In Pakistan, “indebolita” l'azione in favore delle minoranze

ROMA, sabato, 20 agosto 2011 (ZENIT.org).- Il Vescovo Joseph Coutts di Faisalabad, presidente della Conferenza dei Vescovi Cattolici del Pakistan, ha espresso il proprio disappunto per la decisione del Governo del Paese di creare la figura del Ministro per l’Armonia Nazionale, incarico per il quale è stato nominato Akram Masih Gill.

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Il presule ha descritto il fatto come un “passo indietro” per i cristiani e quanti insieme a loro sono sempre più preoccupati per le minacce alla libertà religiosa nel Paese.

Parlando con l’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il Vescovo Coutts ha sottolineato come il ruolo di Gill sia inferiore a quello di Shahbaz Bhatti, assassinato nel marzo scorso quando era Ministro federale per le Minoranze.

Mentre Bhatti, anch’egli cattolico, aveva specifiche responsabilità nel promuovere gli interessi delle minoranze religiose, ha aggiunto il Vescovo, la nomina di Gill ha una portata più generale, in vista della più ampia questione della coesione sociale.

Il presule ha aggiunto che la perdita di un Ministro di Governo non può essere compensata dalla nomina del fratello di Bhatti, Paul, a consulente per le questioni delle minoranze del Primo Ministro pakistano.

“Per me tutto ciò è un passo indietro”, ha confessato ad ACS. “E’ vero che con la nomina di Gill e quella del dottor Bhatti ci sono due possibilità di far sentire la voce delle minoranze, ma probabilmente nessuna delle due avrà lo stesso impatto di quella di Shahbaz Bhatti come Ministro federale”.

I commenti del Vescovo giungono in un momento di crescente timore che i tre milioni di cristiani pakistani, nonché gli induisti, i sikh e i musulmani sciiti, vengano messi a tacere a causa dell’aumento dell’estremismo.

Una questione fondamentale è costituita dai cambiamenti proposti alle controverse leggi sulla blasfemia, di cui si è ampiamente abusato e che sono legate alle violenze perpetrate in risposta a presunte offese contro l’islam, come la mancanza di rispetto nei confronti del Profeta Maometto o la distruzione di testi contenenti versetti del Corano.

Dopo l’omicidio di Bhatti il 2 marzo scorso, il suo assassino ha affermato di aver agito in risposta alle critiche del Ministro nei confronti delle leggi sulla blasfemia.

Due mesi prima, lo stesso motivo era stato apportato dall’uomo accusato di aver ucciso Salman Taseer, Governatore del Punjab, che aveva chiesto un cambiamento di queste leggi.

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ZENIT Staff

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