CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 20 aprile 2012 (ZENIT.org) – Riprendiamo la lettera inviata dal cardinale segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, al cardinale Angelo Scola, presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, e al rettore e alla comunità accademica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, in occasione dell’88a Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
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A Sua Eminenza Reverendissima
il Sig. Card. ANGELO SCOLA
Presidente dell’Istituto G. Toniolo di Studi Superiori
Largo A. Gemelli, 1
20123 – MILANO
Signor Cardinale,
sono lieto di far giungere a Lei, al Magnifico Rettore e all’intera comunità accademica alcune riflessioni a nome del Sommo Pontefice in occasione dell’88aGiornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Tale ricorrenza riceve quest’anno una luce speciale dalla Beatificazione del Servo di Dio Giuseppe Toniolo, il cui nome è legato indissolubilmente a codesto Ateneo.
«Il futuro del Paese nel cuore dei giovani»: questo il tema della presente Giornata, ed è quanto mai significativo – a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II – che esso sia ispirato da un riferimento alla costituzione pastorale Gaudium et spes, che giova anche qui riportare: «Si può pensare legittimamente che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (n. 31). E chi è in grado di trasmettere ragioni di vita e di speranza più di Cristo Signore? Egli è vivo, è il Risorto, e cammina con noi come fece con i discepoli di Emmaus, di cui parla proprio il Vangelo della domenica in cui celebriamo l’88a Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore. I discepoli furono interiormente trasformati da quell’incontro, che li spinse a portare alla comunità la loro testimonianza: «Narravano ciò che era accaduto lungo la vita» (Lc 24,35).
L’inquietudine nel loro cuore, che un’ora difficile inevitabilmente produce, è dissolta dalla luce del Mistero Pasquale (cfr Lc 24,25-26), punto di riferimento del loro pensare e fonte di ferma speranza. Diventano, così, ricchi di energia propulsiva di rinnovamento, perché ciò che non era immaginabile è avvenuto: la morte è stata sconfitta. Ringiovanisce allora la fede, si riapre il futuro; i passi stanchi e delusi riacquistano forza e si fanno veloci. Una fede giovane, ricca di slancio e di ideali, è in grado, oggi come allora, di rispondere generosamente al mandato del Signore: «Di questo voi siete testimoni» (Lc 24,28). La fede di chi ha fatto esperienza dell’incontro con Gesù Cristo come presenza reale è una forza che trasforma la vita personale e muove all’impegno per gli altri, ed è una forza potente di rinnovamento sociale. Per questo la fede dei giovani cristiani è motivo di speranza per il futuro dei Paesi in cui essi vivono e coltivano la loro formazione.
Questo riferimento alla fede in Cristo, come luce che dilata la ragione umana e conforta lo spirito, definisce l’originalità della elaborazione del sapere in Università Cattolica, la sua peculiarità culturale e pedagogica, la dialettica delle posizioni che legittimamente l’arricchisce. E con questa sua propria identità, che è spirituale prima ancora che culturale, la «Cattolica» offre un contributo qualificato all’impegno di tutta la Chiesa in Italia al servizio dell’educazione, mentre rinnova il suo rapporto privilegiato con la Sede di Pietro. Essa compie quotidianamente un’opera di discernimento, alla scuola dello Spirito Santo (cfr 1 Cor 2,10-16), per agire efficacemente nella città dell’uomo e promuoverne il vero bene.
