A voi, giovani, darò le chiavi del Regno della Vita

Vangelo della XXI Domenica del Tempo Ordinario

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di padre Angelo del Favero*

ROMA, venerdì, 19 agosto 2011 (ZENIT.org).- In quel tempo Gesù, giunto nella regione di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Ma voi, chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”, E Gesù gli disse: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Allora ordinò ai discepoli di non dire a nessuno che Egli era il Cristo (Mt 16, 13-20).

La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?” (Mt 16,13): definendo se stesso come “il Figlio dell’uomo”, Gesù suggerisce già la risposta divina alla domanda su di Lui: Egli è il Figlio di Dio che si è fatto “Figlio dell’uomo”, perché il figlio dell’uomo diventi figlio di Dio.

Vediamo, nel testo, che sono due gli obiettivi dell’interrogativo del Signore ai suoi discepoli: uno abbastanza scontato, l’altro sorprendente. Il primo è conoscere la personale risposta dei discepoli stessi, poiché la questione sull’identità del Maestro è vitale anzitutto per loro: “Ma voi, chi dite che io sia?” (Mt 16,15).

Che importa, infatti, l’opinione degli altri, se lamiavita non viene interpellata? Molte donne affermano: “con l’aborto si uccide un figlio”, ma non esitano a sopprimerne la vita quando rimangono inaspettatamente incinte; o quando, desiderando a tutti i costi un bambino, ricorrono alla tecnica della fecondazione artificiale, la quale comporta sempre la morte di alcuni altri figli, concepiti nel vetro assieme all’unico che sarà partorito dopo l’impianto nel grembo.

Il secondo obiettivo della domanda di Gesù ai discepoli, è nascosto nell’affermazione finale: “Allora ordinò ai discepoli di non dire a nessuno che egli era il Cristo” (Mt 16,20). La spiegazione di questa raccomandazione, così perentoria ed inaspettata, verrà letta Domenica prossima nel versetto seguente l’ultimo di oggi: “Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto..e venire ucciso e risorgere il terzo giorno” (Mt 16,21).

La rivelazione che il Messia atteso era veramente il Signore Gesù, coinciderà con il momento della sua morte ignominiosa sulla croce, e, tra i presenti, solo un pagano la comprenderà (Mc 15,39).

Proviamo ora ad attualizzare tutto ciò, trasferendolo concretamente ai nostri giorni.

Con tutta probabilità, specialmente in Europa, alla domanda di Gesù: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?” (Mt 16,13), i discepoli avrebbero riferito l’esito del sondaggio più o meno in questi termini: “Maestro, pur avendo sentito parlare di Te, la maggior parte della gente che abbiamo interpellato non si pone nemmeno la domanda sulla tua identità. Hanno altri interessi, ti ignorano”.

In verità, l’indifferenza su Gesù è continuamente ridimensionata dai mass media, se non altro per l’evidenza dei semplici fatti di cronaca.

Consideriamo, ad esempio, quei due fatti che stanno sotto i nostri occhi da molti anni, entrambi di rilievo mondiale, ma di significato opposto.

Il primo fatto, oscuro e luminoso ad un tempo, è questo: “I cristiani sono oggi la comunità più perseguitata del pianeta e contro la Chiesa è socialmente permesso un odio che sarebbe ritenuto intollerabile verso qualunque altro gruppo religioso, etnico o sociale. L’anticristianesimo si nutre di una ideologia che da duecento anni porta il suo attacco al cuore della fede: la figura di Gesù” (dalla copertina del libro La guerra contro Gesù, di Antonio Socci).

L’altro fatto è il fenomeno mondiale delle GMG, che proprio in questi giorni, da Madrid, raggiunge le case dei cinque continenti. Come ognuna delle passate edizioni, anche quella di quest’anno è stata caratterizzata dalla mobilitazione planetaria di una marea di giovani, irresistibilmente attratti da Colui la cui Parola da duemila anni non cessa di risuonare nel mondo intero con le domande di oggi: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?..Ma voi, chi dite che io sia?” (Mt 16,13.15).

Ora: si potrebbe attribuire il successo delle GMG alla loro facile presa sull’indole entusiasta dei giovani, così pronti per natura a spostarsi da un continente all’altro con lo zaino in spalla. In realtà, la loro adesione, del tutto sincera, è segno di una vera e propria seduzione operata sul loro cuore da Gesù, al cui invito profondo essi rispondono liberamente, non essendo contagiati né dal virus accecante ed assordante del relativismo, né da alcun’altra ideologia, politica o culturale.

In tal modo sono proprio i giovani a testimoniare ai loro coetanei e alle generazioni che li hanno preceduti, che la domanda su Gesù è fondamentale quanto lo è quella sulla verità della vita umana. Anzi: le due domande coincidono, e coincidono nella risposta: “il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16) non solo è “l’Autore della vita” (At 3,15), ma ne è la viva e personale chiave ermeneutica, essa stessa presupposto e per ciò stesso unica chiave che apre le porte della Vita dieterna comunione con il Dio dell’amore e della gioia, per “sempre! sempre! sempre!” (S. Teresa d’Avila, Vita, cap 1, n. 4).

Questi giovani, direbbe la carmelitana spagnola, rifiutano l’idea che la vita sia solo “una notte trascorsa in un cattivo albergo”, al termine della quale non ci sarà nessuno cui consegnare le chiavi della stanza.

In realtà i giovani di tutto il mondo sono convenuti a Madrid perché credono alle parole di Gesù che ha promesso: “Io vado a prepararvi un posto” (Gv 14,3), e  nessuno di loro (e di noi) tornerà o resterà deluso, se non farà come quel giovane ricco, che pur avendo incontrato il Signore, non volle seguirlo e ricevere dalle sue mani le chiavi del Regno della Vita,  “poiché aveva molti beni” (Mc 10,22).

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* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.

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ZENIT Staff

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