La Chiesa Cattolica vista dal Concilio Vaticano II

ROMA, sabato, 16 aprile 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato il 5 aprile da mons. Giuseppe Zenti, Vescovo di Verona, durante un incontro con i docenti di religione cattolica.

 

 

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Dopo aver fatto un excursus storico sulle origini e sullo sviluppo della Chiesa nel tempo, cerchiamo di penetrare, con atteggiamento contemplativo, all’interno della sua identità, nascosta agli occhi del fenomenologo, per coglierne il mistero e la missione.

Le quattro Costituzioni dogmatiche del Concilio Vaticano II, da cui dipendono tutti i Decreti e le stesse tematiche sinodali postconciliari, si specificano per il loro riferimento esplicito alla Chiesa. Sono come una sinfonia della Chiesa.

Si tratta di una Chiesa che ha coscienza del suo essere, nelle sue origini, nella sua struttura, nella sua missione (Lumen Gentium: si auto comprende: chi sono io Chiesa?); che è illuminata, nel suo percorso terreno, dalla Parola di Dio (Dei Verbum: di quali risorse dispongo? La risorsa della Parola); che è nutrita dalla Liturgia (Sacrosantum Concilium: di quali risorse sacramentali dispongo? Della liturgia); che vive la sua missione evangelizzatrice nel mondo di oggi (Gaudium et Spes: quale missione la attende, qual è il destinatario della sua missione?).

Lumen Gentium

Che cosa dice la Chiesa di se stessa? Che coscienza ha di sé? Qual è l’autocomprensione?

La Chiesa è mistero

Riconosce di essere in Cristo, luce delle genti, “come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (LG1). Dunque è mistero che la trascende (non identificabile con il suo tratto fenomenologico); è sacramento di Cristo.

Non ha origine umana, ma divina, per dare a tutti gli uomini la possibilità di accedere alla dignità di figli nel Figlio, grazie alla presenza operante dello Spirito Santo, che guida la Chiesa, la unifica in comunione fraterna, la arricchisce di carismi e ministeri, la vivifica con i sacramenti, la tiene protesa verso il compimento escatologico: “Vieni, Signore Gesù”. Essa è il germe e l’inizio del regno di Dio a cui sono vocate tutte le genti.

Una serie di immagini ne costituisce il volto a mosaico: ovile, campo di Dio, edificio di Dio, casa di Dio, famiglia di Dio, tempio di Dio, Gerusalemme celeste, madre nostra, sposa dell’Agnello, il corpo di Cristo, il cui capo è Cristo (7).

È realtà visibile e spirituale: “per una non debole analogia è paragonata al mistero del Verbo incarnato.. l’organismo sociale della Chiesa serve allo Spirito di Cristo che la vivifica per la crescita del corpo” (8), vivendo nella storia tra i travagli e le persecuzioni, ma anche con il conforto e la consolazione dello Spirito.

La Chiesa popolo di Dio

È il nuovo popolo di Dio fondato sulla nuova ed eterna alleanza, nel sangue salvifico di Cristo. Come popolo messianico ha per capo Cristo, per condizione la dignità dei figli di Dio, per legge il precetto della carità, per fine il Regno (9). Germe validissimo di unità del genere umano, strumento della redenzione di tutti.

Il popolo di Dio è costituito dai battezzati, tutti ugualmente partecipi, in quanto battezzati, del sacerdozio profetico e regale di Cristo (10). Dal battesimo, come suo sviluppo, il cristiano cresce e matura con le risorse della Cresima, dell’Eucaristia, del Sacramento della Penitenza, del Matrimonio (con il quale si costituisce la famiglia veluti Ecclesia domestica e i genitori sono primi fidei praecones”(11). È continuamente arricchito dei carismi messi a disposizione dello Spirito per l’edificazione comune (12). È costituito universalmente a servizio del Regno, operando in ogni cultura di cui favorisce ed accoglie tutta la ricchezza di capacità e risorse, purificandole nel contempo, consolidandole ed elevandole. La Chiesa universale si rende presente nelle singole chiese particolari che riconoscono il primato della cattedra di Pietro. Si pone pertanto a servizio della pace universale nel suo essere cattolica unità (13).

La Chiesa: i fedeli cattolici, i cristiani non cattolici e i non cristiani. Per natura è essenzialmente missionaria.

La gerarchia

A completo servizio del popolo di Dio. Dai dodici al collegio dei vescovi come successori degli apostoli. Essi sono destinatari della pienezza del sacramento dell’Ordine (21) in modo stabile (carattere). Il Collegio dei vescovi, come del resto il Pontefice Romano, anche singolarmente, è soggetto di suprema e piena potestà su tutta la Chiesa, e la esercita soprattutto in occasione dei Concili ecumenici (22). Mentre “il Romano Pontefice, quale successore di Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli”, “i singoli vescovi sono il visibile principio e fondamento di unità nelle loro Chiese particolari (che essi hanno il mandato e il compito di presiedere), formate ad immagine della Chiesa universale”, ma devono avere sollecitudine per tutta la Chiesa. La cura di annunciare in tutta la terra il Vangelo appartiene al collegio dei vescovi (23). Ai vescovi compete insegnare, santificare (“essendo l’economo della grazia del supremo sacerdozio.. Ogni legittima celebrazione dell’Eucaristia è diretta dal vescovo”), governare con lo stile del pastore.

