di padre Piero Gheddo
ROMA, venerdì, 6 aprile 2012 (ZENIT.org).- Fra pochi giorni è Pasqua, la festa della nostra fede, il giorno centrale, fondamentale della nostra fede. Noi siamo cristiani, discepoli di Cristo perché Lui è risorto dalla morte. “Se Cristo non fosse risorto”, dice san San Paolo, “vana sarebbe la nostra fede”. Cosa vuol dire essere cristiano? Credere nella morte e risurrezione di Gesù il Cristo, che cambia la storia dell’umanità e di ogni uomo e cambia, deve cambiare anche la nostra piccola vita.
Tre livelli di comprensione della Pasqua:
1) Il livello fenomenologico. La Risurrezione di Cristo è un fatto storico, documentato da molti testimoni. Nessuno è stato testimone oculare della Risurrezione, ma la Risurrezione di Cristo è un avvenimento storico nel senso che è realmente avvenuta nella storia ed è stata testimoniata da molti: il sepolcro vuoto, Gesù risorto che è stato visto e toccato dalle pie donne e dai discepoli: inoltre la storia del cristianesimo e della Chiesa dimostrano che alla radice c’è uno straordinario fatto storico: il Figlio di Dio si è fatto uomo per salvarci dalla morte e da peccato. La Risurrezione non è un mito, una bella favola, ma un fatto che storicamente non si può negare. Altrimenti dovremmo negare l’esistenza di Giulio Cesare e di Buddha, di Maometto e di tanti altri personaggi storici, dei quali rimangono meno testimonianze e documenti che non per Cristo.
2) Il livello della fede. La Risurrezione è anche un fatto misterioso, umanamente inspiegabile. E’ un “mistero della Fede” e richiede la Fede, dono di Dio, per essere compreso e creduto. Oggi noi adoriamo il Signore Risorto e chiediamo a Dio di aumentare la nostra fede in Lui, unico Salvatore dell’uomo e del mondo. L’esempio classico è quello dell’apostolo San Tommaso, che non era presente quando Gesù apparve agli altri apostoli, quindi non credeva che fosse risorto. Ma quando può vedere Gesù e toccare le piaghe delle sue mani e del suo costato, allora crede che è veramente risorto e dal fatto storico avvenuto passa subito alla fede in Cristo Figlio di Dio: “Mio Signore e mio Dio!”.
Il servo di Dio Marcello Candia ripeteva spesso: “Signore, aumenta la mia fede”. Io gli dicevo che di fede ne aveva tanta, ma lui rispondeva: “Ricordati Piero, che la fede non basta mai!”. Oggi il mondo moderno secolarizzato, ci porta a “vivere come se Dio non esistesse”. Ma Dio esiste e vive, è risorto per salvarci dal peccato e dalla morte e cambia la nostra vita.
Quanti vivono senza sapere perché vivono. La loro vita è tutta e solo materiale senza una luce dall’alto che la illumini, senza una missione da compiere, senza una meta da raggiungere! Il pessimismo esistenziale così diffuso oggi tra gli italiani, battezzati al 96%, è diseducativo per i giovani e viene proprio da questo: Cristo risorto, che è segno di speranza e invito a risorgere con Lui non dice più nulla. La fede che forse ancora c’è, non cambia più la vita.
3) Il terzo livello di comprensione della Pasqua è quello dell’amore e dell’identificazione con Cristo.Non basta credere intellettualmente. Cosa vuol dire credere in Cristo risorto? Vuol dire vivere la vita di Cristo, conoscere e amare Cristo, mettersi seriamente e con gioia sul cammino dell’imitazione di Cristo, per poter sempre più testimoniarlo con la nostra vita. Il dono della fede che ho ricevuto, non mi è dato solo per me, perché lo viva e possa aspirare alla vita eterna con Lui; ma mi è dato per essere luce del mondo, sale per gli uomini, lievito per la società umana.
La Pasqua dà senso alla nostra vita, indica una meta per la nostra esistenza: se Gesù è risorto dalla morte, anch’io risorgerò con Lui. Questa è l’unica e vera novità del cristianesimo. Le altre cose, più o meno, le dicono anche le altre religioni, gli altri profeti e gli altri testi sacri, ma la risurrezione dalla morte per vivere la vita eterna con Dio è una verità che solo Cristo ha rivelato e promesso anche a noi.
Però, com’è difficile questo livello della fede in Cristo risorto, ma com’è consolante e rende autentica e felice la nostra piccola vita. Gesù è risorto affinchè anche noi risorgiamo dalla morte: questa è la speranza cristiana.
E’ difficile perché dobbiamo vivere la vita di Cristo, innamorarci di Cristo, imitare Cristo eliminando il peccato dalla nostra vita, correggendoci dei nostri difetti e cattive abitudini. E’ un cammino che dura tutta la vita e ci mantiene giovani di spirito e di dà l’entusiasmo di vivere in Cristo e con Cristo, facendo del bene.
Ultima riflessione. Un’espressione popolare significativa è questa: si dice “Sono contento come una Pasqua” quando si è commossi per una grande gioia. Cristo risorto è fonte di gioia e di speranza, ci dà uno sguardo ottimistico sulla nostra vita e sul mondo in cui viviamo, cioè ci fa vedere la realtà che ci circonda con gli occhi di Dio. Non più con i nostri occhi, ma con gli occhi di Dio.
Il beato Clemente Vismara, missionario in Birmania per 65 anni, ha condotto una vita quanto mai faticosa e penosa, tra poveri e lebbrosi, carestie e pestilenze, guerriglie e dittatura; ha patito la fame e la sete, si è adattato a cibi ripugnanti, per i primi otto anni di missione dormiva in un capannone di fango e paglia e quando pioveva apriva l’ombrello perché non gli piovesse addosso.
Eppure la gente chiamava Clemente Vismara: “Il prete che sorride sempre”, era sempre contento. In una lettera scrive: “Noi qui si vive la vita dei poverelli di Cristo, ma si prova contento ed allegria da paradiso e la preoccupazione del domani è relativamente leggera, giacché l’opera non è nostra ed il Signore che ha voluto mandarci qui”. In altra lettera scrive: “L’allegria e la pace non ci sono mai mancati, anzi abbiamo la pretesa di voler sempre vivere da missionari allegri che godono nel sacrificio e nel nascondimento, pregustando già in terra il futuro premio che sarà dato a chi ha abbandonato il padre e la madre nel nome del Signore”.
Il suo nipote Guido, figlio di Stella Vismara in Oberti, gli scrive che il mondo è brutto e lui risponde: “Benchè io viva in un mondo pagano, cioè più brutto di quello in cui vivi tu, ti dico che il mondo è bello e la vita è più bella ancora. Altrimenti a cosa serve la fede?”.