WASHINGTON DC, venerdì, 13 gennaio 2012 (ZENIT.org) – Una lettera in difesa del matrimonio e della libertà religiosa è stata diffusa ieri dai leader di alcune delle più importanti comunità religiose degli Stati Uniti.
Il documento, intitolato Marriage and Religious Freedom: Fundamental Goods That Stand or Fall Together (“Matrimonio e libertà religiosa: principi fondamentali che crescono o crollano insieme”), è stato firmato da rappresentanti delle comunità Anglicane, Battiste, Cattoliche, Evangeliche, Ebree, Luterane, Mormone e Pentecostali degli Stati Uniti.
L’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, presidente della Conferenza Episcopale degli USA, di fresca nomina cardinalizia, è uno dei quattro vescovi cattolici firmatari.
“Il matrimonio e la libertà religiosa sono in crisi negli Stati Uniti – afferma monsignor Dolan -. Questa lettera è un segno di speranza. Non solo ci sono decine di migliaia di cittadini credenti rappresentati dai sottoscrittori, ma la lettera stessa testimonia la crescente e condivisa consapevolezza di quanto il matrimonio e la libertà religiosa siano importanti per il benessere del paese. La lettera esprime argomentazioni convincenti che vanno ascoltate da tutti, specialmente da chi ricopre posizioni di autorità: ogni persona davvero preoccupata per la libertà religiosa dovrà necessariamente essere anche un difensore dell’indissolubilità del matrimonio”.
Nella lettera i leader manifestano un comune richiamo secondo il quale la principale minaccia alla libertà religiosa è la possibilità che i ministri del culto vengano forzati a celebrare matrimoni omosessuali.
I firmatari scrivono: “Noi crediamo che l’insidia più grande sia la seguente: forzare o fare pressioni sia sugli individui che sulle organizzazioni, perché questi considerino la sessualità omosessuale allo stesso livello della sessualità coniugale. Non c’è alcun dubbio che molte persone e molti gruppi, le cui convinzioni morali e religiose sono contrarie all’omosessualità, resisterebbero alla costrizione della legge e vi scaturirebbero conflitti stato-chiesa”. Conflitti che potrebbero portare “serie conseguenze”.
I problemi potrebbero emergere “in ambito giuridico, poiché alterando la definizione civile di matrimonio non si cambia una legge ma centinaia, forse migliaia di leggi. In un solo colpo ogni norma in cui i diritti dipendono dallo status coniugale – come i benefici sull’occupazione, l’adozione, l’educazione, la sanità, la cura degli anziani, la casa, la proprietà e il fisco – cambierebbero e le relazioni omosessuali verrebbero trattate alla stregua dei matrimoni. Quel requisito verrebbe a sua volta applicato a persone e gruppi religiosi nel corso ordinario delle loro tante occupazioni pubbliche o private, incluse le scuole, gli ospedali, le case di cura e altre strutture abitative che provvedano a servizi di adozione e di consulenza e molti altri”.
I leader religiosi firmatari ammoniscono che ridefinire il matrimonio arrecherebbe conseguenze per la libertà religiosa di tutti gli americani e sollecitano i leader laici a difendere il matrimonio così come la libertà religiosa.
“Sollecitiamo soprattutto gli affidatari del bene pubblico perché sostengano leggi che difendano la concezione tradizionale di matrimonio, evitando così di minacciare la libertà religiosa di innumerevoli cittadini ed istituzioni di questo paese”, aggiungono i leader religiosi. “Il matrimonio e la libertà religiosa sono profondamente radicati nel terreno di questa nazione”.
La diffusione della lettera anticipa di qualche giorno il proclama presidenziale per la Giornata della Libertà Religiosa (16 gennaio) e di circa un mese la Giornata Mondiale del Matrimonio (12 febbraio) e la Settimana Nazionale del Matrimonio USA. La lettera fa seguito ad un documento analogo, pubblicato il 6 dicembre 2010.