L’Università Cattolica del Sacro Cuore, fedele all’intento del suo Fondatore, persegue l’impegno arduo, ma sempre entusiasmante, di una educazione della persona radicata nella coltivazione alta del sapere, dove la scienza si incrementa in sapienza. Affermava Padre Gemelli: «Io ritengo che l’Università contemporanea, se ha il dovere di collaborare per il progresso delle scienze e di seguire la metodologia richiesta da ciascuna di esse, non deve però mai porre in secondo ordine ciò che esige il riconoscimento del suo primato, vale a dire l’uomo, la persona umana, il mondo della spiritualità. Questo è il nucleo generatore del suo servizio culturale, ecclesiale, sociale. Nella sua qualità di «focolaio di attività scientifica», l’Università Cattolica ritiene imprescindibile e qualificante l’obiettivo di una educazione integrale, dove il soggetto non sia scisso tra valori e saperi, ma ne colga la sintesi, nell’orizzonte di un umanesimo plenario: «L’Università, sinora, dall’epoca della sua fondazione nel Medio Evo ai nostri giorni, coltiva bensì le scienze, ma lo spirito che la animava rispondeva ad una esigenza umanistica.
La preoccupazione essenziale era… la formazione dell’uomo», la formazione integrale dell’uomo. Proprio questa coniugazione, questa reciproca inclusione di coltivazione aperta della scienza e di formazione del soggetto in tutte le sue dimensioni compresa quella spirituale, la fa essere «cattolica». Da qui deriva anche la capacità e il coraggio di fare progetti, superando la tentazione di conservare soltanto l’esistente preoccupandosi prevalentemente degli aspetti organizzativi.
Si realizza così in profondità quella unità di fede e vita su cui già richiamava l’attenzione il Concilio Ecumenico Vaticano II: «Il Concilio esorta i cristiani, che sono cittadini dell’una e dell’altra città, a sforzarsi di compiere fedelmente i propri doveri terreni, facendosi guidare dallo spirito del Vangelo. Sbagliano coloro che, sapendo che qui non abbiamo una cittadinanza stabile ma che cerchiamo quella futura (cfr Eb 13,14), pensano di poter per questo trascurare i propri doveri terreni … Il distacco, che si constata in molti, tra la fede che professano e la loro vita quotidiana, va annoverato tra i più gravi errori del nostro tempo … Non si venga ad opporre perciò, senza ragione, le attività professionali e sociali da una parte, e la vita religiosa dall’altra» (Cost. Gaudium et spes, 43).
L’atteggiamento che si appaga di un tornaconto immediato non diventa impulso socialmente rilevante, apporto costruttivo all’edificazione della comunità. Insomma, senza un valido radicamento antropologico si finisce per rimanere prigionieri tra la retorica verbale e la strumentalità pratica. È sempre necessaria la conversione spirituale e culturale dell’interesse proprio al bene comune.
In questo contesto, occorre tenere ben presente e ribadire con forza che la fede cristiana è fermento di cultura e luce per l’intelligenza, stimolo a svilupparne tutte le potenzialità positive, per il bene autentico dell’uomo; e che, senza nulla imporre, ma persuadendo con argomentazione razionale, essa delinea uno sfondo antropologico di valenza insuperabile per elaborare validi percorsi pedagogici. Ciò comporta il rilancio e la qualificazione della pastorale universitaria nelle Chiese particolari, come azione non marginale, ma inserita nella vita ordinaria delle comunità ecclesiali. Compito della Chiesa è raggiungere l’uomo là dove vive, studia, lavora, soffre, si ristora; aiutarlo a scoprire la fecondità del Vangelo per la sua esistenza quotidiana, personale e sociale. Il Vangelo, infatti, è in grado di illuminare e orientare la soluzione di questioni vitali per il futuro dell’umanità.
Nell’affidarLe, Signor Cardinale, questi pensieri, Sua Santità imparte di cuore a Lei e ai Membri dell’Istituto Giuseppe Toniolo, al Rettore, ai Docenti, agli studenti e a tutto il personale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore la Benedizione Apostolica. Al tempo stesso, Egli mi incarica
di farLe pervenire l’unito contributo, destinato a sostenere l’Ateneo e le sue iniziative.
Mi valgo volentieri della circostanza per confermarmi con sensi di distinto ossequio dell’Eminenza Vostra Rev.ma
dev.mo nel Signore
+ Tarcisio Card. Bertone
Segretario di Stato