Sentimenti e ascolto, risposte ai bisogni dei giovani

Mons. Sigalini al Forum Multimediale su giovani e comunicazione

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ROMA, venerdì, 15 aprile 2011 (ZENIT.org).- Sentimenti e ascolto sono le chiavi da offrire ai giovani d’oggi spesso confusi, ha affermato monsignor Domenico Sigalini, Vescovo di Palestrina, intervenendo questo giovedì a Roma al Primo Forum Multimediale su giovani e comunicazione nell’era digitale.

“La domanda di giustizia di gran lunga più sentita oggi dai giovani è quella della libertà”, ha affermato il presule. “I grandi movimenti di popolo, provocati nell’Africa mediterranea dai giovani che anelano alla libertà e che non possono comprimere questa grande vocazione, ne fanno fede”.

“La libertà è una forza unica di cui ogni ragazzo o adolescente o giovane si sente investito, una energia determinante che non si riesce a contenere e che fa compiere passi da gigante al loro modo di pensare alla vita”.

“Il timore che gli corrisponde è la paura di perdere se stessi; è di arrivare alla fine della vita e dover riconoscere che si è vissuta una vita che non è la propria”.

In questo contesto, “viene ricollocato il senso dei valori, di cui tanto si dice che i giovani ne siano privi, fatto che non è assolutamente vero”.

Nei giovani di oggi, infatti, prevale “un orientamento che possiamo chiamare “valori sì, regole no”, un orientamento che non significa rifiuto generalizzato delle regole, ma in un certo senso preferenza per i valori. I valori possono ispirare una vita e possono essere interiorizzati, le regole hanno bisogno di giustificazioni ulteriori ed è più difficile farle proprie. La loro validità viene discussa. In ogni caso ciò che non è mio, che non diventa mio, non ha valore”.

I giovani cercano quindi consigli che li aiutino ad orientarsi nella vita, in “assoluta insindacabilità e autonomia nel decidere di sé”. Un qualcosa che non riescono a fare da soli, arrivando così a sperimentare “un malessere profondamente esistenziale, la sofferenza di non essere capaci da soli di creare unità, di non perdere speranza di costruirsi il senso, di darsi ragioni di vita forti, di aprirsi a un futuro senza incertezze”.

Sentimenti

Gli esiti di questa “tensione sofferta” che oggi si possono registrare, ha osservato mons. Sigalini, sono “o abbandonarsi alla corrente, nel regno delle opinioni dove è vero tutto e il contrario di tutto, costruirsi delle nicchie in cui evitare il confronto, fatte o di violenza, o di sballo o di fanatismi di ogni tipo”, “oppure riscoprire la forza dell’amicizia dei sentimenti tenui, della meraviglia”.

In questo, ha sottolineato, “i mass media possono essere un grande sostegno o un affossamento definitivo”.

Per il presule, “oggi occorre maturare atteggiamenti e sentimenti tenui, non gridati, non fotografati, né lanciati in interviste o fatti diventare reality show”.

“La tenerezza si esprime con gli occhi, con il tono delle parole, con i gesti: una tenerezza schietta, sincera ed onesta, che emana da un animo integro, da un cuore retto e i cui effetti si irradiano sul volto, si mostrano in tutta la persona”.

“La tenerezza implica che uno si decentri da se stesso e si concentri sull’oggetto della sua relazione, che senta l’altra persona come ‘altra’ e le doni il suo amore, senza volontà di dominio o di autosoddisfazione. Un rapporto di questo tipo non darà mai ansia o inquietudine; darà, al contrario, serenità, vigore e forza”.

“Una tenerezza profonda e sincera può nascere solo da una grande forza interiore”, ha indicato il Vescovo. “Non la si può confondere con la facilità a commuoversi né con la tendenza spontanea di alcuni alle effusioni sensibili. Per essere forti è necessario non considerare gli altri come mezzi per riempire i propri vuoti affettivi.”

“Se è vera tenerezza, poi, non si limita ad essere offerta solo a persone che esternano il proprio bisogno di amore, negandola invece a chi si chiude a riccio e sorride poco. Non ci si ferma alle apparenze, anche perché ci sono persone che sotto un fare quasi scostante nascondono un cuore tenerissimo”.

Ascolto

Fondamentale è poi la capacità di ascoltare, “segno di grande amicizia” e “tra le cose più difficili da mettere in pratica, perché suppone un forte senso etico della relazione e del rispetto dell’altro, cose certamente non molto diffuse a questo mondo”.

“Capaci di ascoltare non si nasce: si diventa”. “Ascoltare significa avere la mente totalmente libera da qualsiasi pregiudizio, da qualsiasi a priori: è accogliere in totale disponibilità la radicale alterità dell’altro. E’ innanzitutto voler capire”.

“Volere capire è essenziale per capire davvero. Sono importanti due cose: le parole lasciano sempre un residuo di vissuto inespresso. Inespresso perché inesprimibile. Ogni idea espressa da una persona non è mai un’idea astratta: è sempre carica di risonanze affettive e di connotazioni diverse e originali. Volere capire vuol dire anche sforzarsi di indovinare al di là delle parole, tutto questo”

“E’ la capacità di riconoscere che non sei al mondo a caso, ma stai nelle mani di qualcuno che ti ha pensato, ti ha amato e ti ama”.

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ZENIT Staff

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