ROMA, martedì, 16 agosto 2011 (ZENIT.org).- In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Allora Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato all’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome” (Lc 1,39-56).
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. (…) L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi (1 Cor 15,20-27a).
La festa dell’Assunzione di Maria celebra la sua entrata nella “Casa del Padre”, evento che è corona e compimento di quei Misteri della sua vita terrena che la Chiesa celebra lungo l’anno liturgico, a partire dall’Immacolata Concezione.
Principio e fondamento di tutti i privilegi della Madonna è la sua divina maternità: per questo il Vangelo dell’Assunta è scelto tra i racconti dell’infanzia di Gesù.
Ma non è solamente la persona di Maria a costituire il collegamento storico tra la Visitazione e l’Assunzione. Infatti, il trasalire del piccolo Giovanni nel grembo di Elisabetta (un’esultanza non solo fisica che potrei definire il silenzioso “Magnificat” del Precursore), autorizza a supporre che l’ingresso della Madre di Dio in Paradiso sia stato accompagnato da un’esultanza simile nelle schiere celesti degli angeli e dei santi.
Tale cosmica risonanza tra Cielo e terra, grazie alla liturgia, raggiunge oggi anche noi, che nella persona glorificata di Maria possiamo contemplare il nostro stesso destino eterno.
La Madre di Gesù infatti, la prima fra “quelli che sono di Cristo” (1 Cor 15,23), inaugura l’innumerevole schiera dei battezzati, predestinati a vivere per sempre “santi e immacolati di fronte a Lui nella carità” (Ef 1,4).
Due anni fa, nell’omelia per l’Assunta, Benedetto XVI ha detto: “La tappa ultima del pellegrinaggio terreno della Madre di Dio ci invita a guardare al modo in cui Ella ha percorso il suo cammino verso la meta dell’eternità gloriosa” (S. Messa, 15 agosto 2009). Tale modo è consistito nella sua pronta, costante adesione alla volontà del Padre, una “peregrinazione” di fede tanto dolorosa e faticosa per Maria da potersi definire “kenosi” (Beato Giovanni Paolo II, Enciclica “Redemptoris Mater”, n. 18).
In termini equivalenti, il Papa affermava: “La vita della Madonna è condotta da un altro,..è un cammino nel quale Maria, serbando e meditando nel cuore gli avvenimenti della propria esistenza, scorge in essi, in modo sempre più profondo e misterioso, il disegno di Dio Padre per la salvezza del mondo” (Benedetto XVI, idem). La storia eccezionale di Maria, prosegue il Papa, è perciò esemplare per ognuno di noi: “Tutta la vita è un’ascensione, tutta la vita è una meditazione, obbedienza, fiducia e speranza, anche nell’oscurità;..un cammino alla sequela di Gesù, un cammino che ha una meta ben precisa, un futuro già tracciato: la vittoria definitiva sul peccato e sulla morte e la comunione piena con Dio”.
L’annuncio rassicurante di queste parole è quanto mai attuale ed opportuno per illuminare le menti e riscaldare i cuori degli uomini, ed in esso consiste il messaggio fondamentale dell’Assunta. Infatti, il dilagare globale del disorientamento culturale e morale imposto dall’ideologia laicista, va convincendo anche molti “credenti” che se un uomo si ritrova suo malgrado a vivere in particolari condizioni di sofferenza o di inguaribilità, o di prossimità della morte, sia cosa buona, pietosa e ragionevole intervenire per terminare in maniera diretta la vita di tale persona. La possibilità di usufruire di questo mortale intervento, intenzionalmente programmato, viene addirittura reclamata come diritto: il diritto di tracciare da sé il proprio ultimo futuro; come se il dono della vita fosse un bene disponibile al pari dei beni materiali, e non invece quel preziosissimo, infinito talento della cui amministrazione responsabile ci sarà chiesto conto dal suo Autore e Signore (Mt 25,14s).
Questa disumana pretesa altro non è che la conseguenza culturale di un duplice inganno di cui è vittima la nostra società: anzitutto quello di vivere e legiferare come se il Dio di Gesù Cristo non ci fosse, o non fosse coinvolto nella vita sociale e personale di ognuno come definitiva Verità, insostituibile Valore e certissima Speranza; in secondo luogo l’inganno veramente diabolico di assegnare alla scienza la guida assoluta dell’umana avventura, tragica illusione per la quale si giunge persino a rinnegare la voce della coscienza naturale che Dio ha inciso in ogni persona umana nell’atto della sua creazione.
E’ questa stessa voce, se ci poniamo in silenzioso e religioso ascolto, a confermare “dal profondo” (Salmo 130/129,1) che in Maria assunta in Cielo ognuno può contemplare il proprio destino eterno di piena comunione con Dio.
Lo sguardo del cuore riesce così a penetrare oltre il misterioso velo nero della morte, nella luce sfolgorante che avvolge la “donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul suo capo, una corona di dodici stelle” (Ap 12,1).
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* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E’ diventato carmelitano nel 1987. E’ stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.