Il Presbiterio. Ogni presbitero, incardinato in un presbiterio specifico, agisce in persona di Cristo nelle azioni che sono di sua competenza (28). I presbiteri sono saggi collaboratori dell’ordine episcopale, rendono presente il vescovo che riconoscono come padri e a cui obbediscono con rispettoso amore, mentre sono considerati dal vescovo cooperatori, figli e amici. Nel presbiterio poi si viva un’intima fraternità (28)

Va precisato che il sacerdozio ministeriale, che scaturisce dal sacramento dell’Ordine, differisce essenzialmente e non solo per grado, è finalizzato a formare, e reggere il popolo sacerdotale, compiendo il sacrificio eucaristico in persona di Cristo (10).

I diacono sono istituiti per il ministero nei vari ambiti della pastorale e dell’azione liturgica della Chiesa (29).

I laici

Sono i battezzati che hanno come habitat il mondo, cioè gli ambiti della laicità: famiglia, lavoro-professione, politica, economia, cultura, sanità, turismo, ricerca, suola, medianicità, tempo libero.. “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio” (31). Per la loro dignità di battezzati sono chiamati all’apostolato, come partecipazione alla stessa missione salvifica della Chiesa: “I laici sono soprattutto chiamati a rendere presente e operosa la Chiesa in quei luoghi e in quelle circostanze in cui essa non può diventare sale della terra se non per mezzo di essi” (33).

I laici esercitano il loro sacerdozio cultuale (34); la loro funzione profetica di testimonianza (35) e il loro servizio regale (36). I laici vengono considerati dal Concilio testimoni della risurrezione e della vita del Signore Gesù, un segno del Dio vivo, l’anima del mondo (38).

Universale vocazione alla santità nella Chiesa

“Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione” (1 Ts 4, 3); “Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48). La santità di vita risponde a tutti gli stati di vita, dai coniugi, ai consacrati, agli ordinati, attingendo alle risorse che Dio attraverso il mirabile sacramento di Cristo che è la Chiesa assicura ad ogni credente.

I religiosi

Sono caratterizzati da una vita conforme ai consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza. Essi sono il segno permanente della tensione escatologica della Chiesa e del < u>primato assoluto di Dio. Attraverso la loro consacrazione a Cristo, sono chiamati a dare testimonianza di trasparenza di Cristo povero casto e obbediente.

Indole escatologica della Chiesa pellegrinante

La Chiesa “quale universale sacramento della salvezza” (48), avrà compimento quando tutti i suoi membri, che hanno accettato la salvezza in Cristo e quanti attraverso di essa hanno comunque accolto in sé il Regno, saranno approdati nel mondo dei risorti. Ora viviamo nella pienezza dei tempi, ma nel travaglio della compresenza del bene e del male, e come esuli in cammino verso la patria.

La Chiesa pellegrinante, la “Chiesa dei viatori”, è in comunione con la Chiesa celeste. Ai suoi defunti è di aiuto spirituale, mentre riceve aiuti dai salvati, dai santi di cui la Chiesa pellegrinante invoca la protezione e la vicinanza spirituale e a cui guarda come a modelli di vita cristiana.

La beata vergine Maria Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa

“Redenta in modo sublime in vista dei meriti di Cristo e a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo è insignita del sommo ufficio e dignità di Madre del Figlio di Dio, figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo” (53), eccellentissimo modello nella fede e nella carità. La Chiesa la venera come Madre amatissima.

Adombrata nella storia della salvezza, nell’annunciazione ha detto il sì a Dio di cui aveva bisogno il mondo; ha consacrato Gesù al Padre nel tempio di Gerusalemme; lo ha seguito e amato maternamente nella vita di Nazareth; presente alle Nozze di Cana, di tanto in tanto si avvicina a Lui, ascoltando e mettendo in pratica la sua parola: “Così, anche la Beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione con il Figlio sino alla croce.. dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: Donna, ecco il tuo figlio”. Terminato il corso della sua vita, dopo aver seguito maternamente i primi passi della Chiesa nata nel cenacolo con la sua presenza, fu assunta in cielo in anima e corpo.

È beneficamente vicina ad ogni uomo, come madre, in quanto madre dell’unico mediatore tra Dio e gli uomini, di cui propizia l’avvicinamento, cooperando in tal modo alla redenzione. Dal cielo è avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice (62), sempre ed esclusivamente in posizione subordinata a Cristo Mediatore e Salvatore. Quale madre e vergine, Maria è modello per tutta la Chiesa, sua icona eccelsa. La Chiesa guarda a lei come modello di virtù nella perfezione possibile ad una creatura umana, soprattutto la fede, l’obbedienza a Dio, l’umiltà, la sollecitudine propria della carità.

Date queste premesse, è lecito e doveroso un culto autentico riservato a Maria, soprattutto dal Concilio di Efeso in poi (66).

Lei è segno di certa speranza e di consolazione per il popolo di Dio pellegrinante sulla terra. E intercede per l’unione dei cristiani. (21 nov 1964).

Dei Verbum

La Rivelazione

La Chiesa ha ricevuto in dono da Dio la Parola di Verità per trasmetterla integra a tutte le genti: “In religioso ascolto della Parola di Dio e proclamandola con piena fiducia.. Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare Se stesso e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura” (1.2). L’economia della divina rivelazione si compie nella storia attraverso eventi e parole strettamente connessi (1-2).

Dio ha creato tutto per mezzo del Verbo. La storia dell’AT è interamente protesa verso il Salvatore promesso. Il Verbo, parlando agli uomini con le parole di Dio ha portato a compimento l’opera della salvezza. Il mistero pasquale è il compimento della rivelazione, che va accolta nell’obbedienza della fede, che viene perfezionata, nel suo essere intelligenza in profondità della fede, dallo Spirito della verità. Dio ha comunicato se stesso e la sua volontà (3-6).

