ROMA, domenica, 15 aprile 2012 (ZENIT.org) – Riportiamo di seguito l’intervento dell’Arcivescovo Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, durante la conferenza stampa di presentazione degli eventi giubilari per il 40° anniversario della nascita del Rinnovamento nello Spirito, che si è svolta venerdì 13 aprile nella Sala Marconi della Radio Vaticana.
In particolare, mons. Fisichella si è soffermato sull’evento nazionale “Dieci Piazze per i Dieci Comandamenti”, organizzato dal movimento ecclesiale e patrocinato dal Dicastero di cui è Presidente, che prenderà il via l’8 settembre e coinvolgerà dieci piazze delle più importanti città italiane.
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Il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione ha accolto con particolare interesse l’iniziativa che il Presidente del Rinnovamento dello Spirito ha presentato e desidera sostenere con convinzione l’iniziativa che si presenta come una forma peculiare di nuova evangelizzazione. Il movimento del Rinnovamento vuole celebrare i 40 anni della sua istituzione con una serie di iniziative che evidenziano il fecondo cammino percorso in questi decenni.
L’evento che oggi presentiamo, comunque, possiede delle peculiarità che meritano di essere sottolineate, per far emergere la novità che possiede e lo spessore pastorale che lo anima. In primo luogo, esprime la forza stessa della Pentecoste. La nuova evangelizzazione è la missione stessa che Gesù Cristo ha affidato alla sua Chiesa, perché il Vangelo fosse conosciuto dovunque e da tutti. Pentecoste indica la forza dello Spirito che spalanca le porte della casa dove i discepoli erano rinchiusi per paura e timore, donando forza e coraggio per l’annuncio della risurrezione.
I cristiani di questi decenni non possono pensare di rimanere rinchiusi nelle loro chiese. Certo, tra queste mura troverebbero sicurezza e sostegno, ma così facendo renderebbero vana la Pentecoste. E’ il tempo, quindi, di spalancare le porte e non avere timore. Portiamo con noi una parola che dà senso alla vita dell’uomo e per questo non possiamo fermarci dinanzi agli ostacoli che ogni epoca ha conosciuto. Anche il nostro tempo conosce ostacoli che si frappongono all’annuncio del Vangelo, non per questo possiamo fermarci.
Questo evento consente di verificare che l’esigenza per trovare nuove forme di evangelizzazione non solo è reale, ma anche possibile e fattiva. Non si intende invadere la piazza; piuttosto si vuole fare della piazza ciò che essa indica: uno spazio dove ci si incontra, ci si fa conoscere e si esprime la nostra storia e identità. Il valore simbolico che la piazza possiede, d’altronde, merita di essere sottolineato soprattutto in Italia che ne è stata la prima ideatrice.
Qui si comprende, meglio che altrove per la storia che si possiede, il significato della piazza. Essa è il centro vivo della città e il luogo aperto dove la comunità cittadina ritrova se stessa e le proprie tradizioni. Per molti versi, è l’emblema dell’intera vita sociale dove la fede, la politica, l’economia, l’arte e la cultura in genere trovano accoglienza. In un periodo in cui l’oblio sembra estendersi in modo drammatico su tanti eventi e contenuti della storia, presentare i dieci comandamenti nella piazza equivale a ravvivare la memoria, perché permanga come vigile coscienza su come vivere il presente.
Sarà un modo, inoltre, per far comprendere la ricchezza di cultura che portiamo con noi e per aiutare a riflettere sui contenuti che sono patrimonio condiviso e trasmesso da intere generazioni. La piazza in questo modo tornerà a rivivere anche dal punto di vista della trasmissione della fede come spazio vitale che ha visto una condivisione di valori e di impegno comune della comunità cristiana e di quella civile.
Questo evento, per molti versi, si pone sulla stessa linea della missione metropoli che si è da poco conclusa con risultati fortemente positivi in 12 città europee e anticipa altre iniziative che troveranno spazio durante l’Anno della fede. Dieci diocesi si ritrovano nello stesso tempo ad offrire un segno di unità, di riflessione e di collaborazione reciproca. Una catena invisibile tiene unite le città perché diventino quasi le nuove tavole su cui vengono impresse le dieci parole che hanno segnato la storia del popolo ebraico e del mondo cristiano.
Riflettere sui 10 comandamenti, d’altronde, non è un’impresa da poco, soprattutto in un periodo in cui i contenuti fondamentali della fede sono poco conosciuti e la cui ignoranza e inosservanza creano non pochi problemi nel vivere comune e sociale. Questi comandi che trovano riscontro nella saggezza di tanti popoli perché riflettono la legge naturale impressa nel creato e nel cuore di ogni uomo, saranno riletti alla luce di Gesù Cristo che ha compiuto la legge antica, aprendo la strada alla nuova legge delle beatitudini.
In questo modo, la fede si ripropone in maniera sempre nuova e capace di rispondere alle sfide che una mutata situazione di vita e di cultura richiedono. Siamo dinanzi, infine, a una positiva provocazione che impone, comunque, in primo luogo ai credenti un serio esame di coscienza per considerare il loro stile di vita e la credibilità del loro impegno nel mondo contemporaneo.
Siamo convinti che un evento come questo possa trovare riscontro nel futuro in altre Chiese in Italia e nel mondo, per rendere altre piazze sorgente di sempre nuove forme di evangelizzazione e strumento di rinnovamento della società. E’ un’iniziativa, quindi, che tende a comporre il mosaico della nuova evangelizzazione nella complementarità con altri eventi. Per alcuni versi, avremo un’introduzione significativa al Sinodo dei Vescovi dedicato alla nuova evangelizzazione e trasmissione della fede.
Il contributo che emergerà da questo evento sarà in grado di evidenziare durante i lavori sinodali che molte iniziative di nuova evangelizzazione sono già in atto nella Chiesa e attendono di essere condivise e raccolte in un progetto comune per esprimere ancora ai nostri giorni la bellezza della fede.