di Paul De Maeyer
ROMA, giovedì, 18 agosto 2011 (ZENIT.org).- L’uccisione da parte della polizia di un pregiudicato ventinovenne, Mark Duggan, avvenuta il 4 agosto scorso nel quartiere londinese di Tottenham, ha innescato nella notte di sabato 6 agosto una preoccupante ondata di saccheggi, che dalla capitale britannica è dilagata in alcune altre grandi città dell’Inghilterra, come Birmingham e Manchester. I disordini si sono conclusi con 5 vittime. Mentre finora la polizia ha arrestato almeno 2.772 persone, delle quali più di 1.400 sono state messe in stato d’accusa (BBC, 15 agosto). Secondo le stime dell’Associazione degli Assicuratori Britannici (ABI in acronimo inglese), i danni causati dalle bande di giovani teppisti superano i 200 milioni di sterline (circa 230 milioni di euro) (Business Insurance, 15 agosto).
Le scene di guerriglia urbana hanno suscitato una profonda riflessione sulle sue cause. Non mancano i commentatori che puntano il dito contro la politica della coalizione di conservatori e liberaldemocratici guidata dal primo ministro David Cameron, che ha lanciato un doloroso piano di austerità per contenere il disavanzo pubblico di 156 miliardi di sterline del suo Paese (180 miliardi di euro circa). Ma anche se proprio a Tottenham, da dove è partita la furia teppista, i fondi pubblici per i progetti giovanili hanno subito un taglio del 75%, tutto indica che i veri motivi degli scontri sono da cercare altrove. “Le dichiarazioni di alcuni politici (…) secondo cui i disordini sono dovuti all’effetto dei tagli alla spesa da parte del governo, sono grottesche”, ha scritto Philip Johnston sul Telegraph (9 agosto).
In un discorso pronunciato lunedì 15 agosto nel proprio collegio elettorale, il primo ministro conservatore Cameron è stato netto. “La società rotta è di nuovo in cima alla mia agenda”, ha detto a Witney, una cittadina situata a 20 km ad ovest di Oxford, nelle bucoliche Cotswold Hills (BBC, 15 agosto). Definendo gli scontri una “sveglia” o “campanello d’allarme”, il premier ha individuato la causa degli scontri nel “collasso morale” della società britannica, un’espressione che aveva già usato nel novembre 2007, quando ancora all’opposizione delineò in una conferenza la sua strategia per combattere la crescente mentalità dello stupro nel Paese.
“I problemi sociali covati per decenni ci sono esplosi in faccia”, ha affermato lunedì il premier, il quale ha dichiarato la “guerra totale” contro la cultura delle bande giovanili, definendola una “malattia criminale”. Secondo lo Specialist Crime Directorate di Scotland Yard, Londra conta oggi 257 “street gangs” o bande di strade (The Telegraph, 10 agosto). Per questo motivo, il premier ha annunciato di voler estendere e rendere obbligatorio il Servizio Nazionale Civile (NCS), un nuovo programma che offre ai sedicenni la possibilità di fare sane attività di gruppo o un periodo di volontariato. Lo scopo è far sì che i giovani siano “più impegnati nelle loro comunità e diventino cittadini attivi e responsabili” [1].
In cima all’elenco di Cameron delle cose distorte nella società britannica spicca il fenomeno dei numerosi bambini costretti ad affrontare la vita senza padre o un maschio adulto capace di fungere da modello. Al premier e ai commentatori non è sfuggito infatti che molti dei saccheggiatori erano giovanissimi, alle volte ancora bambini, in alcuni casi di appena otto anni. Per Philip Johnston, gli scontri di Tottenham o Croydon evidenziano le conseguenze nefaste della disgregazione della famiglia, uno sviluppo che si è tradotto nell’emergere di una generazione di giovani senza alcuna bussola morale.
Anche Joanna Bogle vede nel crollo della famiglia tradizionale una delle cause principali dei saccheggi e punta il dito contro il “politicamente corretto”, tanto di moda in certi ambienti politici o ritenuti benpensanti. “La promozione di famiglie senza padre è diventata la posizione politicamente corretta in materia di politica sociale”, ribadisce sul sito MercatorNet (12 agosto). “Persino suggerire che i bambini prosperano quando hanno un padre e una madre uniti in matrimonio e dedicati alla vita della famiglia, è stato oggetto di scherno e di denigrazione”, così continua. Come ricorda la Bogle, dagli anni ’60 la percentuale di bambini nati al di fuori del vincolo matrimoniale è balzata dal 5% al di sopra del 40% in Gran Bretagna.