La trasmissione della divina rivelazione

Gli apostoli hanno ricevuto il mandato di annunciare il Vangelo in tutta la terra e a tutte le genti. Gli apostoli hanno affidato il loro posto di magistero ai loro successori, i vescovi. Anzitutto è la Tradizione del patrimonio del Vangelo, in stato di progressione, nella sua comprensione, grazie alla presenza nella Chiesa dello Spirito di Verità, che ha il compito di far percorrere l’intero cammino verso la pienezza della verità (7-8).

Dalla Tradizione nascono gli scritti, cioè la Sacra Scrittura, tra di loro congiunte e comunicanti (9). Formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine, poiché unica è la sorgente: affidata da Cristo per essere trasmessa come Parola di verità integralmente, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo. Sono un solo deposito della Parola di Dio. La fede cattolica attinge a questo depositum fidei. L’ufficio di interpretare con autenticità e autorità la Parola è stato affidato al Magistero che sottostà alla potenza della Parola (10).

L’ispirazione divina e l’interpretazione della S. Scrittura

Le verità della Scrittura sono state scritte per ispirazione dello Spirito Santo. Tutti i suoi libri hanno come autore Dio che si è servito di uomini per la composizione: Egli ha agito in essi ed essi da veri autori, hanno scritto tutto e solo ciò che Dio voleva che fosse scritto. La Scrittura, in quanto divinamente ispirata contiene solo verità (11).

È tuttavia scritta con il linguaggio umano del tempo di composizione. Vi si accede, per una lettura corretta e sapienziale, attraverso lo studio dei generi letterari. Di qui i criteri fondamentali interpretativi: l’unità della Scrittura e l’analogia della fede che non può contraddirsi. Per entrare nel suo mistero e nel mistero dell’uomo nel mistero di Dio, Dio ha manifestato la sua divina accondiscendenza (sunkatabasis): la parola di Dio ha assunto la natura della parola umana, in modo analogo al mistero dell’Incarnazione (12-13).

Il Vecchio Testamento

Rivela la dinamica e il senso dell’antica alleanza con il popolo eletto, sotto la guida di Abramo, di Mosè, dei profeti.. . Va considerato come profezia dell’avvento di Cristo, specialmente attraverso la varietà della sua tipologia (14-16).

Il Nuovo Testamento

L’AT è strettamente unito al Nuovo che proietta a ritroso luce di pienezza per comprendere il mistero contenuto nell’AT. (Con S. Agostino potremmo dire che nell’At il N è nascosto, mentre nel NT l’A si palesa). Il mistero pasquale è la pienezza della rivelazione (17). I Vangeli hanno origine apostolica ed hanno carattere storico. Trasmettono fedelmente la parola e i gesti di Gesù, anche se espressi in forme culturali evolute e differenziate: non tradiscono i contenuti storici. Al più li colgono in maggior profondità, considerati anche nella ricaduta avuta nelle vicende della Chiesa. Oltre i quattro Vangeli il NT annovera altri 23 libri ispirati (17-20).

La Scrittura nella vita della Chiesa

La Chiesa venera le Scritture come il Corpo di Cristo. Le due mense: della Parola e dell’Eucaristia (21). Sono, dentro la viva Tradizione, la regola suprema della fede cattolica. Attraverso la Scrittura il Padre dialoga con i figli. Dato il suo valore per la vita del credente, la S. Scrittura va letta con assiduità. (18 novembre 1965).

Sacrosantum Concilium

La Chiesa dispone di tutte le risorse contenute nella Liturgia.

Nella liturgia, specialmente eucaristica, si attua l’opera della redenzione. In essa è chiamata a confluire la
vita del cristiano
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Principi generali

L’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio, che ha il suo preludio nelle mirabili gesta divine operate nel popolo del VT, è stata compiuta da Cristo Signore, specialmente per mezzo del mistero pasquale.. Dal costato di Cristo morto sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa” (5). La liturgia si impernia sul Sacrificio eucaristico e sui sacramenti. Cristo è sacramentalmente presente nella Chiesa, in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nell’Eucaristia, nei sacramenti, nella Parola “poiché è Lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura.. In quest’opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua Sposa amatissima, la quale prega il suo Signore e per mezzo di Lui rende il culto all’eterno Padre.. la liturgia è ritenuta l’esercizio del sacerdozio di Cristo. Essa è opera di Cristo sacerdote e del suo Corpo, che è la Chiesa; è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso modo, ne uguaglia l’efficacia” (7). Non esaurisce tuttavia tutta l’azione della Chiesa (9). È però il culmine e la fonte della vita della Chiesa (10). La sua efficacia in noi dipende dalle disposizioni personali, se cioè vi prendiamo parte “consapevolmente, attivamente, fruttuosamente” (11). Non tutta la vita spirituale viene esaurita dalla liturgia. Tutte le altre espressioni, valide in sé, convergano sull’Eucaristia e prendano limpidezza di senso dalla liturgia. Occorre una adeguata formazione alla liturgia che è la “prima e indispensabile sorgente dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano” (14).

I fedeli partecipino in modo consapevole e attivo. Ma amino anche il silenzio liturgico (30).

Nella liturgia rito e parola sono intimamente connessi (35).

4) La vita della liturgia nella diocesi e nella parrocchia

“Il vescovo va considerato come il grande sacerdote del suo gregge: da lui deriva e dipende in certo modo la vita dei suoi fedeli in Cristo. Perciò tutti devono dare la massima importanza alla vita liturgica della diocesi che si svolge intorno al vescovo, principalmente nella Chiesa Cattedrale, convinti che c’è la principale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dal suo presbiterio e dai ministri” (41).

