerungen (Quintessenz, München), di molto ampliato rispetto a quella prima stesura e corredato da un’ampia documentazione fotografica, rese l’autobiografia più completa, pur se conservava, e non poteva essere diversamente, un carattere frammentario e incompleto. E la traduzione italiana, sempre da me curata, che fu fatta subito dopo con il titolo La vita come compito. Appunti autobiografici (SEI, Torino, 1997), affiancandosi alle due precedenti, permise di avere una visione più globale, dettagliata ed emotivamente coinvolgente delle varie vicende personali che condussero Frankl a dar vita a quell’affascinante e attuale orientamento di pensiero e di azione, che è appunto la logoterapia e analisi esistenziale, e che tanti riscontri positivi continua ad avere in ambito clinico ed educativo.
La logoterapia e analisi esistenziale, infatti, gode di buona salute non solo perché le sue tecniche di intervento psicoterapeutico dimostrano ogni giorno più di avere efficacia e validità, ma anche perché offre continue sollecitazioni in chiave preventiva a quanti hanno a cuore lo sviluppo e la crescita della persona, e dei giovani in modo particolare. Sempre maggiore è il numero di psicologi, genitori, insegnanti, educatori e operatori sociali che chiedono di essere formati alla scuola della logoterapia e analisi esistenziale perché ritengono che essa sia in grado di offrire una visione positiva dell’esistenza umana, grazie alla quale favorire la ricerca di senso in un contesto socioculturale, quale quello contemporaneo, segnato inesorabilmente dal vuoto e dalla delusione. E la testimonianza viva di Frankl che, ancor giovane studente universitario, si mise con impegno a creare, nella città di Vienna prima e in altre città vicine poi, Centri di Consulenza per giovani in difficoltà costituisce la prova evidente che la logoterapia e analisi esistenziale fin dalle sue più lontane origini ha una squisita e costante preoccupazione educativa e quindi preventiva. Ecco perché qualche anno dopo la morte di Frankl decisi di tradurre e raccogliere nel volume Le radici della logoterapia (Las, Roma, 2000) gli scritti che egli aveva pubblicato dal 1923 al 1942 e che dimostrano, come ebbi modo di dire nel corso di una conferenza tenuta come Visiting Professor il 14 ottobre 1994 all’Internationale Akademie für Philosophie del Liechtenstein in occasione dell’inaugurazione della Cattedra di filosofia e psicologia dedicata a Frankl, che in essi sono presenti le premesse per una concezione dell’esistenza globalmente intesa, come radicale unità e totalità pluridimensionale, con ampio spazio alla dimensione spirituale-noetica.
In quegli scritti giovanili emerge che Frankl fu un serio e autorevole pioniere dei centri di consulenza dei giovani, fin da studente universitario elaborò e maturò un’immagine dell’uomo centrata sulla libertà, la responsabilità e la ricerca di senso della vita, evidenziò nel rapporto tra terapeuta e paziente la prospettiva indispensabile di appello ai valori, sottolineando il passaggio dalla neutralità al coinvolgimento responsabile ed evidenziando in modo chiaro e affascinante che il terapeuta non dev’essere solo un abile tecnico, un perfetto testista, un accurato diagnosta, ma dev’essere prima di tutto un saggio, capace di compenetrazione e di empatia, pronto al dialogo e disponibile al confronto, rispettoso dei valori del paziente e fermamente appassionato della libertà e della responsabilità.
Oltre a ciò, alcuni dei numerosi e originali articoli raccolti nel volume dimostrano a piene mani che la logoterapia e analisi esistenziale non è nata dalla tragica esperienza vissuta da Frankl nei lager nazisti, ma ha radici molto più lontane, che rimandano in modo particolare alla sua acutezza di filosofo e di psicologo, grazie alla quale, dopo aver preso le distanze da sistemi teorici di stampo riduzionista, seppe elaborare una visione dell’uomo che, confrontata e verificata con i migliori pensatori del suo tempo, appare ancora oggi fonte inesauribile di ottimismo e di speranza.
Basta, infatti, addentrarsi in alcuni nuclei teorici quali l’appello alla libertà dinanzi alle provocazioni di vario tipo cui si è costantemente sottoposti, la consapevolezza di una responsabilità che fonde insieme armonicamente il passato, il presente e il futuro, la ricerca del compito unico e originale che si è chiamati a realizzare, la «fede incondizionata in un signif
icato incondizionato della vita» e l’ampio spettro di valori con cui è possibile gustare in pienezza l’esperienza del vivere quotidiano, per rendersi conto di tutta la portata innovativa e propositiva della logoterapia e analisi esistenziale nel campo delle scienze umane e di quelle psicologiche in modo particolare.
È partendo da tali basi, infatti, che è possibile porre in azione interventi terapeutici che consentano di affrontare e risolvere situazioni di disagio esistenziale, sia personale che relazionale. Ma è grazie ad essi, soprattutto, che si riesce a elaborare e conseguentemente a rendere percorribili quegli itinerari educativi, a carattere prevalentemente preventivo, che aiutino i giovani a guardare con fronte alta dinanzi a sé, a superare le facili tentazioni della fuga e dell’annegamento nel vuoto esistenziale e, in modo particolare, ad accogliere con coraggio e lungimiranza la vita come sfida.
Questa nuova edizione dell’autobiografia di Frankl, dal titolo Ciò che non è scritto nei miei libri. Appunti autobiografici sulla vita come compito, FrancoAngeli, Milano 2012, 2ª ed., pp. 138, risulta arricchita di una notevole quantità di integrazioni scaturite sia dall’approfondita conoscenza della letteratura sulla logoterapia e analisi esistenziale e, soprattutto, da lunghe e appassionate conversazioni avute dal 5 al 18 settembre 2011 a Vienna con la signora Elly, la quale a mano a mano che le rileggevo il testo originale tedesco mi offriva delle informazioni sia sui personaggi citati che sulle situazioni descritte, così come mi offrì un’ampia e personalissima conoscenza di tutti coloro che, a partire dalla sera di Natale del 1948, avevano firmato i due libri degli ospiti che conserva nell’archivio, riferendo i sentimenti provati nel trascorrere un bel po’ di tempo con Frankl e manifestando la loro stima per quanto egli trasmetteva con le sue opere e con la sua forte testimonianza di vita.
Ecco perché, autorizzato dalla signora Elly, ho inserito in questa nuova edizione italiana una notevole quantità di note a pié di pagina con l’indicazione [E.F.] che permetteranno al lettore italiano di conoscere in forma più approfondita e originale la straordinaria esperienza che Frankl ha fatto fino alla sua morte e il ruolo che nella sua esistenza hanno avuto tantissime altre persone.