Parole simili usa Melanie Phillips sul Daily Mail dell’11 agosto. “La famiglia di due genitori sposati, la meritocrazia educativa, la punizione dei criminali, l’identità nazionale, l’applicazione delle leggi sulle droghe e molte altre delle convenzioni più fondamentali sono state tutte mandate in frantumi da un’intellighenzia liberale decisa ad una trasformazione rivoluzionaria della società”, spiega la Phillips. Come ribadisce l’autrice, che “osa” proporre “un ritorno alla trasmissione energica della morale biblica”, ci sono intere aree in Gran Bretagna, sia bianche che nere, dove padri che si dedicano alla crescita dei figli sono “un fenomeno completamente sconosciuto”. Per la Phillips, un ruolo importante in questo sviluppo negativo ha giocato lo Stato del benessere o “Welfare State”, che ha “condonato, premiato e incoraggiato” la rottura della famiglia.
Anche Frank Furedi, sul sito Spiked (15 agosto), tira in ballo il troppo generoso welfare britannico, che con i suoi numerosi “benefit” (benefici sociali) ha contribuito alla nascita di una vera e propria cultura dell’assistenzialismo. “In Gran Bretagna, l’assistenzialismo si è trasformato in una cultura che incoraggia le persone a considerare la loro situazione non come una fase temporanea, ma come uno stile di vita”, così sostiene. Secondo Furedi, l’intervenzionismo statale ha accelerato anche l’erosione della vita comunitaria e la frammentazione sociale.
Sempre su Spiked (9 agosto), Brendan O’Neill si sofferma su un altro elemento caratteristico degli ultimi scontri: la violenza non è stata di natura politica, ma criminale. “Non è stato il diffondersi della rabbia che ha portato allo scoppio della rivolta (…) ma piuttosto la crescente convinzione che saccheggiare è un’attività emozionante e a basso rischio”, spiega O’Neill, che critica anche il buonismo o il “kid-glove approach” (trattamento con i guanti bianchi) da parte delle autorità e della polizia nei confronti dei teppisti. I giovani – così suggerisce – sanno comunque che la faranno franca.
A confermare le sue parole sembrano alcune dichiarazioni di giovani coinvolti nei saccheggi. “Non mi possono toccare, sono ancora un ragazzino”, ha detto un quindicenne (The Daily Mail, 11 agosto). “Qual è la cosa peggiore che possono fare? Darmi un avvertimento o un coprifuoco a cui non obbedirò”, ha continuato l’adolescente in modo beffardo. Per molti giovani, i saccheggi sono stati persino un modo spassoso per trascorrere una serata estiva. “E’ stato divertente. Un po’ come una festa”, ha raccontato alla BBC una ragazza adolescente, ancora sotto l’influsso del vino che aveva rubato (The Telegraph, 10 agosto).
Il carattere consumista degli scontri ha sconvolto l’opinione pubblica britannica. La presunta rabbia per la morte di Duggan sembra infatti stata solo un facile e benvenuto pretesto per fare acquisti senza pagare, rubando apparecchi elettronici, tute e scarpe sportive di alta gamma, alcool e così via. “Rioting-meets-shopping”, ossia “scontri-incontra-shopping”, conclude Paul Vallely sull’Independent (9 agosto). Pungente è una reazione lanciata da un utente di Twitter, Arneybolt. “I giovani in Medio Oriente lottano/insorgono per la libertà e i diritti umani, i giovani di Londra per schermi al plasma e 4Ones (telefonini cellulari, ndr)”, ha scritto (The Age, 10 agosto).
L’arcivescovo di Westminster, monsignor Vincent Nichols, ha qualificato gli scontri e gli saccheggi come “scioccanti” (The Catholic Herald, 10 agosto). “Sono il disprezzo insensibile per il bene comune della nostra società e mostrano quanto facilmente i principi fondamentali di rispetto e onestà
vengano messi da parte”, ha dichiarato il presule, il quale ha ribadito che “la violenza criminale e i furti che abbiamo visto sono da condannare”.
“Di fronte a queste difficoltà, serve uno schietto impegno comune per garantire che questi tempi portino alla luce il meglio della nostra società e non il peggio”, ha continuato Nichols. “Che Dio ci conceda il coraggio e la determinazione per modellare la nostra vita con dignità, rispetto per se stesso e cura del bene comune”, ha concluso il primate di Inghilterra e Galles, che ha invitato i fedeli a pregare per tutte le persone colpite dai disordini.
Lo stesso vescovo ausiliare di Liverpool, monsignor Thomas Williams, ha commentato i saccheggi, che si sono verificati anche nella città sul fiume Mersey. “Va da sé che non condoniamo la violenza insensata e la distruzione di proprietà”, ha detto Williams. “C’è il pericolo – così ha avvertito – che gli eventi di queste ore lasceranno una cicatrice duratura sulle nostre comunità e la nostra città”.
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[1] http://www.cabinetoffice.gov.uk/news/national-citizen-service-introduced