“Poiché nella sua Chiesa il vescovo non può presiedere personalmente sempre e ovunque l’intero suo gregge, deve costituire perciò delle assemblee di fedeli, tra cui hanno un posto preminente le parrocchie organizzate localmente sotto la guida di un pastore che fa le veci del Vescovo (sub pastore vice gerente Episcopi): esse infatti rappresentano in certo modo la Chiesa visibile stabilita su tutta la terra. Per questo motivo la vita liturgica della parrocchia e il suo legame con il vescovo devono essere coltivati nell’animo e nell’azione dei fedeli e del clero; e bisogna fare in modo che il senso della comunità parrocchiale fiorisca soprattutto nella celebrazione comunitaria della messa domenicale” (42).

Il Mistero eucaristico

Nella notte della consegna libera di sé Gesù istituì la divina Eucaristia, memoriale della sua pasqua: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità (47).

I fedeli sono chiamati a partecipare e non solo assistere da spettatori estranei e muti. Vi partecipano “conscie, pie, e actuose” (48).

Gli altri sacramenti e i sacramentali

I sacramenti sono ordinati alla santificazione del Corpo di Cristo e a rendere culto a Dio. Essi presuppongono, nutrono, irrobustiscono ed esprimono la fede.

Anche i sacramentali ricevono efficacia dal mistero pasquale.

Di conseguenza, si impongono varie riforme capaci di far risaltare i contenuti dei sacramenti e dei sacramentali.

L’ufficio divino

È l’inno cantato dalle schiere celesti introdotto sulla terra. Lo fa come capo del suo Corpo ecclesiale che loda incessantemente il Signore e intercede per la salvezza del mondo (salvarlo da tutti i condizionamenti nei quali è travagliato il suo vivere quotidiano) (83).

L’ufficio divino è mirabile canto di lode, appropriato anche per i laici, che stanno davanti al trono di Dio in nome della madre Chiesa (85).

5) L’Anno liturgico

La domenica settimanale fa memoria della pasqua di risurrezione, la più grande delle solennità (102).

La liturgia distribuisce nel ciclo dell’anno liturgico tutto il mistero di Cristo, aprendo ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche.

La Chiesa celebra la pasqua settimanale nel giorno del Signore celebrando l’Eucaristia. La domenica è il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico (106).

L’anno liturgico è differenziato tra tempi forti (Avvento-Natale; Quaresima-Pasqua) e tempo ordinario.

La musica sacra

Gode di una sua dignità, tanto più intensa quanto più è a servizio dell’azione liturgica (112-121).

L’arte sacra

Gode essa pure di una sua dignità, specialmente se è a servizio di quella bellezza che favorisce il contatto con Dio (122-130).

4 dicembre 1963

Gaudium et Spes

La Chiesa in missione dentro il mondo con la complessità delle sue vicende. Lo è per mandato. Quando ne viene impedita dal laicismo che le vieta ogni forma di incidenza nel sociale, non può subire passivamente. Per coerenza al mandato ricevuto non può che trovare tutte le strade pacifiche per essere nel mondo di oggi “sale e luce”. Anche perché “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e non vi è nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore. Perciò la Chiesa si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia” (1).

La Chiesa è convinta di avere nel patrimonio affidatole dal Fondatore, delle risorse che possono essere di grande aiuto all’umanità nel suo travaglio, come servizio all’uomo (3).

La condizione dell’uomo nel mondo contemporaneo

“L’umanità vive oggi un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da profondi e rapidi mutamenti che progressivamente si estendono all’intero universo. ricchezza e povertà, libertà e schiavitù, unità e indipendenze.. convivono. E ci si interroga sull’attuale andamento del mondo: quale direzione prenderà? (4).

Turbamenti d’animo, trasformazioni di vita, invadenze della tecno scienza in tutti i campi, il culto del mito dell’evoluzione.. tutto concorre a dare una accelerazione alla storia mai sperimentata.

Mutamenti sociali: dai modelli rurali a quelli degli agglomerati cittadini. I media fanno da tam tam alle news mondiali, le migrazioni sono di massa.. (6).

Mutamenti psicologici, morali e religiosi: sono messi in crisi valori tradizionali; difficoltà educative nella trasmissione dei valori. Le stesse norme giuridiche vengono alterate. Ma soprattutto a livello religioso è subentrato un forte senso critico, mentre moltitudini crescenti si staccano dalla religione. Negare Dio o la religione, o farne praticamente a meno, non è più un fatto insolito o individuale.. quasi esigenza del progresso scientifico
e dell’umanesimo avanzato.. diventa un fatto di massa (7).

Squilibri nel mondo contemporaneo: nella coscienza, nella famiglia, tra etnie e culture, nella demografia, nell’economia, nelle politiche.. e tutto provoca diffidenza e inimicizia, conflitti e amarezze (8).

Ci sono nuove aspirazioni: più giustizia e pace. Più spazio agli stati emergenti o in aporia. Più attenzione alle donne. Più premura per l’occupazione. L’intuizione che i benefici a disposizione dell’umanità siano da distribuire fra tutti. “Stando così le cose, il mondo si presenta oggi potente a un tempo e debole, capace di operare il meglio e il peggio, mentre gli si apre dinanzi la strada della libertà o della schiavitù, del progresso e del regresso, della fraternità o dell’odio” (9).

