ROMA, venerdì, 6 gennaio 2012 (ZENIT.org) – «Non vi è alcuna guerra civile tra cristiani e musulmani. E i fedeli non sono né totalmente indifesi, né pronti a combattere». In una conversazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre l’arcivescovo di Abuja, monsignor John Olurunfemi Onaiyekan, critica fortemente i messaggi diffusi dai mezzi di comunicazione di tutto il mondo.
«La Nigeria viene presentata come un teatro di scontro aperto tra musulmani e cristiani, ma non è assolutamente vero». Il presule disapprova anche i ritratti dei cristiani, realizzati dai media dopo gli attentati di Natale. «Se è sbagliato dipingere i fedeli come inermi di fronte alle violenze della setta estremista dei Boko Haram – spiega – lo è altrettanto sostenere che i cristiani sono pronti a difendersi con la forza».
In questi giorni si è tornato a parlare della possibilità di suddividere la Nigeria in due stati indipendenti, separando così il Nord musulmano dal Sud cristiano: «un’idea folle e insensata che affonderebbe la nazione in problemi persino più gravi». Per monsignor Onaiyekan la divisione tra le due comunità religiose non è così netta e vi sono addirittura famiglie «interreligiose». «Musulmani e cristiani convivono perfettamente. Vanno a scuola insieme, lavorano insieme e servono l’esercito insieme. Non si può spaccare in due il Paese da un giorno all’altro».
In seguito alle stragi di Natale il presidente nigeriano, Jonathan Goodluck, ha proclamato lo stato di emergenza nelle aree colpite. Poco dopo i Boko Haram – il cui nome in lingua hausa significa «l’educazione non islamica è peccato» – hanno intimato ai cristiani di abbandonare immediatamente il Nord del Paese, suggerendo poi ai musulmani di ritirarsi dalle regioni meridionali per la presenza dei soldati. «I Boko Haram – dice l’arcivescovo di Abuja – sono terroristi che colpiscono chiunque intralci il loro cammino. Dichiarano di agire in nome dell’Islam, ma uccidere degli innocenti è totalmente contrario alla religione islamica».
Monsignor Onaiyekan racconta ad ACS di aver ricevuto numerose lettere di vicinanza da fedeli musulmani ed esprime gratitudine per la visita di otto imam delle principali moschee di Abuja.
Il presule si rivolge ora al governo nigeriano «affinché tenga fede ai suoi obblighi verso i cittadini e garantisca loro sicurezza». E al tempo stesso dissuade i cristiani da qualsiasi rivendicazione: «perché Gesù non vuole che ci vendichiamo».
Nel 2010 Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato alla Chiesa nigeriana Nigeria quasi 600mila euro. Tra i progetti si segnala il sostegno al centro diocesano per la formazione dei giovani a Jalingo, gli importanti contributi alla formazione di seminaristi nella diocesi di Maiduguri e la stampa di mille copie del Messale in lingua Igbo. La Fondazione pontificia sostiene inoltre il seminario Catholic Bigard di Enugu che in 75 anni ha formato più di 4mila sacerdoti.