L'Arcivescovo dell'Aquila: la fase della ricostruzione “tarda a partire”

A due anni dal terremoto che ha distrutto la città, uccidendo 309 persone

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ROMA, martedì, 5 aprile 2011 (ZENIT.org).- “Il periodo dell’emergenza è stato gestito abbastanza bene, mentre quest’altra fase della ricostruzione tarda a partire, a riprendere: si dovrebbe ripartire!”. E’ l’appello lanciato attraverso la Radio Vaticana dall’Arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, a due anni dal violento terremoto del 6 aprile che distrusse la città causando 309 vittime e circa 1.600 feriti. 

Per non dimenticare quel tragico giorno, questo martedì sera si svolgerà la Fiaccolata della memoria che partirà alle ore 23.00 da piazza Battaglione degli alpini dell’Aquila. L’arrivo in piazza Duomo è previsto per le 3.32, l’ora in cui si registrò la scossa più violenta, quando 309 rintocchi di campana accompagneranno la lettura dei nomi delle persone rimaste schiacciate sotto le macerie.

Mercoledì, invece, su indicazione di mons. Molinari dalle ore 10 tutte le campane delle parrocchie della diocesi suoneranno a distesa per un minuto per ricordare le vittime del sisma; mentre alle ore 12 l’Arcivescovo dell’Aquila presiederà nella basilica di Collemaggio una Santa Messa di suffragio.

Intervistato dalla Radio Vaticana mons. Molinari ha detto: “Noi abbiamo cercato con semplicità, con umiltà, di rimettere in piedi le nostre comunità, perché quelle del centro storico hanno perduto le chiese, hanno perduto gli abitanti … Abbiamo cercato di rimettere in piedi, di far rivivere nel miglior modo possibile queste comunità. Certo abbiamo ancora il problema che soprattutto qui, a L’Aquila e in periferia, mancano i luoghi di culto, di aggregazione”.

Tuttavia, ha ricordato di aver incentrato la sua ultima Lettera pastorale sulla speranza proprio “per invitare tutti – almeno i cristiani – a non perdere la speranza, ad essere portatori di speranza anche per gli altri, perché questo pericolo di una tentazione forte contro la speranza, il pericolo di scoraggiamento, di arrendersi, di bloccarsi c’è, purtroppo!”.

In questi due anni, ha continuato, hanno pesato sull’Aquila “tanti disaccordi, tanti contrasti, tanti ritardi, tanta burocrazia assurda, soprattutto tante divisioni politiche”: “io ho scritto anche ‘odio politico’, perché purtroppo a volte si tocca con mano che si tratta anche di questo: ecco, tutte queste cose – come diceva Gesù – vengono dal cuore, dal cuore dell’uomo e quindi è lì che bisogna portare la cura decisiva, radicale, fondamentale”.

“Bisognerebbe cominciare dai cristiani – ha sottolineato il presule – a creare questo clima nuovo di rapporto pieno di fiducia, di dialogo, questo clima costruttivo, questo cercare insieme di conoscere ed affrontare i problemi. Nessuno può negare che la situazione sia complessa, nessuno pretende gesti miracolosi, nemmeno dagli amministratori, dalla politica, dalle autorità”.

“Sappiamo che i problemi sono tanti, sono grandi, sono complessi; però, ecco, dare almeno un segnale che questa ricostruzione si sta iniziando! Speriamo che si incominci, anche perché la gente ha bisogno di questi segni concreti di speranza!”, ha esclamato.

Riflettendo sul cammino quaresimale, mons. Molinari ha affermato che è proprio “la Pasqua di Gesù, con il Mistero di morte e Risurrezione, che ci dà la chiave per incominciare a capire e ad accettare anche queste sofferenze enormi, per trovare in esse anche un significato collegandole proprio al Mistero della Pasqua di Gesù”.

“Quindi – ha concluso –, l’augurio che faccio a me e a tutti i cristiani è di trovare, proprio nella fede del Cristo morto e risorto, la speranza di cui abbiamo bisogno e che diventa forza per andare avanti, non solo per noi: se noi cristiani abbiamo questa forza nel cuore, siamo in grado di contagiare anche gli altri con una speranza che diventi anche azione concreta per la nostra città, per la nostra rinascita”.

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ZENIT Staff

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