Mons. Molinari: nell’amore di Gesù anche il pianto diventa fecondo

Nella Messa per la ricorrenza del terremoto del 6 aprile 2009

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ROMA, giovedì, 7 aprile 2011 (ZENIT.org).- Nell’amore di Gesù anche la sofferenza può acquistare significato e diventare feconda. E’ quanto ha detto mons. Giuseppe Molinari, Arcivescovo dell’Aquila, nel celebrare mercoledì nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio la Messa in suffraggio delle vittime del terremoto che due anni fa ha sconvolto l’Abruzzo. 

“In quella terribile notte del 6 aprile tutti, all’improvviso, ci siamo ritrovati in un pauroso abisso – ha detto mons. Molinari –. Un abisso di terrore, di morte, di dolore e di disperazione. Dopo due anni solo il Signore sa fino a che punto stiamo risalendo da quell’abisso”.

“Anche noi Signore – ha continuato – non possiamo fare a meno di gridarti: Dove eri quella notte terribile del terremoto? Perché non sei rimasto vicino a tutte quelle persone care, che ora non sono più accanto a noi? E tu rispondi anche a noi, come a Marta: ‘Tuo fratello risorgerà’. Tuo padre, tua madre, tuo figlio, tua figlia, tuo marito, tua moglie, quella tua persona cara … risorgerà”.

“E anche noi – ha proseguito il presule – siamo spinti a risponderti: ‘So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno’. Ma quello, Signore, è un giorno lontano, troppo lontano … noi abbiamo bisogno subito di guardare quel volto, abbracciare quella persona cara, accarezzarla, sentire il suo respiro, sentirla viva accanto a noi. Ne abbiamo bisogno subito, Signore”.

E “tu rispondi anche a noi: ‘Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà. Chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno’”.

E’ infatti nell’amore del Signore “che non ci abbandona mai”, che “tutto diventa più certo. Se crediamo a questo amore è certa la vita che ci attende dopo questa vita”.

Un giorno Gesù, ha continuato l’Arcivescovo dell’Aquila, prima della sua Passione disse: “Ecco vado a preparavi un posto. Quando sarò andato vi avrò preparato un posto, tornerò a vi prenderò con me. Perché siate anche voi dove sono io”.

“Se crediamo all’amore di Gesù che non ci abbandona mai, allora sperimentiamo la certezza che le nostre persone care vivano accanto al Signore. E un giorno potremo incontrarle di nuovo e saziarci di gioia per sempre”.

“Se crediamo all’amore di Gesù per noi sboccia in noi la certezza che nessun gesto di amore della nostra vita andrà perduto. E la certezza che anche i momenti di pianto e di sofferenza non andranno perduti. Un giorno ne scopriremo il significato e l’incredibile fecondità”.

“Se crediamo all’amore di Gesù per noi scopriremo che la nostra vita è come una sillaba di un discorso che durerà per tutta l’eternità”, ha concluso infine.

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ZENIT Staff

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