di Salvatore Cernuzio
ROMA, domenica, 13 aprile 2012 (ZENIT.org) – 140 milioni di persone, di cui gran parte del mondo cristiano, sono coinvolte a vario titolo in Europa nell’esperienza del volontariato.
E’ il primo dato che il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, ha voluto sottolineare nel suo intervento alla presentazione del volume “Il Santo Padre e i volontari europei”, svoltasi nella sede del Dicastero, in via della Conciliazione, venerdì 13 aprile.
Presenti alla conferenza anche Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis e mons. Giampietro dal Toso, segretario di Cor Unum.
Il testo nasce proprio dalla volontà di raggiungere tutte le persone impegnate nel volontariato, con le loro associazioni e organizzazioni, per fargli rivivere l’incontro, tenutosi in Vaticano il 10 e 11 novembre 2011, con i vescovi e i responsabili delle organizzazioni cattoliche di tutta Europa, in occasione dell’Anno europeo del volontariato.
Nel libro, infatti, si ritrova una raccolta degli interventi salienti che hanno animato l’incontro di novembre: “a cominciare dal discorso rivolto ai volontari dal Santo Padre – come ha spiegato il cardinal Sarah – passando per il Commissario Europeo, Kristalina Georgieva, i numerosi ospiti che hanno condiviso le loro esperienze e concludendo con il rapporto finale sulla conformazione delle attività caritative”.
Il volume rientra in una serie di progetti portati avanti dal Dicastero della Carità, ancora in fase di ideazione e di “ampio respiro, per il numero di realtà coinvolte” ha affermato il porporato. L’obiettivo è “aiutare le associazioni e le strutture che si occupano di carità, non solo dal punto di vista dell’operatività, ma soprattutto nel loro cammino di accrescimento spirituale e identitario” attraverso strumenti concreti che garantiscano un maggior sostegno.
È possibile raggiungere tale scopo, ha spiegato il cardinale, grazie alla collaborazione con il maggior numero possibile di organizzazioni e attori impegnati in questa “gara della carità”, ma soprattutto grazie alla sinergia tra Cor Unum e Caritas Internationalis (già attuata con l’organizzazione comune dei primi appelli del Papa durante la crisi del Corno d’Africa), da sempre “promotori della carità cristiana ispirati dall’insegnamento del Vangelo e del Magistero della Chiesa”.
A tal proposito, il porporato ha ribadito la centralità della testimonianza cristiana come prima forma di aiuto per l’altro. “Per assolvere alla loro missione fedelmente – ha detto – i volontari devono mantenere lo sguardo fisso su Cristo e agire esprimendo la propria identità cattolica”.
“Tutte le attività del Pontificio Consiglio Cor Unum – ha puntualizzato infatti – devono essere espressione di quella carità delle opere, attraverso la quale l’annuncio del Vangelo, che è la prima carità, non rischia di affogare nel mare di parole a cui l’odierna società ci espone quotidianamente”.
“Questo è molto importante – ha concluso il Presidente Cor Unum – perché abbiamo notato, soprattutto nelle Caritas europee, alcune tendenze al secolarismo. Non dobbiamo convertire nessuno forzatamente, ma dobbiamo esprimere la nostra identità cattolica ed operare nel senso del Vangelo”.
Riguardo poi alle frequenti accuse alle opere di volontariato di essere una “forma velata di proselitismo”, il porporato ha citato il caso dell’Orissa, in India, dove “parlare di volontariato è un problema, perché c’è la paura che il cristianesimo invada la società induista, strutturata in caste, dove non è concepito il concetto di ‘gratuità’ ed il volontariato è visto quindi come “un modo di evangelizzare”.
Ma non è solo questo l’unico motivo di preoccupazione per gli organismi caritativi, ma tutte quelle persone “vittime di povertà, conflitti, disastri, ingiustizie e oppressioni”. In particolare, i circa 500mila volontari della rete mondiale di Caritas Internationalis, ha affermato il segretario Roy, “non accettano di veder deumanizzare la persona umana che il Dio amorevole in cui credono ha creato a sua immagine”.
La missione primaria che la Caritas persegue, ha soggiunto Roy, è quindi “irradiare carità, promuovendo giustizia sociale, mobilitando, impegnandosi, costruendo relazioni fraterne, testimoniando il Vangelo; e ciò include portare a Dio chiunque soffra o sia disorientato”.
Un approccio questo, ha precisato il segretario generale, “rispettoso di ogni persona e ogni fede”, che ha come unico scopo far sì che “le società rispettive di ogni credo siano più umane e consapevoli dei poveri e degli ultimi”.