Gli interrogativi più profondi dell’uomo: “In verità, gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quel più profondo squilibrio che è radicato nel cuore dell’uomo. È proprio all’interno dell’uomo che molti elementi si contrastano a vicenda.. sperimenta in mille modi i suoi limiti.. si accorge di essere senza confini nelle sue aspirazioni.. costretto sempre a sceglierne qualcuna e a rinunciare ad altre. Inoltre, debole e peccatore, non di rado fa quello che non vorrebbe e non fa quello che vorrebbe. Per questo soffre in se stesso una divisione.. certamente quanti vivono in un materialismo pratico sono lungi dall’avere chiara percezione di questo dramma.. e c’è chi stima vuota di senso proprio l’esistenza umana. Molti sentono nascere interrogativi esistenziali capitali: cos’è l’uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte, che malgrado ogni progresso continuano a sussistere? Cosa valgono queste conquiste a così caro prezzo raggiunte? Cosa ci sarà dopo questa vita?” (10). La Chiesa ha delle risposte serie all’altezza delle domande: nel suo maestro e Signore trova la chiave di soluzione adeguata.

1 La Chiesa e la vocazione dell’uomo

La Chiesa opera per la dignità della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, e tuttavia, dotata di libertà, libera di abusare della stessa, creando in se stesso una divisione, effetto del peccato (12-13). L’uomo è unità di anima e di corpo, sintesi di tutti i generi di esistenza che lo precedono. È corporeità, da considerare come bene, e spirito, interiorità. Si avverte superiore a tutto l’universo, a motivo della sua intelligenza, con cui partecipa della luce della mente di Dio. È coscienza morale. È libertà (14-17).

“In faccia alla morte l’enigma della condizione umana diventa sommo”. L’uomo teme che per lui finisca tutto.. tenta di prolungare l’esistenza terrena. Ma solo la vittoria del Risorto squarcia il mistero! (18).

Forme e cause dell’ateismo: è tra le forme più gravi di disumanesimo. C’è chi nega esplicitamente Dio, altri sono agnostici, altri scettici in quanto non riconoscono nessuna verità assoluta. Tendono ad affermare l’uomo (più se stessi che l’uomo in genere), più che negare Dio. Molti sono atei di prassi. Non mancano responsabilità nemmeno da parte di credenti poco testimoni (19). Ci sono pure forme di ateismo sistematico e ideologico che considera la religione ostacolo alla liberazione dei popoli (20).

La Chiesa di fronte all’ateismo si sforza di capirne le ragioni, riconferma il convincimento che Dio non ostacola la libertà, la dignità e la felicità dell’uomo ma ne è la condizione. Dio stesso sollecita l’uomo, per vocazione, a farsi carico della storia. Dio poi è l’unica risposta ai profondi ed esistenziali interrogativi dell’uomo (è il valore della X dell’equazione umana e cosmica). La risposta all’ateismo sta nella dottrina sociale della chiesa e nella testimonianza dei cristiani (molti dei quali sono diventati atei). Confida, comunque nella possibile evoluzione interiore dell’uomo: “Ci hai fatti per te, Signore.. troviamo pace solo in Te” (21).

La Chiesa evangelizza il suo patrimonio, il suo Fondatore, il salvatore e Signore: “In realtà, solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo.. Egli svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione.. Egli è l’uomo perfetto. Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo..Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale.. Per Cristo e in Cristo riceve luce quell’enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime” (22).

II La comunità degli uomini

La rivelazione cristiana dà grande aiuto alla promozione della comunione tra persone. Tutti siamo creati ad immagine di Dio, siamo un’unica famiglia, con la medesima destinazione: Dio.

Le singole persone e le società umane sono interdipendenti. Di conseguenza anche il bene comune ha estensione universale. Sta crescendo la coscienza della dignità della persona umana, che merita rispetto in qualunque condizione di vita si venga a trovare, persino quando si tratta di avversari, sapendo opportunamente distinguere tra errore ed errante: tutto ciò che offende la dignità umana (le violenze, la schiavitù, il mercato delle donne..) lede grandemente l’onore del creatore (23-27).

Tutti gli uomini, dotati di un’anima razionale e creati ad immagine di Dio, sono fondamentalmente uguali. Ogni genere di discriminazione va superato. Come va superata ogni logica ed etica di individualismo. Occorre sviluppare il senso della responsabilità e della partecipazione (28-31).

Dio ha voluto fare dell’umanità una famiglia costituendola in popolo suo. Il carattere comunitario è stato sancito dall’incarnazione del Figlio divenuto partecipe della convivenza umana. Primogenito tra molti fratelli attraverso il dono del suo Spirito ha istituito una nuova comunione fraterna, in quel suo Corpo che è la Chiesa. Una fraternità solidale da accrescere fino alla parusia quando renderemo gloria perfetta a Dio come famiglia da Dio e Cristo Fratello amata (32).

III L’attività umana nell’universo

L’uomo oggi è capace di procurarsi da solo alcuni beni di cui necessita. Ma si interroga anche sul senso e il valore dell’attività umana. La Chiesa riconosce un grande e originario valore all’attività umana, mediante la quale prolungano l’opera del Creatore, si rendono utili ai propri fratelli e donano un contributo personale alla realizzazione del piano provvidenziale di Dio nella storia: le vittorie dell’umanità sono un segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno. Il cristiano non è distolto dal compito di edificare il mondo, ma ancor più impegnato (33-34).

L’attività umana è ordinata all’uomo, che sviluppa le sue facoltà. L’uomo vale più per quello che è che per quello che ha (35).

Le realtà terrene sono autonome in quanto hanno leggi proprie, da scoprire, come le ha impresse il Creatore (36). Purtroppo l’attività umana è stata corrotta nella sua genuinità dal peccato, e l’uomo cerca i propri esclusivi interessi, sotto l’impulso delle forze del male, attizzate dalla superbia e dall’amore disordinato di se stessi. Vanno pertanto purificate e rinnovate dal mistero pasquale di Cristo, che vi immette la legge della carità, sostenendo i generosi propositi con i quali la famiglia degli uomini cerca di rendere più umana la propria vita (37-38). Siamo protesi verso i cieli nuovi e la terra nuova, anche se ne ignoriamo i tempi. Qui il Regno è già presente in mistero, ma con la venuta del Signore giungerà a perfezione. Di conseguenza “
a che cosa serve all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua vita?” (39).

