di Anne Kurian
ROMA, giovedì, 19 aprile 2012 (ZENIT.org) – La nuova legge ungherese per la famiglia è una “risposta legittima” alla crisi attuale, ha dichiarato Grégor Puppinck, direttore del Centro Europeo per la Legge e la Giustizia.
Martedì 17 aprile l’ECLJ (European Centre for Law and Justice) ha consegnato un memorandum alla Commissione di Venezia riguardo la nuova normativa ungherese.
Il 23 dicembre scorso, il parlamento di Budapest aveva ratificato la Legge n°211/2011 sulla Protezione delle Famiglie, con l’obiettivo di rimediare alla crisi demografica attuale. Con 1,33 figli per donna, l’Ungheria registra infatti il terzo tasso di fecondità più basso di tutti i Paesi membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).
La normativa in questione è stata fortemente criticata, in particolare per la sua definizione della famiglia come “fondata sul matrimonio di un uomo e di una donna” e per la sua protezione della vita umana sin dal concepimento. In seguito alle critiche, la Commissione Europea per la Democrazia attraverso il Diritto – la cosiddetta “Commissione di Venezia” – ha ricevuto il compito di analizzare la legge. Essa renderà pubblico un parere in occasione della sua prossima sessione plenaria, in programma nel giugno prossimo.
Secondo l’ECLJ, questa legge “rispetta lo spirito e la lettera dei trattati internazionali sulla famiglia” e persegue l’obiettivo “legittimo” di “recupero” del Paese attraverso la protezione della vita e della famiglia.
Si tratta infatti della “sopravvivenza” della Nazione, che è la “responsabilità” dello Stato, sottolinea l’ECLJ, aggiungendo che “il sostegno delle famiglie, la conciliazione tra lavoro e famiglia e la promozione della parentalità” sono necessari per garantire condizioni soddisfacenti per promuovere la natalità e l’educazione della prole.
Di conseguenza, “le critiche a questa legge sono ingiustificate e fondate soltanto su pregiudizi ideologici riguardo all’aborto e all’omosessualità”.
La legge ungherese in questione precisa, del resto, che “la famiglia è una comunità autonoma stabilitasi nella storia umana prima dell’emergere della legge e dello Stato, che poggia su fondamenta morali” e che essa costituisce “la più importante risorsa nazionale dell’Ungheria”.
L’ECLJ ha constatato che questa legge, “sia nelle sue fondamenta filosofiche che nelle sue misure concrete, è in conformità con la legge internazionale ed europea”, in particolare con la Carta Sociale Europea e la Convenzione sui Diritti del Fanciullo del 1989, la quale stabilisce che “la famiglia, unità fondamentale della società e ambiente naturale per la crescita e il benessere di tutti i suoi membri, in particolar modo dei fanciulli, deve ricevere la protezione e l’assistenza di cui necessita per poter svolgere integralmente il suo ruolo educativo nella collettività”.
In un parere del 2011 sulla nuova Costituzione dell’Ungheria, la Commissione di Venezia aveva già riconosciuto che il Paese rispetta la legge europea ed internazionale, definendo il matrimonio come unione tra un uomo ed una donna e proteggendo la vita umana sin dal concepimento.
Negli ultimi mesi, ricorda Puppinck, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa ha adottato varie risoluzioni che sottolineano l’importanza di “famiglie stabili” in tempi di crisi ed esprimono l’opinione che “i cambiamenti demografici, la bassa natalità, l’invecchiamento della popolazione e la crescente partecipazione delle donne alla forza lavoro sono alcuni dei fattori che spingono le società ad investire nel capitale umano adottando delle politiche familiari dinamiche”.
Il Centro Europeo per la Legge e la Giustizia è una ONG internazionale, dedicata alla promozione e alla protezione dei diritti dell’uomo in Europa e nel mondo. L’ECLJ gode di uno statuto consultivo speciale presso le Nazioni Unite ed è accreditato presso il Parlamento europeo.
[Traduzione dal francese a cura di Paul De Maeyer]