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Intervista all’Arcivescovo di Toronto sulla lectio divina

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di Kathleen Naab
 

TORONTO, venerdì, 15 aprile 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI punta molto sulla lettura orante della Scrittura, nota come lectio divina, tanto da aver dedicato a questa pratica ampio spazio nell’esortazione “Verbum domini” oltre ad aver tenuto egli stesso in più di un’occasione la lectio divina con sacerdoti e seminaristi della sua diocesi.

L’Arcivescovo di Toronto è uno dei presuli che ha risposto all’invito del Santo Padre, non solo a livello personale ma anche coinvolgendo i fedeli della sua comunità.

Mons. Thomas Collins, che tiene incontri di lectio divina nella sua Arcidiocesi da 10 anni, ha pubblicato di recente un libro per condividere la sua esperienza con un pubblico più vasto.

ZENIT ha parlato con monsignor Collins su come promuovere la lectio divina e sul suo libro dal titolo “Pathway to Our Hearts: A Simple Approach to Lectio Divina with the Sermon on the Mount” (Ave Maria Press).

Il suo libro “Pathway to Our Hearts” è un adattamento delle lectiones divinae da lei svolte nella cattedrale della sua diocesi. La lectio divina è pensata per un gruppo di persone, è necessaria una guida, oppure è più idonea per essere fatta individualmente?

Monsignor Collins: Il modo migliore per fare l’esperienza della lectio divina è a livello individuale, ma negli ultimi 10 anni ho sviluppato una sorta di sessione di lectio divina per le prime domeniche del mese, da settembre a dicembre, nella mia cattedrale. L’auspicio è che coloro che partecipano una volta al mese nella cattedrale possano beneficiare di questa esperienza, ma soprattutto che possano adattare la forma pubblica della lectio divina a un uso personale, durante la preghiera quotidiana.

Il libro è descritto come un “adattamento dell’antica pratica della lectio divina ai cattolici di oggi”. Che adattamenti sono richiesti? Quali sono le differenze tra la pratica antica della lectio divina rispetto all’uso odierno?

Monsignor Collins: La lectio divina consiste in sostanza in una lettura orante della Scrittura – diversamente da uno studio biblico (esegesi) – o nella proclamazione della Parola di Dio nella liturgia, o nella lettura di lunghi brani della Bibbia. Lo scopo è quello di fare l’esperienza di un incontro con il Signore, attraverso la lettura orante di una piccola parte della Bibbia. In questi 2.000 anni i cristiani hanno sviluppato diverse modalità per fare questo.

Anche in epoca moderna, questa pratica ha subito diversi adattamenti, sia per la forma pubblica che per quella privata. In pubblico, la lectio divina che io propongo consiste semplicemente nella lettura orante di un brano della Bibbia. E il mio auspicio è che coloro che partecipano siano poi capaci di adattare questo metodo alla loro preghiera privata quotidiana.

Ci può spiegare sinteticamente il metodo che lei propone per la lectio divina? Esiste solo una metodologia definita, o può ciascun lettore – in questo caso l’Arcivescovo di Toronto – avere la propria struttura o il proprio metodo?

Monsignor Collins: Il mio modo di svolgere una lectio divina si basa su metodologie usate da altri, con alcuni adattamenti personali. Ciascuno può farlo in modi diversi. Inizio con le solenni preghiere della sera nella cattedrale, cantando i salmi. Questa è un’antica pratica che arricchisce la nostra vita moderna. Poi mi posiziono ai margini della chiesa e talvolta do qualche breve informazione che possa essere utile nella preghiera del testo.

Vi sono quindi tre fasi nella lectio divina. Anzitutto si fa il Segno della Croce, per iniziare il periodo della lectio divina. Dobbiamo porre noi stessi consapevolmente alla presenza di Dio, chiedendo perdono per i nostri peccati e abbandonando le distrazioni che impediscono di porre la nostra attenzione sulla Parola di Dio. Preghiamo secondo le parole del piccolo Samuele: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”.

La seconda fase è quella della preghiera del sacro testo. Prima leggo l’intero brano lentamente e ad alta voce, chiedendo a ciascuno di considerare cosa ci dice alla nostra testa, al nostro cuore e alle nostre mani, ovvero al nostro conoscere Dio, amare Dio e servire Dio.

Dopo un periodo di silenzio leggo il primo verso del brano e svolgo qualche riflessione invitando le persone a indugiare qualche momento in silenzio per meditare su quanto hanno ascoltato. Seguo lo stesso schema per tutti i versetti – testo, commento, silenzio – e leggo poi nuovamente l’intero brano ad alta voce, per passare poi a un momento di silenzio.

La terza fase consiste nella preghiera del Padre Nostro, dell’Ave Maria, del Gloria al Padre e nel Segno della Croce, per poi entrare nuovamente nelle questioni della nostra vita quotidiana.

Benedetto XVI ha più volte incoraggiato la lectio divina. Nel 2005 ha detto che se fosse “efficacemente promossa” porterebbe ad una nuova primavera della Chiesa. Cosa si può fare in proposito?

Monsignor Collins: Credo che sia una cosa buona che i vescovi e i sacerdoti svolgano la lectio divina in pubblico o illustrino questa forma di preghiera nelle loro conferenze o nei ritiri. È un modo molto semplice e profondo di incontrare Dio nella Bibbia.

Le sessioni che stanno alla base del libro “Pathway” risalgono agli anni 2007-2008, quindi quasi quattro anni fa. Possiamo dire che una promozione della lectio divina si sia già radicata nella Chiesa? E’ un processo in atto in Canada e nel resto del mondo?

Monsignor Collins: Io porto avanti la lectio divina in pubblico da 10 anni, ma altri lo stanno facendo da anni in altri modi. Le sessioni riprodotte in “Pathway to Our Hearts” riguardano l’anno in cui le mie lectiones erano incentrate sul Discorso della montagna. In altri anni i testi utilizzati erano tratti dai Salmi, dalle parabole o da altri brani della Scrittura. Non so come si faceva da altre parti, anche se il cardinale Martini, a Milano, ha svolto una forma diversa di lectio divina molti anni fa.

Infine, come Arcivescovo, come dovrebbe essere la lectio divina nella vita dei sacerdoti?

Monsignor Collins: Credo che possa essere di grande beneficio per i sacerdoti trascorrere un’ora ogni giorno in adorazione davanti a Nostro Signore nel Santissimo Sacramento ed è un bene svolgere una qualche forma di lectio divina durante quell’ora di preghiera quotidiana.

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ZENIT Staff

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