di Luca Marcolivio
ROMA, mercoledì, 25 gennaio 2012 (ZENIT.org) – La famiglia è davvero in crisi? Le opinioni non sono così unanimi come potrebbe sembrare. A dimostrarlo è il dibattito che si è tenuto sabato scorso, 21 gennaio, presso la sede di Civiltà Cattolica.
Alla presenza dei padri gesuiti Paolo Salvini e Francesco Occhetta, e della dottoressa Elisabetta Vellone, psichiatra e psicoterapeuta, si è affrontato il tema La famiglia in un’Italia che cambia.
Ne è emerso un quadro di luci e ombre, laddove le luci sono rappresentate da un radicamento ancora molto forte degli italiani ai valori familiari; le ombre si riscontrano invece nella scarsa capacità da parte delle giovani generazioni nel gestire le difficoltà che inevitabilmente scaturiscono dalla vita familiare stessa.
Emblematica è a tal proposito una lettera ricevuta da padre Occhetta (redattore di Civiltà Cattolica e consulente ecclesiastico dell’Unione Cattolica Stampa Italiana) e citata dal sacerdote all’inizio della conferenza.
Si tratta dell’accorato sfogo di un padre di famiglia, in piena crisi matrimoniale. In questa “famiglia perfetta”, in stile “Mulino Bianco” iniziano a manifestarsi le prime crepe che l’anonimo scrivente, lucidamente, individua nella “concentrazione sulle cose da avere”, piuttosto che “su chi abbiamo voluto essere come coppia”.
La missiva si conclude con l’ammissione di una crisi coniugale che si accompagna ad una crisi di fede e, al tempo stesso, con un forte senso di struggimento nel pensare a “quelle persone sposate che dopo cinquanta anni di matrimonio si tengono ancora per mano o quelle che, quando muore uno vuole morire anche l’altro, perché non ha più ragioni di esistere”.
Di seguito Padre Paolo Salvini S.I., già direttore di Civiltà Cattolica, ha menzionato alcune statistiche demografiche riguardanti il nostro paese. “Per garantire il ricambio demografico e l’aumento della popolazione sarebbero necessarie almeno 150mila nascite in più all’anno”, ha osservato il sacerdote gesuita.
“Non direi che la famiglia sia in crisi – ha aggiunto padre Salvini – è più corretto dire che sta cambiando. Dalla maggior parte dei sondaggi, infatti, emerge che, tra le persone con più di 25 anni, la famiglia è sempre al primo posto nella scala dei valori: non è un ideale tramontato”.
E se da un lato la maternità arriva sempre più tardi, coinvolgendo meno donne che in passato che danno alla luce sempre meno figli (spesso solo uno), rimane alto, rispetto al resto d’Europa, il numero di bambini nati da genitori sposati.
Il numero dei figli nati, poi, è sempre inferiore al numero di figli desiderati. Tanto è vero che, secondo le statistiche citate da padre Salvini, solo il 10% delle donne vorrebbe fermarsi al primo figlio.
Quali sono dunque le difficoltà che impediscono una ripresa demografica? Secondo molti analisti ciò è dovuto all’“egoismo” di molte giovani coppie e al loro timore di perdere il “tempo libero”. Asserzioni non condivise dall’ex direttore di Civiltà Cattolica, secondo il quale è prevalente “il timore di non poter assicurare ai figli ciò di cui hanno bisogno. Più che mancanza di affetto, parlerei di eccesso di affetto”.
Il matrimonio, nonostante la notevole diminuzione del numero delle nozze celebrate, “è ancora visto come una tappa fondamentale nella vita degli italiani”. Il lato ambiguo è la tendenza a sposarsi per lo più con persone di cui si è “attratti fisicamente”, nonostante l’attrazione, per sua natura, sia “labile”.
In Italia è notoriamente ancora forte il legame tra genitori e figli: non solo si vive più a lungo con i genitori ma li si frequenta di più dopo il matrimonio e il 70% degli italiani sposati, vive nello stesso comune dei genitori.
Indubbiamente, ad avviso di padre Salvini, sono necessarie politiche per la famiglia (detrazioni fiscali per le famiglie numerose, sostegni alle scuole materne e alla madri lavoratrici), tuttavia è necessario un approccio meno “elettorale” che affronti il problema con uno sguardo lungimirante. In tal senso è evidente, ad esempio, che le esigenze dei sempre più numerosi pensionati, vadano conciliate con gli aiuti alle famiglie.
La dottoressa Vellone, da parte sua, ha analizzato le problematiche familiari, soprattutto alla luce del disagio giovanile. Se da un lato i giovani, ha spiegato, “sollecitati a crescere in fretta, risultano spesso immaturi, viziati, disagiati, fragili, spesso ansiosi o depressi, i genitori, a loro volta, sono confusi, disorientati, stressati, non sanno come gestire il loro ruolo: sono poco concentrati nel ruolo di genitori come se fossero rimasti degli eterni figli”.
Se molti figli sono spesso irriverenti e irriguardosi verso i propri genitori, questi ultimi risultano deboli, confusi e incapaci di intervenire con fermezza perché condizionati dall’idea di “piacere” ai figli e compiacerli.
L’istituto familiare, secondo la psicoterapeuta, “è in crisi per la sua incapacità di assolvere ai suoi nobili compiti di cellula della società, senza nemmeno riuscire ad essere una ‘culla calda’ per la prole. C’è poi una tendenza a dissacrare tutto: dalle festività al rito della tavola che si sta perdendo”.
Quanto all’attaccamento forte alla famiglia descritto precedentemente da padre Salvini, esso è spesso, secondo la dottoressa Vellone, un sentimento di “possessività”, laddove “sappiamo tutti che amore è gratuità, rinuncia, soffrire in silenzio per il bene dell’altro”.
“L’amore è un’esigenza per l’essere umano, per formare un’identità forte, per raggiungere un’autonomia completa e propositiva”, ha aggiunto la psicoterapeuta.
Un errore da non commettere è indulgere alla rassegnazione che porta certe madri e certi padri a dire: “Mio figlio è fatto così e io non posso farci nulla”.
Invece “ogni genitore ha una capacità immensa di educare e di amare davvero – ha osservato la dottoressa Vellone -. È soprattutto ritrovando la capacità di amare che la famiglia può superare la crisi in cui versa”.