ROMA, giovedì, 18 agosto 2011 (ZENIT.org).- Più di mille metri quadrati di spazio espositivo. Una parete d’oro di 90 mq. Una tenda “beduina” che accoglie 100 persone sedute; tre maxischermi per immergere gli spettatori nelle scenografie; 700mila visitatori previsti al Meeting durante la settimana. Un’attrice bellissima, che nasce, si perde e rinasce.
Sono alcuni dei numeri della mostra “…E rivivrai. Il profeta Ezechiele, la crisi e la speranza”, allestita al Meeting di Rimini (padiglione A5) dal 21 al 27 agosto (ingresso gratuito), a cura di don Jonah Lynch e di un gruppo di seminaristi della Fraternità san Carlo. È la settima mostra curata per il Meeting dalla Fraternità san Carlo, fondata nel 1985 da don Massimo Camisasca.
“Questa mostra parla anche della crisi attuale”, spiega don Jonah. “‘…E rivivrai. Il profeta Ezechiele, la crisi e la speranza’ nasce dal bisogno di ricominciare. Attraverso la vicenda dell’esilio babilonese del popolo di Israele, cerchiamo gli elementi essenziali per rinascere oggi. Scopriamo così che un libro scritto ventisette secoli fa ha molto da dire ai problemi che investono oggi la nostra vita”.
Ma perché il profeta Ezechiele? Nel piccolo volume edito da Marietti 1820 che fa da catalogo della mostra, rispondono tre persone con tre prospettive distinte e convergenti. Il primo contributo, del giornalista irlandese John Waters, traccia il profilo della speranza nel secolo ventunesimo, continuamente oscillante tra fragili soddisfazioni, in cerca di trascendenza: “Dappertutto nel mondo occidentale gli esseri umani hanno cercato di ingannare la realtà; o, per dirla in altro modo, di compensare l’eliminazione della speranza trascendentale chiedendo in prestito enormi somme di denaro, per poter creare tante nuove forme di speranza per sostenere l’ottimismo umano. Ma ci vuole un mutuo maledettamente grande per sostituire Dio”.
Marina Corradi, commentando l’immagine della “trovatella” al capitolo 16 del libro del profeta Ezechiele, fa notare come sia la fedeltà di Dio a fondare ogni conversione e ogni rinascita: “Ascoltando Ezechiele, ventisei secoli dopo, ci sembra che il profeta parli anche per noi, stanchi. Vorremmo che anche a noi Dio passasse accanto, e si fermasse, pietoso del nostro nulla; ordinando anche a noi la sua voce di vivere – di vivere davvero”.
E’ la stessa certezza che don Massimo Camisasca ci ricorda citando san Paolo, “tutto concorre a bene di chi ama Dio”, all’interno di un contributo che ci aiuta a cogliere la pertinenza di Ezechiele al nostro tempo. “Proprio quando tutto sembra finire, è lì che veramente comincia. Quando sembra che tutto si disfi, è lì che appaia in tutta la sua potenza la forza di Dio che ricrea il suo popolo”.
“Attraverso questa mostra – conclude don Jonah Lynch – vogliamo comprendere nuovamente chi è l’uomo, e dove si radica la sua speranza. Chi è l’uomo di fronte al disfacimento quotidiano della politica, dell’economia, della salute, dei traguardi che ogni giorno raggiungiamo e perdiamo? Possono delle ossa morte tornare a vivere?”.
L’allestimento al Meeting, progettato da una squadra di architetti capitanata da Maurizio Bellucci, sarà multimediale. Scenografie cinematografiche immergeranno il visitatore in un mondo lontano, integrando le parole della guida all’interno di una grande tenda nel deserto. Poi la storia d’amore tra Dio e Israele, che Ezechiele racconta attraverso il dialogo tra Dio e una giovane orfana, sarà narrata da un video realizzato da Andrea Chiodi (regista di “Marina Judina, la pianista che commosse Stalin”, lo scorso anno al Meeting, e dei Centocinquant’anni d’Italia a Torino per Rai Uno). La “voce” di Dio è Andrea Soffiantini, che già ebbe questo ruolo in una mostra su Geremia (Meeting 2007). A questa voce reagisce la “trovatella”, Ester Botta, attrice televisiva e teatrale, prescelta da Massimo Ranieri per la sua produzione de L’opera da tre soldi attualmente in tournee.
L’introduzione multimediale dura poco più di dieci minuti e contiene tutti gli elementi essenziali della mostra, ma in una forma ancora da sviluppare. Quindi la parete della tenda si spalanca su una seconda sala dominata da un immenso simbolo del lavoro, la trasfigurazione della materia, che è anche simbolo della risurrezione e dell’eternità. Qui il percorso viene completato da un affondo che lega i temi messi in scena (lavoro e risurrezione) con le tre storie (creazione, Israele, vita di ogni uomo) suggerite nel video. A questo punto, la visita può terminare. Per chi invece resta incuriosito dai temi trattati, i contenuti sono ampiamente approfonditi in una serie di pannelli: a disposizione per essi, oltre alla guida principale, altre guide per visite personalizzate anche a gruppi di poche visitatori.
[Per guardare il trailer http://www.vimeo.com/26109179]