IV La missione della Chiesa nel mondo contemporaneo

L’aiuto che la Chiesa intende dare all’umana società

La Chiesa ha una finalità salvifica escatologica. È società visibile e spirituale che cammina insieme agli uomini. La Chiesa ha molto da dare al vivere sociale civile al fine di renderlo più umano, mentre riceve molto dal mondo (40). Ha ricevuto l’incarico di manifestare il mistero di Dio, svela all’uomo il senso della propria esistenza, la verità profonda sull’uomo. Solo Dio dà risposta vera ai desideri di felicità: “Chiunque segue Cristo, l’Uomo perfetto, si fa lui pure più uomo” (41). Evidentemente la missione della Chiesa non è di ordine politico economico e sociale; il fine che le è stato fissato è di ordine religioso. Eppure, da questa missione religiosa scaturiscono dei compiti, della luce e delle forze che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina. La Chiesa riconosce e apprezza tutto ciò che di buono trova nella società: la sua evoluzione sociale verso l’unità. E si percepisce in Cristo come un sacramento, ossia come un segno e strumento di intima unione con Dio e di unità di tutto il genere umano.. la forza che la Chiesa riesce ad immettere nella società umana contemporanea consiste in quella fede e carità portate ad efficacia di vita, e non nell’esercitare con mezzi puramente umani un qualche dominio esteriore. La Chiesa non è legata ad alcuna particolare forma di cultura umana. Per la sua universalità può costituire un legame strettissimo tra le diverse comunità umane e nazioni; può esortare, senza secondi fini, le comunità umane a superare la logica del dissenso e del conflitto. Niente le sta più a cuore che di servire al bene di tutti (42).

Il Concilio esorta i cristiani, cittadini di entrambe le città, ad essere nel mondo, impegnandosi a compiere i propri doveri, secondo le esigenze della fede. Il distacco che si riscontra in molti tra la fede che professano e la loro vita quotidiana va annoverato tra i più gravi errori del nostro tempo. Un tale cristiano mette in pericolo a propria salvezza eterna. Ai laici spettano propriamente, anche se non esclusivamente, gli impegni e le attività temporali, nelle quali essere competenti, collaborando con chiunque miri agli stessi obiettivi. E a questo scopo siano formati dai loro sacerdoti, senza tuttavia esimersi dalle loro specifiche responsabilità che debbono assumersi personalmente. Anche nelle diversità di opinioni non si approprino dell’autorità della Chiesa; entrino invece in dialogo tra di loro. Specialmente i laici che hanno compiti di responsabilità nella vita ecclesiale siano ancor più testimoni nel mondo. I pastori illuminino i laici a permeare di vangelo tutte le attività terrene e ad essere trasparenza del Vangelo, sapendo che tanta gente dà credibilità al Vangelo se lo vedono incarnato nei laici cristiani e li abilitino a dialogare con opinioni differenti. Pur nella consapevolezza delle fragilità e delle incoerenze dei suoi membri (43).

L’aiuto che la Chiesa riceve dal mondo contemporaneo

La Chiesa è nel mondo. Si esprime con i linguaggi dei popoli per trasmettere i contenuti del Vangelo. A tal fine ha bisogno dell’aiuto degli esperti. È grata per tutti gli apporti che riceve da chiunque ai fini di favorire l’evangelizzazione, specialmente per quanto riguarda la famiglia, l’economia, la politica, la cultura. Anzi, la Chiesa confessa che molto giovamento le è venuto e le può venire perfino a motivo della opposizione di quanti la avversano o la perseguitano (44).

Cristo, l’alfa e l’omega.

La Chiesa, universale sacramento della salvezza, mira alla realizzazione del regno, cioè all’accoglienza del Verbo incarnato, mediante il quale tutto è stato posto in esistenza. Mediante Cristo, l’uomo perfetto, si realizza la salvezza e la ricapitolazione universale. Lui, il Crocifisso Risorto, mistero pasquale, è il punto focale della storia umana e il suo fine, il centro e il perno del divenire storico, la gioia di ogni cuore e la pienezza delle aspirazioni, il giudice dei vivi e dei morti, datore dello Spirito che ci guida nella storia fino alla ricapitolazione universale. Egli è l’alfa e l’omega(45).

Parte seconda

Alcuni problemi più urgenti: matrimonio e famiglia, la cultura umana, la vita economico-sociale, la vita politica, la solidarietà tra le nazioni e la pace (46).

Matrimonio e famiglia: “Il bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare”. Contro di essa si sono sviluppati la poligamia, il divorzio, il libero amore, l’egoismo e l’edonismo. Si devono affrontare i problemi della crescita demografica, dell’economia mondializzata. Nonostante tutto, si evidenzia sempre più l’importanza della famiglia (47).

Santità del matrimonio e della famiglia. Il matrimonio nato da un patto irrevocabile, che esige fedeltà e indissolubilità, in vista del bene dei coniugi e dei figli (procreazione ed educazione). Dio stesso ne è l’autore; ed è strutturato sul modello dell’amore tra Cristo e la sua Chiesa. Il matrimonio sacramento li corrobora e li consacra e li abilita a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, mentre in tal modo rendono gloria a Dio. Anche i figli contribuiscono alla santificazione dei genitori; li amino con affetto riconoscente, con devozione e fiducia, stando loro vicini nei momenti difficili (48).

