Le università cattoliche del mondo offrono un pensiero forte

Si è svolto ad Ávila il primo Congresso Mondiale di queste realtà

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ÁVILA, giovedì, 18 agosto 2011 (ZENIT.org).- La “scommessa sulla persona”, la “missione evangelizzatrice” e la promozione di “una nuova scienza risultante dal dialogo” sono le sfide attuali delle università cattoliche, ha concluso il primo Congresso Mondiale di queste realtà.

Celebrato ad Ávila (Spagna) dal 12 al 14 agosto, l’incontro si è posto come preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù (GMG), ha spiegato il Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, il Cardinale Zenon Grocholewski, nel discorso di apertura.

Vari partecipanti al Congresso assisteranno all’incontro di Papa Benedetto XVI con i docenti universitari questo venerdì nel monastero di El Escorial, vicino Madrid.

La seconda edizione del Congresso si celebrerà nel 2013 in Brasile, presso l’Università Cattolica Pontificia di Minas Gerais a Belo Horizonte, appena prima della prossima GMG, che avrà luogo a Rio de Janeiro nello stesso anno.

Quasi 900 persone di 40 nazionalità hanno preso parte al Congresso di Ávila, in rappresentanza di un quinto delle università cattoliche del mondo.

Educazione integrale

Il testo delle conclusioni del Congresso, letto nell’ultima giornata, indica che le università cattoliche devono avere come “segno distintivo” la “scommessa sulla persona, nella sua dimensione sia individuale che sociale”.

“L’università cattolica del XXI secolo deve trasformare in realtà la grande sfida di offrire un’educazione integrale e integrante in cui si promuova il desiderio di essere santi attraverso la difesa e la promozione dei valori” come “l’impegno etico e morale”, aggiunge il documento.

In questo senso, il docente dell’Università di Bologna Stefano Zamagni ha dichiarato che il segreto per un rilancio sicuro delle università cattoliche risiede nell’offrire ai giovani un progetto educativo valido che li prepari ad affrontare il futuro con una sicurezza e una speranza maggiori rispetto ai loro coetanei che hanno studiato in università laiche.

Secondo questo economista, le università cattoliche hanno subito ultimamente una perdita di fiducia nelle loro capacità perché hanno finito per adottare gli stessi schemi di pensiero e gli stessi programmi delle università laiche.

Se vogliono essere scelte di nuovo, ha osservato Zamagni, devono ritrovare la propria identità, che consiste non solo in una buona offerta formativa, ma anche in una proposta educativa alternativa a quella delle altre strutture.

L’“uomo costruttore”

Oltre all’identità dell’università cattolica, e anche in relazione ad essa, i dibattiti del Congresso hanno affrontato la missione di questa struttura.

A tale proposito, il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, monsignor Rino Fisichella, ha osservato che le università cattoliche sono chiamate a offrire un contributo significativo alla cultura e alla società contemporanea.

Il presule si è riferito al passaggio dall’esperienza formativa etica e dall’elaborazione culturale centrata su valori etici a una prospettiva più ampia che recuperi le dimensioni etiche, ma aiuti anche l’uomo e la società attuale a vedersi capace di costruire la società.

Questo “passaggio dall’uomo eticamente buono all’uomo costruttore”, ha segnalato, è la grande sfida che la cultura cattolica e la Chiesa sono chiamate ad affrontare, e in essa le università cattoliche hanno un ruolo determinante.

Monsignor Fisichella ha inoltre sottolineato la necessità che l’università cattolica superi il pregiudizio della confessionalità, che spesso ha limitato la sua capacità di offrire contributi importanti alla cultura contemporanea.

In tal senso, il professor Vincenzo Buonomo, della Pontificia Università Lateranense di Roma, ha indicato nel suo intervento che l’università cattolica può apportare un contributo importante basato sui diritti umani, soprattutto in questi momenti di crisi.

“Le nostre università – ha detto – sono chiamate a proporre una visione dei diritti umani come strumento che sta contribuendo a trasformare la società in una comunità di persone a immagine della famiglia”.

Pensiero forte

Tra le conclusioni del Congresso, è stata sottolineata anche la necessità di svolgere la missione evangelizzatrice nelle università cattoliche e di rispondere alla richiesta di Benedetto XVI di “ridefinire l’identità del compito universitario”.

Ciò comporta “un nuovo modo di intendere la scienza aperta alle domande e risposte della filosofia e teologia” e la priorità che le università si dedichino a “generare una nuova scienza”, hanno concluso i partecipanti.

A questo riguardo, il Rettore dell’Università Cattolica Portoghese, Manuel Braga da Cruz, ha indicato che “la ricerca scientifica e la scienza non sono processi neutrali, sono pilotati, orientati da valori”.

“Per questo”, ha aggiunto, “abbiamo un ruolo molto importante nel far sì che la ricerca abbia significato, un orientamento, e che questo orientamento sia l’uomo, la sua dignità”.

Le conclusioni hanno raccolto anche l’idea di una “nuova rifondazione culturale” e il compito di “ripensare le sicenze”.

Il Vescovo di Ávila, monsignor Jesús García Burillo, ha sottolineato che il Congresso ha promosso “in tutte le università un pensiero forte”.

Per monsignor Fisichella, l’università, soprattutto quella cattolica, deve dare rilevanza ai fenomeni culturali, interpretarli e soprattutto saperli orientare con un pensiero forte.

Le università cattoliche, ha aggiunto, devono essere capaci di accogliere ogni persona e di umanizzare, e devono spiccare, oltre che per la professionalità e la formazione basata sull’essere umano, per l’espressione della forza della fede.

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ZENIT Staff

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