CASTEL GANDOLFO, martedì, 16 agosto 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il testo della catechesi che Benedetto XVI ha pronunciato il 10 agosto in occasione dell’Udienza generale tenutasi a Castel Gandolfo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il ciclo di catechesi sulla preghiera, ha posto l’attenzione sui monasteri, “oasi dello spirito”, dove la meditazione è favorita dalla bellezza del creato e dal silenzio.
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Cari fratelli e sorelle!
In ogni epoca, uomini e donne che hanno consacrato la vita a Dio nella preghiera – come i monaci e le monache – hanno stabilito le loro comunità in luoghi particolarmente belli, nelle campagne, sulle colline, nelle valli montane, in riva ai laghi o al mare, o addirittura su piccole isole. Questi luoghi uniscono due elementi molto importanti per la vita contemplativa: la bellezza del creato, che rimanda a quella del Creatore, e il silenzio, garantito dalla lontananza rispetto alle città e alle grandi vie di comunicazione. Il silenzio è la condizione ambientale che meglio favorisce il raccoglimento, l’ascolto di Dio, la meditazione. Già il fatto stesso di gustare il silenzio, di lasciarsi, per così dire, “riempire” dal silenzio, ci predispone alla preghiera. Il grande profeta Elia, sul monte Oreb – cioè il Sinai – assistette a un turbine di vento, poi a un terremoto, e infine a lampi di fuoco, ma non riconobbe in essi la voce di Dio; la riconobbe invece in una brezza leggera (cfr 1 Re 19,11-13). Dio parla nel silenzio, ma bisogna saperlo ascoltare. Per questo i monasteri sono oasi in cui Dio parla all’umanità; e in essi si trova il chiostro, luogo simbolico, perché è uno spazio chiuso, ma aperto verso il cielo.
Domani, cari amici, faremo memoria di Santa Chiara di Assisi. Perciò mi piace ricordare una di queste “oasi” dello spirito particolarmente care alla famiglia francescana e a tutti i cristiani: il piccolo convento di San Damiano, situato poco al di sotto della città di Assisi, in mezzo agli uliveti che digradano verso Santa Maria degli Angeli. Presso quella chiesetta, che Francesco restaurò dopo la sua conversione, Chiara e le prime compagne stabilirono la loro comunità, vivendo di preghiera e di piccoli lavori. Si chiamavano le “Sorelle Povere”, e la loro “forma di vita” era la stessa dei Frati Minori: “Osservare il santo Vangelo del nostro Signore Gesù Cristo” (Regola di S. Chiara, I, 2), conservando l’unione della scambievole carità (cfr ivi, X, 7) e osservando in particolare la povertà e l’umiltà vissute da Gesù e dalla sua santissima Madre (cfr ivi, XII, 13).
Il silenzio e la bellezza del luogo in cui vive la comunità monastica – bellezza semplice e austera – costituiscono come un riflesso dell’armonia spirituale che la comunità stessa cerca di realizzare. Il mondo è costellato da queste oasi dello spirito, alcune molto antiche, particolarmente in Europa, altre recenti, altre restaurate da nuove comunità. Guardando le cose in un’ottica spirituale, questi luoghi dello spirito sono una struttura portante del mondo! E non è un caso che molte persone, specialmente nei periodi di pausa, visitino questi luoghi e vi si fermino per alcuni giorni: anche l’anima, grazie a Dio, ha le sue esigenze!
Ricordiamo, dunque, Santa Chiara. Ma ricordiamo anche altre figure di Santi che ci richiamano all’importanza di volgere lo sguardo alle “cose del cielo”, come Santa Edith Stein, Teresa Benedetta della Croce, carmelitana, co-patrona d’Europa, celebrata ieri. E oggi, 10 agosto, non possiamo dimenticare san Lorenzo, diacono e martire, con un augurio speciale ai romani, che da sempre lo venerano quale uno dei loro patroni. E alla fine rivolgiamo il nostro sguardo alla Vergine Maria, perché ci insegni ad amare il silenzio e la preghiera.
[Il Papa ha poi salutato i pellegrini in diverse lingue. In Italiano ha detto:]
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i fedeli di Bagnella in Omegna, di Cattolica Eraclea e gli esponenti dell’Opera per la Gioventù Giorgio La Pira di Firenze. Nel ringraziarvi per la vostra presenza, sono lieto di invocare su ciascuno l’abbondanza dei doni dello Spirito per un rinnovato fervore spirituale e apostolico. Grazie per la vostra attenzione.
Cantiamo adesso insieme in latino il Pater noster.
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