L’amore coniugale. I fidanzati sono invitati a nutrire il loro fidanzamento con un amore casto e gli sposi con un affetto non diviso. Un vero amore tra marito e moglie non può nascere se non da un atto di volontà e abbraccia il bene di tutta la persona, donandosi reciprocamente e pervadendo l’intera vita degli sposi. È cosa diversa dalla pura attrattiva erotica. Si arricchisce con gli atti che sono propri del matrimonio, compiuti in casta intimità favoriscono la mutua donazione: è sigillo di indissolubilità, specialmente quando richiederà dei sacrifici. La famiglia prepari i figli alla sublimità del matrimonio cristiano (49).

La fecondità del matrimonio. Il matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati per loro natura alla procreazione e alla educazione della prole. I figli infatti sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono massimamente al bene dei genitori. La procreazione partecipa dell’opera creatrice di Dio. Gli sposi adempiranno il loro dovere con umana e cristiana responsabilità, docili verso Dio, accogliendo con generosità il dono della vita, valutando, davanti a Dio con la loro coscienza, le condizioni di vita materiali e spirituali. Non tuttavia di puro loro arbitrio, ma seguendo la loro coscienza retta e vera, illuminata dalla Parola di Dio e dal Magistero della Chiesa. Oltre alla procreazione il matrimonio è stato istituito anche per il mutuo amore, con le sue giuste manifestazioni.

Accordo dell’amore umano con il rispetto della vita. Il numero dei figli lo decidono gli sposi stessi. L’interruzione prolungata dell’intimità può mettere in crisi la fedeltà. Come coniugare intimità coniugale e numero limitato di figli? Non sono ammessi ovviamente l’aborto e l’infanticidio, che sono abominevoli delitti. Comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita dipende da criteri oggettivi, possibile da realizzare solo con la virtù della castità coniugale, seguendo il magistero della Chiesa (51).

L’impegno di tutti per il
bene del matrimonio e della famiglia
. La famiglia è la scuola di umanità più completa e ricca. I genitori collaborino, consultandosi reciprocamente, alla educazione dei figli perché raggiungano la maturità della propria vocazione, anche sacra. Li educhino dunque anche a formarsi la propria famiglia. Le autorità civili favoriscano la famiglia con le sue virtù morali. Gli esperti diano apporti nelle varie specializzazioni. Parola e liturgia educhi le famiglie perché siano testimoni (52).

La cultura. Nuovi stili di vita, nuova epoca della storia umana, provocate dalle condizioni di vita profondamente cambiate. Lo sviluppo delle scienze, il progresso delle tecniche e dei media. I costumi stanno uniformandosi, mettendo in risalto la fondamentale vocazione dell’umanità alla unità di destino (54).

L’uomo artefice della cultura. Si diffonde il senso della responsabilità e dell’autonomia, segno della nascita di un nuovo umanesimo. Come coniugare specificità delle identità culturali con la necessità della loro unità? (55-56).

Fede e cultura. Ai cristiani compete ricercare le cose di lassù. Tuttavia sono impegnati a collaborare con tutti per la costruzione di un mondo più umano, attuando il disegno di Dio e così coltiva se stesso. Anche applicandosi allo studio delle varie discipline, può sentirsi più libero dalla schiavitù delle cose. Ma la tecnoscienza non va assolutizzata, in favore del fenomenismo e dell’agnosticismo. Altre situazioni però sono vera propedeutica al Vangelo (57).

Rapporti tra culture e fede. Nessuna cultura esaurisce le potenzialità della fede. Purifica ed eleva la moralità dei popoli. La cultura deve mirare alla perfezione integrale della persona umana e al bene della comunità umana. Ci sono due ordini di conoscenza, con una loro autonomia: cultura e fede; scienza e fede (58-59).

Riconoscimento del diritto alla cultura. Diritto di tutti a partecipare ad una cultura che sia rispettosa della dignità della persona umana e la promuova. Di qui l’importanza della scuola, attraverso la quale acquisire competenze. Anche dovere di coltivarsi. Anche le donne svolgano compiti secondo l’indole ad esse propria (60).

Educare ad una cultura integrale. Occorre una cultura armoniosamente organica. La famiglia è come la madre e nutrice di questa educazione. Ma influiscono anche i media, i viaggi turistici, sport. Di aiuto per una vita di fede che impregna di sé la cultura possono essere di aiuto anche le scienze umane, l’arte nelle sue varie espressioni. I cristiani vivano il loro tempo, armonizzando la cultura di oggi con quella del vangelo. E anche lo studio della teologia sia in contatto con la cultura del nostro tempo. Gli stessi laici però siano avviati anche agli studi delle scienze sacre (61-62).

Vita economico-sociale

Aspetti caratteristici. L’uomo è l’autore, il centro e il fine di tuta la vita economico-sociale. L’uomo sta dominando la natura, si intensificano i rapporti internazionali economici. Con il pericolo della mentalità economicista, che mette alcuni nella condizione di opulenza e di spreco, mentre folle immense mancano dello stretto necessario (63).

Lo sviluppo economico a servizio dell’uomo. Si tende ad aumentare la produzione di beni economici. On basta l’aumento in sé, ma solo se di fatto è a servizio integrale dell’uomo. Leggi dell’economia, ma nel quadro dell’etica. Non deve pertanto essere in mano all’arbitrio di pochi. I beni sono a destinazione universale. Purtroppo esistono ingenti disparità economiche che portano discriminazione e ribellioni. L’economia di sviluppo sia regolata in modo tale da evitare che la vita dei singoli e delle loro famiglie si faccia incerta e precaria. Anche i lavoratori che provengono da altri paesi siano rispettati nei loro diritti e siano accolti come persone e non come puri strumenti di lavoro, favorendo l’inserimento e l’integrazione sociale (64-66).

