Arcivescovo di Rio: è un momento per lottare per il bene

Commenta la tragedia nella scuola di Realengo

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di Alexandre Ribeiro

RIO DE JANEIRO, venerdì, 8 aprile 2011 (ZENIT.org).- Il massacro di questo giovedì in una scuola di Rio de Janeiro, dove un ragazzo ha ucciso 12 bambini per poi suicidarsi, “ci fa pensare a ciò che portiamo nel cuore”, la volontà di “lottare per il bene”.

L’Arcivescovo di Rio de Janeiro, monsignor Orani João Tempesta, lo ha dichiarato a “WebtvRedentor” questo giovedì dopo aver visitato la Scuola Municipale Tasso da Silveira, a Realengo, nella zona occidentale di Rio.

L’ex alunno Wellington Menezes de Oliveira, di 23 anni, armato di due revolver e molte munizioni, è entrato nella scuola e ha ucciso 12 studenti tra i 9 e i 14 anni – 10 bambine e 2 bambini. Sparando all’impazzata, ha ferito altri 12 alunni.

La tragedia avrebbe potuto avere proporzioni ancor più vaste se non fosse prontamente intervenuta la Polizia. Un agente della Stradale, Márcio Alexandre Alves, che si trovava nelle vicinanze, ha visto alcuni alunni feriti e si è diretto alla scuola. Notato l’aggressore, l’ha colpito a una gamba. Ferito, il ragazzo si è suicidato sparandosi alla testa.

Venendo a conoscenza della tragedia, l’Arcivescovo di Rio de Janeiro e altri sacerdoti sono accorsi alla scuola per sostenere le vittime.

Monsignor Tempesta ha parlato con alcuni professori e genitori degli studenti. “Abbiamo voluto portare speranza, fiducia, solidarietà a tutti coloro che soffrono”, ha affermato.

A suo avviso, questo “è un momento di grande riflessione per tutti noi”, ma anche un’occasione per “guardare con speranza al futuro, nonostante la tragicità della situazione”.

Visite in ospedale

Dopo essersi recato alla scuola, l’Arcivescovo si è diretto all’ospedale Albert Schweitzer, principale punto di assistenza dei feriti. Lì ha incontrato i genitori degli studenti, “alcuni che ancora non sapevano dove fosse il figlio o la figlia”, altri che attendevano i risultati degli interventi a cui venivano sottoposti i bambini, altri ancora che erano lì per il drammatico riconoscimento del corpo.

“Abbiamo chiesto a Dio di aiutare e consolare tutti i familiari che hanno perso i propri figli, e di dare anche forza ai professori, perché possano annunciare la vita e la speranza a tutti i bambini che torneranno a scuola”, ha detto il presule.

“Noi che abbiamo visto questi fatti tragici dobbiamo guardare con speranza e fiducia al futuro, e saper costruire insieme un mondo migliore. E’ nelle nostre mani”, ha aggiunto.

“Tutto ciò che abbiamo visto e sentito e a cui abbiamo assistito è una sfida perché la gente lavori ancor di più e meglio per la fraternità e la pace”.

Profilo

Monsignor Tempesta ha riconosciuto che l’attentatore era una persona malata, ma che viveva anche una “situazione familiare confusa”.

“Ciò ci dimostra che dobbiamo aiutare le persone. In primo luogo a formare bene la loro famiglia, ad essere ben accolti, ben accetti nella propria famiglia. Dobbiamo poi educare al bene, alla fraternità”.

“Le persone con grandi squilibri devono ricevere cure per poter vivere nella società, cercando il bene e facendo il bene. Penso che sia una corresponsabilità di tutta la nostra società”, ha indicato.

La Polizia sta ancora indagando sul profilo di Wellington Menezes de Oliveira. Secondo alcune testimonianze, negli ultimi mesi si comportava in modo strano.

La madre adottiva è morta lo scorso anno, il padre era già deceduto. In base alle testimonianze, Wellington era timido, non aveva amici e passava buona parte del tempo al computer.

Figlio di una donna con problemi mentali che ha tentato il suicidio, era il più piccolo di cinque figli ed era stato adottato da bambino.

Nella lettera che ha lasciato, dimostra di aver premeditato la strage. In alcune frasi ripetitive e a volte sconnesse, fa delle raccomandazioni per il suo funerale e chiede di pregare perché Dio lo perdoni.

Chiede inoltre che la casa in cui viveva venga donata a persone che si prendono cura degli animali abbandonati, affermando che gli animali “hanno molto più bisogno di protezione e affetto degli esseri umani”.

Solidarietà

I seminaristi di Rio de Janeiro hanno risposto all’appello dell’Arcidiocesi e hanno donato il proprio sangue in segno di solidarietà con le vittime dell’attentato.

“In questo momento di dolore e sofferenza, siamo venuti a compiere un gesto di solidarietà con il prossimo, rispondendo al male con il bene”, ha detto il seminarista Thiago Azevedo. “Rispondiamo con un gesto di carità, di fraternità, e così siamo solidali con le famiglie”.

Monsignor Tempesta ha spiegato che l’accompagnamento della Chiesa cattolica ai familiari delle vittime e dei feriti continuerà.

“Per quanto possibile, non soffocando troppo le famiglie, le persone che lo desiderano saranno visitate e accolte”, ha indicato.

I feriti sono 12, dieci bambine e due bambini. Tre versano in condizioni gravi, e solo un alunno è stato già dimesso.

Il Presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha decretato tre giorni di lutto nazionale. Mercoledì prossimo, nella stessa Scuola Municipale Tasso da Silveira, verrà celebrata una Messa.

[Traduzione dal portoghese di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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