di Salvatore Cernuzio

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì 12 gennaio 2012 (ZENIT.org) – Un grande fermento alimenta i centoquaranta giorni che mancano all’apertura del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, sul tema La Famiglia: il lavoro e la festa, previsto dal 30 maggio al 3 giugno a Milano che culminerà con la visita del Santo Padre.

Tra le iniziative ufficiali di preparazione all’appuntamento nel capoluogo lombardo si è inserito il convegno Quale famiglia per quale società, svoltosi, ieri mattina, presso l’Auditorium Giovanni Paolo II della Pontificia Università Lateranense.

Il simposio, frutto di una feconda sinergia tra il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su matrimonio e famiglia e dal Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis presso lo stesso Ateneo, ha visto la partecipazione di numerosi relatori ed ospiti, tra cui il cardinal Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, tra gli organizzatori dell’Incontro mondiale.

Ad aprire il convegno i saluti di mons. Dario Viganò, preside del Redemptor Hominis ed il breve ma profondo intervento di mons. Enrico Dal Covolo, rettore dell'Università, che ha riflettutto su come il sistema dei media orienti sempre più le relazioni familiari, rimodulandone tempi, spazi e ruoli, e determinando nuove sfide, alla luce dell’emergenza educativa attuale di cui spesso ha parlato il Papa.

“Tanto per fare un esempio concreto - ha osservato in proposito il rettore - che immagine di donna emerge dai media oggi?. L’immagine di “una donna ‘aggressiva’, che insegue disperatamente la propria realizzazione personale, a costo di ridurre drasticamente la sua presenza e il suo ruolo insostituibile nella famiglia”.

“Sono convinto che la conversione della nostra società  - ha concluso il presule - debba passare attraverso la conversione della donna: è necessario e urgente che la donna abbandoni questa perniciosa immagine di sé, fornita e alimentata da molti media”.

Ha fatto seguito l’intervento di mons. Livia Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, che ha sottolineato ancora come il tema della famiglia non possa essere “bypassato”, in quanto “centrale e cruciale, non solo per la società ecclesiale ma per la società intera”.

Riguardo alla collaborazione tra famiglia e cinema, inoltre, il preside ha rilevato come essa non sia “immediatamente evidente nella sua positività”: la famiglia infatti è “un mistero, non nel senso di qualcosa di oscuro, ma di una realtà umana in cui è custodita la rivelazione sulla vocazione dell’uomo ad essere dono di sé e la rivelazione di Dio che si riflette in essa”.

Il cinema, rappresentando spesso questa realtà, “sembra a volte screditarla, oggettivizzarla, tanto che lo stesso Giovanni Paolo II temeva i rischi della rappresentazione in questo senso”, ha aggiunto.

Ha riposto l’accento sul grande evento del 30 maggio, don Davide Milani (leggi discorso integrale), responsabile delle Comunicazioni sociali della Diocesi ambrosiana, che ha spiegato come sia nata l’idea dell’incontro e come, nonostante manchino ancora circa quattro mesi, “non si può certo dire che a Milano questo appuntamento non sia già cominciato”.

È iniziato, infatti, ha precisato don Milani, “nella laboriosa attesa che, a partire dalla Chiesa ambrosiana, sta contagiando le città lombarde e la società civile”, già mobilitate a realizzare le condizioni ideali per accogliere le circa centomila famiglie che verranno.

Un numero esorbitante, tanto che, ha raccontato don Davide, “da alcune settimane è stata avviata con ogni mezzo la ricerca di famiglie milanesi e lombarde pronte ad aprire le porte della propria casa”, offrendo un’ospitalità “fisica e del cuore”.

Dopo la relazione del professor Josè Noriega Bastos, dal titolo Le narrazioni del cinema e il bene della famiglia, ha chiuso in bellezza il ciclo di interventi la professoressa Chiara Palazzini, pedagogista, nonchè vice preside dell’Istituto Redemptor Hominis.

Fulcro del discorso della professoressa Palazzini sono state le relazioni, ovvero gli “aspetti di legame e riferimenti di senso, che legano i membri di una famiglia in una dimensione intergenerazionale”. Quindi le relazioni tra genitori e figli, nonni e nipoti, fratelli, e come esse spesso vengano rappresentate in una maniera poco adatta dai media, in particolare dalle fiction.

“La famiglia di riferimento – ha detto la docente - tanto nella finzione quanto nella realtà, non è più quella ‘tradizionale’: oggi la genitorialità assume caratteristiche peculiari che solo in parte vengono rappresentate dalle fiction; per esempio, a volte in esse i ruoli si invertono e sono i figli a far da genitori oppure vi è un’eccessiva presenza nella vita dei figli fino all’età adulta o molte volte si vede come ai genitori si affianchino i nonni, con interventi educativi aggiuntivi o sostitutivi”.

“Dal benessere della famiglia e dalle relazioni positive instaurate tra i suoi membri – conclude la vice preside - dipendono il futuro e la serenità di tutti i cittadini, cioè dei bambini di oggi che saranno gli adulti di domani”.

Un incontro proficuo, dunque, che ha posto in luce l’importanza del sacramento dell’unità familiare e del compito dei media nei suoi confronti.

“Il cinema, l’arte in generale, l’informazione – ha dichiarato a Zenit, in proposito, il cardinale Antonelli – se rispettosi della profonda dimensione della realtà della persona umana, nelle famiglie, nel lavoro, nella festa; se non banalizzano tutto questo, riducendolo ad un oggetto, possono essere molto utili alla crescita umana e ad una maggiore consapevolezza su cosa sia l’uomo e la vita”.