Lavoro e tempo libero. Nel lavoro l’uomo imprime il suo sigillo nella natura, comunica con gli altri e rende un servizio agli uomini, collabora con Dio. Il lavoro sia remunerato in rapporto alla vita dignitosa della famiglia. Ma siano riservati anche tempi adeguati al riposo, alla vita di famiglia, alla cultura, alle relazioni sociali, alle espressioni religiose (67).

Partecipazione nell’impresa e conflitti di lavoro. Proprietari, imprenditori, dirigenti, dipendenti e lavoratori sono soggetti attivi dell’impresa. I lavoratori hanno diritto di associarsi. Lo sciopero solo come mezzo estremo (68).

La destinazione universale dei beni della terra. È il patrimonio del Creatore per tutti gli uomini. Più che beni propri si tratta di beni comuni. Per avere il sufficiente per sé e per la propria famiglia. Mettere i popoli nelle condizioni di poter accedere ai beni universali e non esserne privati. Occorre sviluppare la rete di previdenze e di sicurezze sociali. Problematica degli investimenti, prevedendo il giusto equilibrio tra bisogni attuali di consumo e investimenti. Ci si guardi dalle speculazioni e dalle svalutazioni delle monete (69-70).

Problema delle proprietà private e dei latifondi. La proprietà ha senso e funzione sociale, e garantisce l’esercizio della libertà, dando una certa sicurezza, mentre dà occasione di sviluppare le capacità professionali. I pubblici poteri devono impedire gli abusi di proprietà privata che mortifica il bene comune. Ognuno ha dritto ad un salario, ad una remunerazione dignitosa. Occorre migliorare le condizioni di lavoro. Anche nell’esercizio del lavoro occorre cercare anzitutto il regno (71-72).

La politica

Siamo in presenza di rapide trasformazioni delle strutture e delle istituzioni dei popoli in senso di accoglienza dei diritti delle persone, contro ogni forma di dittatura (73).

Natura e fine della politica. È funzionale al bene comune, secondo gli orientamenti impressi nell’umanità dal Creatore. Deve essere dunque conforme all’etica. Ognuno ha il diritto e il dovere di contribuire alla realizzazione di una comunità civile. Si preparino uomini a gestire la politica che è arte difficile ma nobile (74-75).

La comunità politica e la Chiesa. In una società plurale la Chiesa non si confonde con nessuna comunità politica. Sono indipendenti e autonome nel proprio campo. Ma sono chiamate a collaborare (76).

La pace

Incombe sempre la minaccia della guerra. La pace è opera di tutti, concordemente. La pace non è opera solo della diplomazia, né è pura assenza di guerre, ma opera della giustizia, un edificio da costruire continuamente. Essa nasce dall’amore del prossimo ed è effetto della pace di Cristo nel cuore dell’uomo, libero dal peccato (77-78).

Evitare la guerra. Il potenziale distruttivo di oggi è allucinante. Finché non sarà attivo ed efficace l’ONU, si può ricorrere al principio della legittima difesa. Pericolo della guerra totale: è delitto contro Dio e contro l’umanità. La corsa agli armamenti come deterrente? Si sperperano enormi ricchezze. La corsa agli armamenti è anticivile. La condanna unanime della guerra come soluzione di conflitti. I mezzi della pace sono pacifici. C’è il reale pericolo che un giorno altra pace non ci sarà se non la pace di una terribile morte collettiva (79-82).

Le cause delle discordie: spirito di dominio, ingiustizie, l’invidia, l’indifferenza, l’orgoglio, l’egoismo. Occorre una cooperazione internazionale anche sul piano economico, modificando alla radice i metodi attuali del commercio mondiale, a danno dei popoli in via di sviluppo (83-86).

L’incremento demografico non va fermato con l’uso di ogni mezzo, stabilito dalle autorità. Occorre però aiutare i paesi in via di sviluppo. I cristiani e la Chiesa siano presenti nelle Istituzioni internazionali (87-90).

Conclusione

Il dialogo fra tutti
gli uomini
. La chiesa riconosce ogni legittima diversità e sollecita il dialogo a tutto campo. Sono infatti più forti le cose che uniscono i fedeli che quelle che dividono: ci sia unità nelle cose necessarie, libertà nelle cose dubbie e in tutto la carità. Pensiamo ai fratelli che condividono il battesimo, a quanti credono in Dio. Il dialogo con tutti, anche con chi ci perseguita (91-93).

Roma, 7 dicembre 1965

NB La GS è il confluente di varie encicliche: Rerum Novarum, Quadragesimo anno, Mater et magistra, Pacem in terris; ed è la fonte ispiratrice della Populorum Progressio, Ecclesiam suam, Redemptor hominis, Sollicitudo Rei socialis, Centesimus Annus, Evangelium vitae, Mulieris dignitatem, Charitas in veritate.

Voi, docenti di religione, inviati come siete dalla Chiesa nel mondo che conta, quello della cultura trasmessa alle giovani generazioni e con esse elaborata, siete negli avamposti della laicità: un ponte privilegiato tra Chiesa e umanità di oggi. Trasmettete con passione e con efficacia ciò che, gestito dalla Chiesa, è patrimonio per tutti. Abbiate una tale personalità cristiana, senza compromessi ed equivoci, da essere credibili agli occhi di chi vi è stato affidato dalla Provvidenza perché da voi accolga, con criticità positiva, quanto gli serve per una qualità di vita più degna dell’uomo.

+ Giuseppe Zenti

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ZENIT Staff

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