Pasqua: è Risorto Uno di noi

Vangelo della Domenica della Pasqua di Risurrezione

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di padre Angelo del Favero*

ROMA, giovedì, 5 aprile 2012 (ZENIT.org).- “Togliete via il lievito vecchio per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità” (1Cor 5,7-8).

Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.

Dicevano tra loro: “Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?”. Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.

Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. E’ risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dire ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”” (Mc 16,1-7).

Il Vangelo della Risurrezione è il nucleo centrale della missione redentrice di Gesù, “venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).

Un annuncio che da duemila anni risuona nel mondo intero e che il beato Giovanni Paolo II ha mirabilmente tradotto nelle “linee guida” dell’enciclica “Evangelium vitae”, dalla prima all’ultima pagina. Ecco le sue parole conclusive:

L’Agnello immolato vive con i segni della passione nello splendore della Risurrezione. Solo Lui domina tutti gli eventi della storia: ne scioglie i “sigilli” (Ap 5,1-10) e afferma, nel tempo e oltre il tempo, il potere della vita sulla morte.” (Evangelium vitae, n. 105).

La morte è ciò che la natura umana teme di più, come l’albero teme l’uragano che lo abbatte. L’uomo, infatti, è creato persona, e la persona dice amore, apertura, comunicazione, vita di relazione.

La morte contraddice la persona umana come una barriera inesorabile e definitiva, tuttavia..“la potenza creatrice della Parola e dell’Amore è abbastanza forte da superare la barriera della morte. Diventa manifesto così che la fede nella Risurrezione di Gesù è una professione della reale esistenza di Dio, ed una professione della sua creazione. La Parola di Dio penetra veramente fino all’interno del corpo. La sua potenza non finisce ai limiti della materia. Abbraccia il tutto.” (Card. J. Ratzinger, Il cammino pasquale, cap. IV).

Per chi vive come se Dio non ci fosse, tutto finisce inesorabilmente sotto terra; ma per chi crede alla Risurrezione, tutto comincia a partire dalla tomba: come Gesù, morto e sepolto, anche noi ne saremo liberati per sempre. Gesù infatti è Uno di noi, e noi siamo uno con Lui.

E’ solo questa la certezza che permette di affrontare nella pace il passaggio oscuro del morire.

Basta contemplare con“azzimi di sincerità e di verità” (1Cor 5, 8) l’immagine della Sacra Sindone, perché il germe di fede nella Risurrezione venga seminato nel nostro cuore, e cominciamo così a comprendere il divino significato di ogni vita umana, da quella piccolissima iniziata nel grembo a quella adulta del fratello che ci guarda.</p>

In qualunque momento si trovi della sua crescita, il concepito è sempre un uomo ed è sempre l’uomo. Questo va detto soprattutto quando si tratta di vittime di tragici avvenimenti. Ne voglio qui ricordare tre, diffusamente riportati e commentati dai media in questi giorni.

Il primo è quello della evitabilissima morte dei 63 profughi africani, alla deriva nel mare Mediterraneo un anno fa, raccontata ora da uno di loro sopravvissuto. Il secondo avvenimento è quello più recente (anch’esso evitabile nella fattispecie, ma di fatto ‘inevitabile’) della morte di 94 esseri umani immersi nell’azoto liquido avvenuta nell’ospedale san Filippo Neri di Roma. Il terzo è il ‘via libera’ farmaceutico di questi giorni a EllaOne, la pillola killer “dei 5 giorni dopo”, permesso che costituisce una vera e propria licenza di “far uccidere” concessa alle farmacie italiane dall’Agenzia del farmaco (Aifa). E’ questa la verità semplicemente scientifica del prodotto in questione.

Denominatore comune dei tre fatti è ultimamente la negazione della verità della Risurrezione di Cristo, rivelata dal Vangelo a tutti gli uomini.

Vale qui l’annuncio di Paolo: “Se non vi è risurrezione dai morti, neanche Cristo è risorto! Ma se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione e vuota anche la vostra fede. (…) Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti! Primizia di coloro che sono morti.” (1Cor 15,13s).

E’ la Risurrezione di Gesù che illumina la mente ed il cuore sull’inalienabile, incommensurabile, vero valore della vita umana, che è dono infinito ed eterno per se stesso, dato che ogni uomo concepito è creato per un fine di eterna comunione d’amore con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo.

Il fatto dell’ospedale di Roma sembrerà a molti umanamente meno drammatico di quello del Canale di Sicilia (… ma Eluana, non è stata uccisa per fame e per sete?), ma si tratta di vite umane assolutamente uguali nel valore, purtroppo accomunate anche dal disprezzo della loro incomparabile dignità.

La causa prima della strage di Roma va riconosciuta ben oltre l’incidente tecnico.

Essa sta nella pratica indegna ed iniqua della fecondazione artificiale, ormai diffusa in tutte le nazioni “civili”. Ma non può e non deve essere solo la tecnica a misurare la civiltà! Come dimostra anche EllaOne, la sola tecnica scientifica finisce per distruggere l’uomo, la famiglia, la società, l’umanità.

La fecondazione artificiale umana è segno e frutto di barbarie morale e spirituale; è una struttura diabolica di peccato che la Nuova Evangelizzazione dovrà denunciare apertamente con “azzimi di sincerità e di verità” (1Cor 5, 8). Infatti, “facendosi uomo, il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo” (Gaudium et spes, cap. 22), si è unito ad ogni carne per farla risorgere in Lui.

La vita umana è una scintilla divina, eterna sin dall’inizio. La morte non spegne la scintilla, ma la nasconde ai nostri occhi come un’eclissi, interponendosi fra il Sole divino cui è tornata (Cristo risorto) e la terra in cui ha potuto accendersi nel tempo.

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* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

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ZENIT Staff

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