ROMA, venerdì, 1° aprile 2011 (ZENIT.org).- Permettere alle Chiese orientali di essere protagoniste della nuova evangelizzazione e preparare delle proposte per il Sinodo che si svolgerà nel 2012 su questo argomento, particolarmente sulle difficoltà della giurisdizioni in un mondo che si globalizza e dove sempre di più quelle territoriali contengono fedeli di altri riti.

Sono stati questi gli argomenti centrali del seminario sul tema “La nuova evangelizzazione all’interno e all’esterno: una prospettiva cattolica orientale”, svoltosi questo venerdì a Roma, presso il Pontificio Istituto Orientale, in coincidenza con la visita ad limina dei Vescovi siro-malabaresi e siro-malankaresi.

All’inaugurazione del seminario, il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, si è rivolto ai 35 Vescovi e ai presenti indicando il suo desiderio che queste Chiese orientali possano anche loro essere attive e protagoniste della missionarietà della Chiesa e soprattutto della nuova evangelizzazione.

I relatori sono stati l’Eparca di Palai, Mar Joseph Kallarangatt, sull’ecclesiologia di comunione dalla prospettiva orientale; mons. Natale Loda, docente alla Pontificia Università Lateranense, che ha spiegato la nuova evangelizzazione dei cattolici orientali; il rev. Pablo Gefaell, docente alla Pontificia Università della Santa Croce, che ha approfondito le problematiche della pastorale dei fedeli orientali al di fuori del territorio della loro Chiesa sui iuris.

La conferenza è stata moderata dal Cardinale Bernard Francis Law, Arciprete della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.

Intervistato da ZENIT, mons. Natale Loda ha spiegato che dopo la creazione del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, e in vista del prossimo Sinodo generale dei Vescovi nel 2012 su questo argomento, il dibattito si è concentrato su “come fare perché questa nuova evangelizzazione, che è un diritto e un dovere per tutti i fedeli cristiani, possa arrivare anche nel contesto delle Chiese orientali”.

Malgrado le problematiche di vario tipo, ha spiegato, “sappiamo che la nuova evangelizzazione non ha più un aspetto solamente territoriale, come diceva già Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Missio. Ora si è aperti a tutte queste nuove frontiere ”.

“E' stato specificato anche nei lineamenta della XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi del 2012 - ha precisato - che questa deve essere una risposta adeguata ai segni dei tempi e ai bisogni degli uomini, dei popoli di oggi, a questi scenari che disegnano la cultura attraverso la quale raccontiamo la nostra identità e cerchiamo il senso delle nostre esistenze, il tutto guardando proprio a Cristo”.

“Questa nuova evangelizzazione – ha proseguito il professore della Lateranense - è la promozione di una cultura radicata nel Vangelo per e nelle Chiese orientali. Quindi questa nuova evangelizzazione deve, malgrado tutte le diversificazioni e anche con le contraddizioni delle culture odierne, cercare di portare Cristo, e naturalmente le Chiese orientali non sono escluse”.

Un compito impegnativo, quindi, nel quale “anche loro sono attrici in questa nuova evangelizzazione”, che deve cercare di entrare anche dove la fede non è mai stata. Per questo, “è necessario riproporre l'inculturazione nelle loro culture, la proposta di Cristo in modo che entri nel profondo. Pensiamo per esempio come in tante situazioni permangono dei problemi molto grandi di carattere culturale”.

“Nell’India, e non dico niente di nuovo, le caste – ha specificato –. Ecco, anche in queste situazioni nelle quali vive la cristianità, incarnare il Vangelo per rispondere e lavorare nella missione della Chiesa”.

Il Concilio, ha osservato, ha avuto un ruolo determinante nell’evangelizzazione dei popoli, anche se “dobbiamo ancora lavorare molto per applicare il Vaticano II, e quando qualcuno parla di un Vaticano III probabilmente non ha visto esattamente, perché tante intuizioni e nuove letture dell’ecclesiologia come della Chiesa stessa ancora devono trovare quelle applicazioni”.

Su questo lavoro di inculturazione, mons. Lodi ha ricordato che “in tutte le culture ci sono elementi buoni che non solo non si oppongono, ma nel cristianesimo possono diventare fonte ulteriore di testimonianza per il popolo e per coloro che devono ricevere la Buona Novella”. In più, “le Chiese orientali in India hanno una forza molto grande per i sacerdoti e le suore”. “Malgrado non ci siano disponibilità economiche, svolgono un'opera già grandissima”.

“L'India è grande come un continente – ha ricordato mons. Lodi -, con una situazione politica che gode di una certa tranquillità. Pensiamo per esempio ad altre parti del mondo dove veramente l’evangelizzazione e la testimonianza pongono a rischio la vita di coloro che lì lavorano e agiscono”. Questa situazione, oltre al sostegno con la preghiera, ci deve portare a “cercare una tutela per queste persone”.

Sulla figura di Madre Teresa, il professore della Lateranense ha spiegato che è “un'icona per tutta l’India, al di là della sua appartenenza a una religione, e molte persone in questo variegato universo rischiano quindi di non sapere che era cattolica, chiaramente fuori degli ambienti cristiani”.

Madre Teresa ha insegnato che “la carità vera e l’annuncio non è un'imposizione, ma una proposizione che va incontro a quelle che sono le necessità della gente e dei poveri e di quanti si incontrano nella propria esperienza”.

Dal canto suo, il rettore del Pontificio Istituto Orientale, padre James McCann, ha ribadito che “la questione della giurisdizione è oggi molto importante perché delle popolazioni in India si trovano molte volte fuori dal proprio territorio, e su questo per quanto riguarda l’India il Diritto Canonico non è molto chiaro”.

“Ci sono tanti siro-malabaresi – ha indicato - che si trovano fuori dal loro territorio tradizionale e ci si chiede come evangelizzarli. Un grande problema. Questo sarà trattato nelle discussioni che ci saranno prima del prossimo Sinodo”.

Padre McCann ha considerato molto importante la presenza del Cardinale Sandri e del Cardinale Law, che ha partecipato come moderatore.

“Law, oltre ad essere un membro di Propaganda Fide e della Congregazione per le Chiese Orientali, conosce molto bene questo problema”, ha commentato.