Come tutti i Santi, i re Magi sono diventati le stelle che ci guidano a Dio

Durante la Messa per la solennità dell’Epifania il Papa ordina due nuovi vescovi

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 6 gennaio 2011 (ZENIT.org) – Con l’Epifania, le luci natalizie raggiungono il loro massimo splendore. Cristo si è definitivamente svelato e, dopo aver conquistato il cuore degli umili – i pastori – ha chiamato a sé tre uomini d’Oriente, ricchi, potenti e sapientissimi, ma riconosciutisi umili e servi di fronte ad un Messia in fasce, nato nell’assoluta povertà.

Nel corso della Santa Messa di stamattina, celebratasi nella Basilica di San Pietro, papa Benedetto XVI, a seguito dell’annunzio della Pasqua, che quest’anno sarà celebrata l’8 aprile, ha conferito l’ordinazione episcopale a due presibiteri: Mons. Charles John Brown, eletto Arcivescovo titolare di Aquileia e nominato Nunzio Apostolico in Irlanda e Mons. Marek Solczyński, eletto Arcivescovo titolare di Cesarea di Mauritania e nominato Nunzio Apostolico in Georgia e Armenia.

L’omelia del Santo Padre si è aperta con la spiegazione della solennità dell’Epifania come “festa della luce”, in quanto Gesù Cristo, appena venuto al mondo è Lui stesso “la vera Luce, Colui che rende gli uomini luce”.

I Magi d’Oriente sono i primi uomini della storia a intraprendere il cammino verso Cristo. “Gli esperti ci dicono – ha spiegato il Papa – che essi appartenevano alla grande tradizione astronomica che, attraverso i secoli, si era sviluppata nella Mesopotamia e ancora vi fioriva”.

Costoro erano “uomini di scienza ma non soltanto nel senso che volevano sapere molte cose: volevano di più. Volevano capire che cosa conta nell’essere uomini”, ha aggiunto il Pontefice.
Persone “dal cuore inquieto”, i Re Magi non si accontentano “di ciò che appare ed è consueto” ma, essendo “uomini vigilanti, capaci di percepire i segni di Dio, il suo linguaggio sommesso ed insistente”, si mettono alla ricerca del Messia, affrontando un lungo e faticoso viaggio e sopportando anche “qualche derisione”. Lo fanno perché, per loro, ciò che conta è “la verità stessa, non l’opinione degli uomini”.

Le virtù dei Re Magi dovrebbero essere anche quelle di ogni vescovo, ha osservato il Santo Padre, con riferimento alle ordinazioni episcopali di oggi. Anche il vescovo deve conservare un “cuore inquieto” che non si accontenti delle “cose abituali di questo mondo” e che lo spinga ad avvicinarsi a Dio, a “cercare il suo Volto”.

Ricolmo del coraggio dell’umiltà, un vescovo virtuoso ha, come i Re Magi, un “cuore vigilante” e “sa discernere il vero dall’apparente”. Egli deve avere “l’umiltà di chinarsi davanti a quel Dio che si è reso così concreto e così semplice da contraddire il nostro stolto orgoglio, che non vuole vedere Dio così vicino e così piccolo”.

Il “cuore inquieto”, come già spiegato da Sant’Agostino, è un cuore che “non si accontenta di niente che sia meno di Dio e, proprio così, diventa un cuore che ama”, ha detto il Papa.

Sebbene oggi “con ‘narcotici’ molto efficaci” si cerchi di liberare l’uomo da questa inquietudine verso Dio, è vero anche che Dio, a sua volta, è altrettanto inquieto nei nostri confronti. “Anche Lui non è tranquillo, finché non ci abbia trovato – ha osservato Benedetto XVI -. Il cuore di Dio è inquieto, e per questo si è incamminato verso di noi, verso Betlemme, verso il Calvario, da Gerusalemme alla Galilea e fino ai confini del mondo”.

Quindi, rivolto ai due vescovi ordinandi, il Santo Padre ha esortato ad “accogliere l’inquietudine di Dio verso l’uomo e portare Dio stesso agli uomini”, così come facevano gli Apostoli. Ha poi detto loro: “lasciatevi colpire dall’inquietudine di Dio, affinché il desiderio di Dio verso l’uomo possa essere soddisfatto”.

In conclusione dell’omelia, Benedetto XVI si è soffermato sul significato della stella che guidò i Re Magi. “Si pensa ad una congiunzione di pianeti ha spiegato – ad una Super nova, cioè ad una di quelle stelle inizialmente molto deboli in cui un’esplosione interna sprigiona per un certo tempo un immenso splendore, ad una cometa, e così via”.

Quella Super nova che ci guida “è Cristo stesso”, ha detto il Papa, manifestazione della “esplosione dell’amore di Dio”. E alla fine i Re Magi stessi, così come generalmente i Santi “sono diventati a poco a poco loro stessi costellazioni di Dio, che ci indicano la strada”.

Rivolto nuovamente ai vescovi ordinandi, Benedetto XVI, li ha esortati ad “essere voi stessi stelle di Dio per gli uomini, a guidarli sulla strada verso la vera Luce, verso Cristo”.

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ZENIT Staff

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