ROMA, venerdì, 27 gennaio 2012 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il messaggio del Custode di Terrasanta, Padre Pierbattista Pizzaballa, O.F.M., per la IVa Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa, in programma domenica 29 gennaio.
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Nella Grotta della Natività a Betlemme, appena prima dell’altare della stella, c’è il “camino della cometa”. L’antica devozione dei betlemiti richiama ancora oggi il prezioso servizio della cometa, che ha indicato la strada a pastori e magi, e – terminato il suo compito unico e irrepetibile – si è “spenta” in un “camino”. Il mese che ha seguito la nascita del Signore nostro Gesù Cristo dev’essere stato un tempo molto movimentato. Anche l’attuale gennaio è un mese che continua a rifarsi al Natale, in un crescendo di iniziative che testimoniano quanto ci sia ancora da fare per accogliere degnamente il Principe della Pace. Il “camino della cometa” ci dice che essa ha finito il suo compito, non dobbiamo attendere altro, è al Figlio di Dio che dobbiamo guardare per incontrare Colui che è la giustizia e la pace. Ma pace non c’è… Invocata, proclamata, cercata, proposta, indicata, anche premiata: tutti parlano di pace, ma la pace non c’è. Forse che la pace sia altro dalle parole degli uomini?
“Di fronte alla difficile sfida di percorrere le vie della giustizia e della pace possiamo essere tentati di chiederci, come il Salmista: Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l’aiuto? (Sal 121,1).
La pace non è soltanto dono da ricevere, bensì anche opera da costruire. Per essere veramente operatori di pace, dobbiamo educarci alla compassione, alla solidarietà, alla collaborazione, alla fraternità, essere attivi all’interno della comunità e vigili nel destare le coscienze sulle questioni nazionali ed internazionali e sull’importanza di ricercare adeguate modalità di ridistribuzione della ricchezza, di promozione della crescita, di cooperazione allo sviluppo e di risoluzione dei conflitti (Benedetto XVI, Messaggio Pace 2012). Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio », dice Gesù nel discorso della montagna (Mt 5,9). Per cambiare il cuore ci vuole la preghiera: questo sì. E senza cambiare il cuore non si riuscirà neppure a indirizzare lo sguardo nella giusta direzione. La nostra preghiera dovrà dunque chiedere la determinazione e la coerenza di abbracciare questo impegno, educandoci alla compassione… L’elenco che ci offre il Papa è quanto mai esaustivo circa ciò che va fatto per giungere alla beatitudine di chi opera per la pace nella verità. Egli ribadisce: La pace per tutti nasce dalla giustizia di ciascuno e nessuno può eludere questo impegno essenziale di promuovere la giustizia, secondo le proprie competenze e responsabilità. Invito in particolare i giovani, che hanno sempre viva la tensione verso gli ideali, ad avere la pazienza e la tenacia di ricercare la giustizia e la pace, di coltivare il gusto per ciò che è giusto e vero, anche quando ciò può comportare sacrificio e andare controcorrente.
Benvenuti, dunque alla quarta Giornata internazionale di intercessione per la pace in Terra Santa. Un appuntamento che arricchisce questo mese di riflessione corale sul Dono appena ricevuto, e ci invita a superare ogni divisione per rendere grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo (tema della Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani). Anche la Giornata di dialogo con l’Ebraismo che ha per tema La Sesta Parola: Non Uccidere, ci ricorda l’urgenza della giustizia e della pace. Lo specifico pregare per far crescere nei cuori e nelle volontà l’amore per la Terra Santa e l’impegno per la giustizia e la pace delle quali soffriamo la mancanza, è innanzitutto dovere di tutte le Chiese che qui convivono e che devono ancor più e meglio testimoniare la riconciliazione, l’unità e la pace, cominciando da Gerusalemme. E’ compito di tutti, dovere di ciascuno, dai Pastori ai genitori, dagli insegnanti ai giovani: pregare per essere capaci di accogliere questo dono è un’urgenza che ci coinvolge tutti.
Questo non-stop di preghiera, di tante Chiese in tanti luoghi del mondo, è un dono importante per la Terra Santa. E’ consolazione, aiuto, sostegno alla speranza per i nostri cristiani che vivono ogni giorno il disagio, la sofferenza, la frustrazione per una situazione sociale alla quale non vedono miglioramenti. Sapere che il 29 gennaio tante persone vorranno unire volontà e cuori per chiedere a Dio la pace per la Terra Santa, per la loro Terra, è rugiada del cielo, è solidarietà di fratelli sconosciuti ma infinitamente cari. Di questo hanno bisogno, di questo abbiamo bisogno.